Alla fine la montagna ha partorito il topolino: Mario Monti vuole continuare a guidare il paese a partire da quella agenda che tanti danni ha provocato a lavoratori, pensionati e giovani. Agenda che ha un titolo altisonante, molto impegnativo, “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa” Parole da condividere in pieno. Ma quando si passa alle proposte ai progetti, alle idee, scopri che al titolo non corrispondono iniziative, idee, progetti che si muovano nella direzione annunciata.
Nell’attesa conferenza stampa di fine mandato il premier dimissionario ha ben spiegato quali sono le sue intenzioni.Non una parola però è stata pronunciata sulla povertà, sugli anziani, sul welfare, sui giovani, sull’uguaglianza e sulla giustizia sociale.Nessuna autocritica è stata fata sulla mancata equità e sui guasti provocati dalla riforma delle pensioni.
E’ stato un capolavoro esagerato di narcisismo e una incitazione all’isolamento della Cgil mentre a Melfi ha fatto finta di non vedere la verità negli occhi degli operai. Ha fatto finta di non sapere che la discriminazione sindacala è ancora in atto, che tre operai per i quali i giudici hanno ordinato la riassunzione sono ancora fuori. Di fronte ai diritti sindacali violati dice che lui non ci può fare niente
Non si può continuare ad ignorare il paese reale
Come può Monti non tenere conto del paese reale? Come può non considerare la condizione di grave difficoltà in cui versano le fasce più deboli?
Negli ultimi giorni prima il Censis e poi l’Istat ci hanno detto che la povertà continua ad allargarsi arrivando a coinvolgere il 30% delle famiglie italiane e oltre 8 milioni di persone.
Noi conosciamo bene questa realtà e non avevamo bisogno che ci fosse raccontata perché la tocchiamo con mano tutti i giorni. La tocchiamo in particolare in questi giorni che dovrebbero essere di festa. Non sarà un bel Natale per milioni di cittadini, i poveri in primo luogo, ma anche chi fino a qualche anno fa poteva permettersi una vacanza, un regalo ed oggi non può.
Penso in particolare ai giovani e agli anziani, due categorie che qualcuno prova ogni giorno a contrapporre ma che in realtà oggi più che mai devono stare unite.
I giovani infatti non riescono ad entrare nel mondo del lavoro e a costruirsi un futuro mentre ci sono dieci milioni di anziani che hanno un reddito mensile inferiore agli 850 euro.
Tra gli anziani il 35% ha rinunciato da tempo alle cure sanitarie e alle medicine e il 30% ha dovuto ridurre drasticamente la spesa per beni di prima necessità.
E’ a loro che deve guardare chi si candida a governare, è a loro che devono essere date delle risposte.
Dopo tanto rigore ci sia equità e giustizia sociale
L’agenda Monti allora non può rappresentare la ricetta giusta per il paese.
Dopo tanto rigore, dopo aver operato una politica a senso unico a carico delle fasce deboli del paese c’è bisogno di altro.
C’è bisogno di equità, c’è bisogno di uguaglianza e di giustizia sociale.
C’è bisogno di crescita e di lavoro per i giovani e che siano finalmente tutelate le persone anziane.