Il terrorismo jihadista può essere sconfitto proprio dall’Europa

ROMA – Quello che sta accadendo in queste ore a Bruxelles – e che abbiamo visto in diretta televisiva – non è solo il sintomo della eccessiva fragilità dei sistemi di sicurezza europei e della facile penetrazione dell’estremismo islamico.

I terroristi sanno bene che attualmente le loro azioni colpiscono al cuore le istituzioni europee proprio nel momento in cui queste stanno attraversando una profonda crisi politica, economica e soprattutto esistenziale. D’ora in avanti occorrerà agire valutando attentamente la situazione generale e i rischi che da essa derivano. Io penso che ci sia un solo modo per sconfiggere il terrorismo jihadista moderno e non è né quello della militarizzazione né quello bellico.

So che è impopolare scriverlo, ma dobbiamo mantenere la calma, respingendo le provocazioni, evitando di creare forze militari di autodifesa o peggio mandando al governo forze xenofobe. È evidente che non bisogna cadere nella trappola dell’Isis e colpevolizzare gli immigrati musulmani per le azioni dei terroristi perché sarebbe come criminalizzare tutti i siciliani o i campani per l’esistenza della mafia o della camorra. L’immigrazione sfrenata è una conseguenza della mondializzazione economica liberale. Alla libertà di circolazione di beni, servizi e capitali corrisponde necessariamente la libertà di circolazione della manodopera e la messa in concorrenza di tutti i lavoratori in un unico mercato globale. Questi fenomeni sono fisiologici e nessuno riuscirà a fermarli fino a quando  la struttura economica mondiale e i valori culturali dominanti resteranno quelli oggi prevalenti: l’uomo inteso come mezzo e non come fine. Ritengo che uno dei modi efficaci per tenere lontano dall’Europa il terrorismo jihadista e l’emigrazione di massa sia un cambiamento delle regole di convivenza civile e di civiltà. Bandire il consumismo, l’opulenza e l’ossessione della produttività per tornare a valori e modi di vita compatibili con la situazione globale che noi tutti stiamo vivendo. Se l’Europa cominciasse a riflettere su qualcuno di questi elementi il problema del terrorismo ne troverebbe di certo giovamento. Riconoscere i principi ispirativi della Costituzione europea e tradurli in scelte e atti quotidiani concreti e non fittizi è una sfida cui occorre adeguarsi, un passato che è vivo e attuale, in cui si prepara l’avvenire di tutti noi. Se crediamo ancora nell’Europa occorre agire subito altrimenti non ha senso continuare un percorso che oggi ha solo valenza economica e non umana e sociale. 

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