Mafia. Attentato Addaura. Dna incastra Angelo Galatolo, boss dell’Acquasanta

PALERMO – A distanza di 22 anni spunta il Dna di uno degli attentatori che il 21 giugno 1989 tentarono di eliminare nella scogliera palermitana dell’Addaura  il giudice Giovanni Falcone con un attentato dinamitardo.

Si tratta di Angelo Galatolo, boss dell’Acquasanta, classe 1966. la cui maglietta intrisa di sudore fu rinvenuta accanto al borsone usato per il fallito attentato contro il magistrato antimafia. Galatolo era già stato condannato nel primo processo per la bomba piazzata davanti la villa del giudice. Il test eseguito conferma dunque la ricostruzione offerta dal pentito Angelo Fontana. La Scientifica, però, avrebbe estratto anche altri tre profili genetici dalla cinghia di una maschera, da un telo e da una muta lasciati dai sicari. Per il momento, però, i codici genetici non sarebbero stati identificati. Non apparterrebero infatti nè al poliziotto Nino Agostino, nè al collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, scomparsi poco dopo il fallito attentato all’Addaura. Quest’ultimi, secondo quanto sostenuto dal confidente dei carabinieri del Ros Luigi Ilardo (ucciso nel 1996)  e dal pentito Vito Lo Forte, avrebbero avuto un ruolo nel piazzare il tritolo che avrebbe dovuto uccidere, il 21 giugno del 1989, il magistrato (poi assassinato a Capaci tre anni dopo) e i suoi colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann. La Scientifica, avrebbe estratto anche altri tre profili genetici dalla cinghia di una maschera,da un telo e da una muta,lasciati dai sicari,ancora da attribuire.

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