OCSE. Italia al top per contributi previdenziali

ROMA – Secondo lo studio “Pensions at a Glance”, condotto e diffuso oggi dall’OCSE, l’Italia avrebbe il tasso di contributi più alto dopo l’Ungheria nella zona coperta dall’organizzazione.

Nonostante la soglia dell’età pensionabile in Italia sia salita a 69 anni, in realtà sia gli uomini che le donne, grazie a prepensionamenti e uscite incentivate, terminano l’attività lavorativa rispettivamente a 61,1 anni gli uomini e 60,5 le donne, rispetto a una media dei paesi che compongono la OCSE in cui gli uomini raggiungo la pensione a 64,2 e le donne 63,1.

L’Italia nel 2009 aveva il sistema previdenziale più costoso di tutti i paesi della zona OCSE, la spesa pubblica per pensioni di vecchiaia era il 15,4% del reddito nazionale, molto più alta rispetto alla media della zona OCSE che era del 7,8%.

Grazie però alla riforma globale del sistema pensionistico entrata in vigore nel dicembre 2011 che ha aumentato l’età pensionabile, la spesa pubblica per le pensioni scenderà fino ad arrivare al 14,4% nel 2020.

L’ OCSE avverte inoltre che probabilmente il reddito pensionistico potrebbe essere un problema per le generazioni future che a oggi sono la categoria più vulnerabile poiché mal retribuita e afflitta dal precariato.

Nel rapporto “Pensions at a Glance”, l’Ocse si è inoltre focalizzata sulla legge Fornero. In particolar modo l’Organizzazione sostiene che il sistema contributivo italiano sia legato in maniera molto stretta all’ammontare dei contributi, ma al contempo come non ci sia in Italia nessun tipo di pensione sociale come sorta di assicurazione contro la povertà degli anziani.

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