Egitto, morti negli scontri pro-Morsi. Pronto il Governo

IL CAIRO – Sette morti e 261 feriti è il bilancio della notte di scontri di lunedì notte tra i sostenitori di Morsi e le forze di sicurezza egiziane. Questo è quanto divulgato dal capo dei servizi di emergenza Mohamed Sultan.

Due persone sarebbero state uccise nei pressi del Nilo, all’altezza di Piazza Ramses, nelle vicinanze del Ponte 6 Ottobre. Dapprima i manifestanti sono stati raggiunti da raffiche di lacrimogeni, poi hanno aperto il fuoco. Almeno questo è quanto emerso dalle fonti della polizia. Mentre altre quattro sarebbero state uccise nel quartiere di Giza. Per quanto riguarda i feriti, invece, poco più della metà, e più precisamente 134 persone, sono state dimesse dagli ospedali. Ma il bilancio sarebbe potuto essere peggiore se i manifestanti pro-Morsi non fossero riusciti a trovare riparo nella vicina università del Cairo e all’interno della Moschea di Fateh.

Un po’ come è successo lo scorso 8 luglio, quando i morti tra i manifestanti sono stati 55. Tutti vittime di spari dell’esercito nella folla.

Al centro della polemica ovviamente Morsi, il presidente esautorato lo scorso 3 luglio a furor di popolo e con l’aiuto dell’esercito. Tra i manifestanti forte il desiderio che quello che è stato il primo presidente democraticamente eletto fosse rimesso al proprio posto.

Tutto questo accade mentre il neonato esecutivo di transizione guidato da Hazem al-Beblawi, che abbraccia 33 ministri tra i quali anche tre donne, ha giurato. 

Tre i vice-premier tra i quali il ministro della Difesa Abdel Fattah el Sissi. Sanità, Informazione e Ambiente i dicasteri alle donne. Rispettivamente  Maha Zeneddin, Doriya Sharaf el Dine e Laila Rashed. Agli Esteri va l’ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy. Mentre agli Interni resta Mohamed Ibrahim. Altro reduce dal precedente governo è Osama Saleh, che ritorna al posto di ministro degli Investimenti.Nessuna sorpresa invece per il ministero delle finanze, che è andato ad Ahmad Galal, economista per molti anni alla Banca mondiale.

Condividi sui social

Articoli correlati