Musica. I Deep Purple tornano in Italia

La storica rock band britannica si esibirà a Padova, Milano, Firenze e Roma tra ottobre e novembre 2015

Un attesissimo ritorno

Dopo il tutto esaurito dello scorso luglio al Collisioni Festival, tornano in Italia nell’autunno 2015 i gloriosi Deep Purple con quattro date nei palazzetti ad ottobre e novembre: 30 ottobre Padova (Palafabris), 31 ottobre Milano (Mediolanum Forum di Assago), 5 novembre Firenze (Mandela Forum), 6 novembre Roma (Palalottomatica). Nel nuovo tour, la rock band inglese alternerà i brani dell’ultimo album “Now What?!” ai classici che li hanno resi celebri in oltre 45 anni di carriera.

Nati nella seconda metà degli anni ’60, all’inizio del decennio seguente s’imposero con un sound duro e sofisticato caratterizzato dalla fusione del rock’n’roll e del blues con elementi della musica classica, in particolare Bach. L’estremizzazione del loro suono, l’uso massiccio di distorsori portò la stampa specializzata dell’epoca a coniare il termine hard rock. Quando il secondo album dei Led Zeppelin trionfò in tutto il mondo, alla fine del 1969, i neonati Deep Purple intuirono che quello era il genere musicale da seguire. Dopo tre acerbi album di transizione è con “In rock”, pubblicato nel giugno del 1970, che i Deep Purple crearono il loro suono e il loro stile. Il successo fu immediato e travolgente. L’album si aggiudicò cinque dischi d’oro: i Deep Purple erano diventati delle vere e proprio superstar in evidente concorrenza con Led Zeppelin per il dominio delle classifiche di tutto il mondo. Una delle chiavi del successo fu la line-up: con “In Rock” la band inglese era costituita da Ritchie Blackmore alla chitarra, Jon Lord all’organo Hammond, Ian Gillan alla voce solista, Roger Glover al basso e Ian Paice alla batteria, ovvero la formazione denominata “Mark II”, quella del periodo di massima creatività, successo e anche grandi tensioni. All’inizio dei trionfi internazionali, tutto sembrava filare liscio: i concerti erano seguiti da folle immense. La band era richiestissima in tutto il globo. Dopo “In Rock” i Deep Purple pubblicarono “Fireball” nel luglio del 1971 e raggiunsero la definitiva maturità artistica e compositiva con “Machine Head”, uscito nel marzo del 1972. L’album conteneva i ‘classici’ del gruppo, da “Highway star”, “Smoke on the water” (uno dei riff chitarristi più famosi della storia del rock) e la suite psichedelica “Space truckin” in cui emerse tutto il talento dell’organista Jon Lord. Insieme ai Led Zeppelin e ai Rolling Stones, i Deep Purple nel 1972 erano il gruppo rock più famoso e apprezzato della scena internazionale. Il doppio album dal vivo “Made in Japan”, pubblicato nel dicembre del 1972 mostrò una band all’apice creativo-strumentale. 

La prima parte della carriera dei Deep Purple si fermò nel 1976 con “Come taste the band”, il primo album dopo il clamoroso abbandono del chitarrista e leader carismatico Ritchie Blackmore. I cinque componenti storici della storica band andarono a confluire in due gruppi che ebbero un discreto successo negli anni ’80. Blackmore formò i Rainbow con il cantante Ronnie James Dio, il potente batterista Cozy Powell e l’eccellente tastierista Don Airey, futuro organista dei Deep Purple mentre il compianto Jon Lord, Ian Gillan, Roger Glover e Ian Paice formarono i Whitesnake.

Nel 1983 dopo lunghi colloqui e intense ‘attività diplomatiche’ (Blackmore e Gillan si detestavano), la formazione storica dei Deep Purple tornò insieme. Il gruppo firmò un contratto con la Polydor per l’Europa e con la Mercury per il Nordamerica. L’album “Perfect Strangers” fu pubblicato nell’ottobre del 1984 e ne seguì un tour mondiale, che partì dalla Nuova Zelanda e terminò in Europa. Il loro rientro nel Regno Unito fu timido, con un singolo show (col supporto degli Scorpions); le condizioni atmosferiche terribili non impedirono a 80.000 fan di comparire a salutare questo memorabile ritorno. La stessa formazione incise nel 1987 “The House of Blue Light”, che vendette meno, e poi il doppio live “Nobody’s Perfect” (1988). Nel Regno Unito, per celebrare il ventennale della band, fu anche pubblicata una nuova versione del brano “Hush”, che si trova in alcune versioni di “Nobody’s Perfect” come “bonus track”. Nel 1989, Ian Gillan e Ritchie Blackmore ebbero altri dissapori, a causa dei quali il primo abbandonò nuovamente il gruppo (pubblicando poi altri due albums solisti), sostituito dall’ex cantante dei Rainbow, Joe Lynn Turner. Questa formazione incise un unico album di poco successo, “Slaves & Masters” (1990). Tre anni dopo, nel 1993, anche Blackmore lasciò definitamente la band. Al suo posto venne chiamato il virtuoso delle sei corde Steve Morse. Con l’abbandono di Blackmore tornò Ian Gillan e la band sembrò trovare finalmente una sua stabilità nell’organico. Per quasi vent’anni i Deep Purple si esibirono in tutto il mondo con Ian Gillan alla voce solista, Steve Morse alla chitarra, Roger Glover al basso, Ian Paice alla batteria e Jon Lord alle tastiere. Nel 2012 un grave lutto colpì i Deep Purple: Jon Lord, membro fondatore, si spense all’età di 71 anni. Il suo posto venne definitivamente preso da Don Airey che per molti anni aveva suonato dal vivo come secondo tastierista.

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