Legge stabilità incassa l’ok dal Senato.Il decreto firme slitta a domani

Berlusconi attacca il professore: “E’ un piccolo protagonista”. Bersani: “In caso di vittoria subito legge su conflitto interessi”

ROMA – Passa al Senato la Legge di stabilità. Il governo ha incassato la fiducia  con 199 sì, 55 no e 10 astenuti. Tuttavia da Palazzo Madama il Consiglio dei Ministri, che doveva votare l’incandabilità delle liste politiche, le cosiddette liste pulite e il maxi emandamento che comprende un solo articolo al quale si aggiungono 550 commi che trattano di tutto di più, ha subito un intoppo. Infatti,  non è arrivato il parere da parte di una commissione importante, quella del Bilancio. Questo il comunicato stampa giunto da palazzo Cghigi. “Il consiglio dei ministri non ha potuto procedere all’approvazione del decreto legislativo in materia di incandidabilità perchè non sono pervenuti tutti i prescritti pareri parlamentari”.
“Eravamo impeganti nella sessione, il sì dovrebbe arrivare a breve” dicono dalla commissione, anche se qualcuno ha parlato di palese ostruzionismo.
Il “timing” comunque arriverà nel pomeriggio e se tutto procede regolarmente tra venerdì e sabato si voterò la fiducia al governo. Incassato il voto favorevole è probabile che Mario Monti si rechi successivamente al Colle per rassegnare le dimissioni. Momento in cui si capiranno anche le intenzioni del professore della Bocconi che dovrebbe sciogliere le riserve e prendere una posizione sul suo futuro politico. Intanto la sua campagna elettorale sembra essere già partita da Melfi, dove oggi si è recato per incontrare i lavoratori.

Caos alla Camera
Alla fine dopo una giornata caotica l’esame del decreto per la raccolta delle firme in vista delle prossime elezioni politiche slitta a domani alle 18.30. E’ quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il caos è scoppiato quando il comitato dei nove della commissione Affari costituzionali della Camera ha dato parere favorevole a un emendamento che esonera dalla raccolta delle sottoscrizioni i gruppi che si costituiscono in almeno una delle due Camere alla data del 20 dicembre, cioè oggi. Una proposta – passata con i voti di Udc, Fli, Pdl e Popolo e Territorio – cucita addosso al neonato movimento ‘Centrodestra nazionalè di Ignazio La Russa, il quale ha palesato l’intenzione  di  far saltare il decreto che definisce “una truffa”.
La discussione tra alti e bassi ha impegnato l’assemblea tutto il giorno senza mai arrivare a una soluzione. Quindi come già stabilito, l’aula della camera domani mattina si occuperà della legge di stabilità e bilancio mentre in commissione si lavorerà per trovare un emendamento condiviso che consenta la conversione del dl, come sollecitato dal ministro dell’internoAnna Maria Cancellieri. Il provvedimento, una volta approvato dalla
Camera, dovrà passare in Senato.

 

Alla Camera alta tensione sul decreto firme

Alla Camera scoppia la bagarre  sul decreto per la raccolta delle firme in vista delle prossime elezioni politiche.  Infatti già  questa mattina in commissione affari costituzionali, non era stata trovata nessuna intesa e le questioni su cui non c’era accordo erano state rinviate all’assemblea.
Il Pd si è subito espresso contrario a qualsiasi tipo di modifica. “Il decreto deve rimanere così comèè altrimenti decade”, ha ribadito  il vicepresidente del gruppo Michele Ventura.
Il presidente dei deputati Pd, Dario Franceschini, parla addirittura di un “colpo di mano”.
“L`ultima vergogna. Nell`ultimo giorno di legislatura stiamo assistendo ad un colpo di mano che dovrebbe portare, chi ha dato parere favorevole, a vergognarsi nel
guardarsi allo specchio. Nel comitato dei nove della commissione Affari Costituzionali, Pdl, Lega, Fli e Udc hanno dato parere favorevole ad una norma che dovrebbe andare in aula tra poco che prevede che chi costituisce un gruppo parlamentare entro stasera non raccolga le firme per le prossime elezioni. Tutto per preparare l`operazione interna al Pdl, con la scissione di La Russa”.

La Lega Nord, dal canto suo,  ribadisce che voterà contro qualsiasi emendamento che aumenti i costi della politica o che consenta escamotage elettorali che permettano a movimenti o partiti appena costituiti di partecipare alle elezioni senza le dovute firme».

Durissimo il commento di Angelo Bonelli dei Verdi. “Con il decreto sulla raccolta delle firme vogliono impedirci di tornare in Parlamento attraverso un provvedimento che vuole un Parlamento fatto su misura per i partiti che sono già rappresentatati nelle camere. Per quello che sta accadendo chiediamo l’intervento degli Osservatori Osce perché in Italia si sta delineando una situazione di fortissima illegalità”. E ppi Bonelli aggiunge: “È davvero intollerabile che partiti che oggi sono in Parlamento
plasmino le regole per le operazioni di voto secondo le proprie necessità . È ormai evidente che il decreto sulla raccolta delle firme è diventato il frutto di un enorme conflitto d’interessi per i partiti in Parlamento e per il governo che lo stanno plasmando secondo le loro esigenze. Il gioco è chiaro: impedire a culture politiche
come i Verdi, i Radicali, il Movimento 5 Stelle, la Destra, Federazione della Sinistra di tornare in parlamento obbligandole a raccogliere in poco più di un mese (la legge prevede che si possano raccogliere nei primi 6 mesi) le firme necessarie con il freddo, sotto la neve, senza autenticatori e con le festività natalizie”.

Berlusconi attacca Monti
Silvio Berlusconi continua la sua campagna mediatica. Un vero e proprio comizio al giorno pensano in molti. Anche oggi non ha mancato le sue esternazioni contro  Monti, il quale – dice Berlusconi –  se dovesse scendere in campo sarebbe solo un “piccolo protagonista del Paese”. Un proclama che arriva mentre il pm Romanelli ha chiesto 1 anno di reclusione per l’ex premier nel caso Unipol.

Sul fronte opposto Pierluigi Bersani in un’intervista assicura che in caso di vittoria una delle prime cose che inserirà nell’ìagenda politica sarà il conflitto d’interessi. Ma non solo. Bersani chiede anche  che la data delle elezioni resti il 17 febbraio. E su un’eventuale collaborazione con Monti in caso di candidatura osserva: «I progressisti sono aperti a posizioni moderate, dicano loro cosa vogliono fare».

 

Condividi sui social

Articoli correlati