I dati sul lavoro USA infondono fiducia ad un’Europa nervosa

TRIESTE – Ultime ottave caratterizzate da un energico ritorno della volatilità sui mercati, con i listini azionari in forte correzione e tassi di interesse in risalita sui principali mercati di riferimento (Usa e Germania), tanto da alimentare timori che la Fed (Federal Reserve System, la banca centrale degli Stati Uniti d’America) possa rallentare anzitempo lo stimolo monetario costituito dal QE (Quantitative Easing, alleggerimento quantitativo: immissione di liquidità nel sistema quando le banche non si prestano denaro e famiglie ed imprese subiscono una stretta creditizia).

Nel frattempo ad Oriente l’insediamento del premier Shinzo Abe e l’inaugurazione della cosiddetta “Abenomics”, l’insieme delle politiche da lui adottate di concerto con la  Bank of Japan (BoJ) per superare la stagnazione economica, hanno portato la Borsa giapponese  a realizzare impressionanti performance che, ad un’iniziale salita di oltre l’80% (in valuta locale), hanno contrapposto un’altrettanto violenta correzione negli ultimi giorni, cosicché ad oggi l’indice Nikkei ha perso ben il 15%.
Segnali ciclici contrastanti anche dalle economie emergenti, con la Cina che la scorsa settimana ha rilasciato un dato dell’indice PMI, che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte, inferiore alla soglia che divide l’espansione dal rallentamento ed il Brasile che ha annunciato una crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) del primo trimestre inferiore alle attese.
Tale situazione si riverbera nel Vecchio Continente dove resta alta l’attenzione per la graduale ripresa di questo mercato, tanto da spingere la Commissione Europea a prolungare le scadenze di Spagna, Francia ed Olanda per la riduzione dei deficit ed a togliere l’Italia dalla procedura per deficit eccessivo.
Dopo che ieri la Bank of England (BoE) prima e la Banca Centrale Europea (BCE) poi hanno deciso di mantenere i rispettivi tassi di riferimento interbancario allo 0,5%, particolare importanza assumono le parole di Mario Draghi, presidente della BCE, che in conferenza stampa ha spiegato che portare i tassi di deposito sotto lo zero potrebbe produrre effetti distorsivi sul mercato del credito: immediato il riposizionamento dei listini europei, travolti da un’ondata di vendite all’insegna della riduzione del rischio.
Poiché la Banca Centrale Europea non ha intenzione di iniettare liquidità né di portare i tassi sui depositi che le banche commerciali possono effettuare sull’istituto di Francoforte sotto lo zero, si intuisce facilmente che le banche non saranno incentivate a prestarsi denaro e, così facendo, non trasferiranno liquidità all’economia reale, impedendo alle aziende di produrre ed ai consumatori di acquistare.
Stante una simile congiuntura non stupiscono né il taglio operato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulle stime di sviluppo della Francia, in recessione quest’anno e con una crescita inferiore alle precedenti previsioni nel 2014, né la revisione delle stime su PIL ed inflazione nella Zona Euro per il biennio 2013/2014, con dati in flessione dello 0,6% per l’esercizio in corso ed in crescita dell’1,1% per l’anno venturo.
Nel frattempo i listini asiatici e del Pacifico hanno chiuso anche stamane in calo: Tokyo ha ceduto lo 0,21% per effetto delle vendite sui titoli maggiormente esposti al commercio estero, i cui utili attesi hanno risentito del crollo del dollaro verso lo yen; Shanghai ha perso  l’1,4% ed Hong Kong ha chiuso a -1% tanto a causa del forte rialzo dei tassi di interesse del mercato monetario, quanto delle aspettative per un rallentamento delle esportazioni di Pechino.

Chiusura positiva per Piazza Affari e le principali Borse europee nell’ultima seduta dell’ottava, dopo un avvio contrastato ed una giornata all’insegna della cautela e della forte volatilità; cruciale per il positivo epilogo la svolta impressa da Wall Street con il dato sul mercato del lavoro, superiore alle attese degli analisti e di  fondamentale importanza per le future decisioni della Federal Reserve sulla propria politica monetaria.
Mercati in rialzo dunque in tutta Europa: Parigi sale dell’1,85% e Francoforte del 2,15%, Londra guadagna l’1,20%, Madrid l’1,21%. A Piazza Affari (FTSE Mib +1%, FTSE Italia All-Share +1,01%) in evidenza Fiat (+3,3%) e bene anche Autogrill (+2,78%), sulla possibilità di procedere con nuove acquisizioni annunciata dal presidente Gilberto Benetton; in altalena i bancari con Montepaschi in negativo (-0,54%) dopo una partenza brillante ed IntesaSanpaolo in progresso del 3,01%; in generale recupero i petroliferi con Eni e Saipem in rialzo, rispettivamente dell’1,76% e dello 0,35%.
Sul fronte del debito sovrano discesa dello spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni dopo il balzo di ieri: la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp maggio 2023) e quello tedesco si è portata in chiusura a 269 Bp (Basis point, punti base) dai 284 precedenti, con un tasso pari al 4,19%; in contrazione anche lo spread tra i titoli con scadenza a due anni, portatosi a 160 Bp con un rendimento sceso sotto l’1,8%.
Riportiamo infine la notizia pubblicata dal quotidiano Il Sole 24 Ore di oggi relativa ad un nuovo possibile default dell’Argentina: in attesa del risultato di una class action intentata da alcuni fondi speculativi presso il Tribunale di New York, i suoi credit default swap (una sorta di “assicurazione” contro il default del Paese debitore) a 5 anni hanno toccato valori da record incrementandosi in una giornata di ben 140 punti base, mentre quelli con scadenza a sei mesi hanno toccato un valore quasi triplo, segnale evidente che il mercato propende per un default a breve termine.

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