Roma. In via dei Villini 140 somali rifugiati vivono come bestie

ROMA – Medici per i Diritti Umani (MEDU) lancia un appello alle istituzioni (Comune, Provincia, Regione, Ministero dell’Interno) affinché si individuino con urgenza soluzioni di accoglienza dignitose e percorsi di integrazione per circa 140 rifugiati somali costretti a vivere in condizioni disumane presso l’ex-ambasciata somala di Via dei Villini a Roma. In un edificio fatiscente, e nei locali che un tempo erano destinati a garage, vivono 140 persone allo stremo, tutte in possesso di un regolare permesso di soggiorno per protezione internazionale.

Dal 1990, quando l’ambasciata somala fu chiusa per la caduta del governo di Mogadiscio, la struttura si è trasformata gradualmente in quello che oggi rappresenta, a tutti gli effetti, un rifugio-dormitorio per stranieri. In questa villa di tre piani, ormai in disuso, logora e in decadenza, questo gruppo di rifugiati somali trovano ricovero, sistemati in condizioni di emergenza, dormono ammassati in pochi metri quadrati, alcuni anche all’aperto, senza servizi,  corrente elettrica e riscaldamenti. La condizioni generali di forte degrado e d’emergenza sanitaria, è stata denunciata nei giorni scorsi dall’associazione di volontariato “Medici per i diritti umani” che si sono rivolti alle istituzioni per chiedere una rapida soluzione del problema e per fornire sostegno ai rifugiati che riversano in gravi condizioni di salute.

Dal comunicato dall’Associazione, i medici chiedono “Urgenti soluzioni d’accoglienza  e percorsi di integrazione per circa 140 rifugiati costretti a vivere in condizioni disumane presso l’ex-ambasciata somala di Via dei Villini a Roma. In un edificio fatiscente e nei locali che un tempo erano destinati a garage, vivono persone allo stremo, tutte in possesso di un regolare permesso di soggiorno per protezione internazionale.”

Questa situazione sembra proprio paradossale se si considera che l’ex ambasciata sorge nel bel mezzo di uno dei quartieri più eleganti della capitale a due passi da Porta Pia ed è una situazione che si protrae da anni anche se è stata più volte denunciata da associazioni e mezzi di informazione. Già nel 2004, infatti, un articolo del “New York Times” descriveva nei dettagli lo stato delle cose ed auspicava un rapido intervento da parte del governo italiano per trovare una soluzione. Soluzione che non più di un mese fa era stata trovata dal Comune che aveva sgombrato la struttura con un blitz della polizia, ma poche ore dopo il loro rilascio i rifugiati sono tornati a riappropriarsi la “loro ambasciata.”

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