VENEZIA – E’ stata inaugurata mercoledì 17 luglio, al Portego di Ca’ Giustinian, la mostra Iconoclasts – Donne che infrangono le regole alla Biennale Danza con un secolo di immagini dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia – ASAC. La mostraè a cura di Wayne McGregor in collaborazione con Elisa Guzzo Vaccarino e l’Archivio Storico.
Alla vigilia del 18. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (18 luglio > 3 agosto), la mostra celebra coreografe, danzatrici, autrici che sono sono state invitate alla Biennale di Venezia a partire dai primi del 900 fino ai nostri giorni scrivendo la storia di questa disciplina.
Scrive Wayne McGregor, Direttore del Settore Danza: “Una delle autentiche meraviglie della Biennale di Venezia è il suo incredibile Archivio Storico. Non solo è una miniera di conoscenze istituzionali e materiali essenziali per i festival più antichi del mondo, ma oggi questi documenti, fotografie, filmati ci rivelano un carico di ricordi, significati e storie diverse a ogni nuovo incontro.
I carteggi di e con i più importanti artisti della loro epoca si conserva insieme a quella così spesso trascurata della nostra, ed è solo quando ci avventuriamo indietro nel tempo che scopriamo il potentissimo filo conduttore che collega, connette, distilla e dialoga con l’essenza stessa del nostro capitale culturale più vitale”.
E conclude: “Iconoclasts, questo frammento del nostro archivio vivente della danza a Venezia, mette in relazione le pioniere e avventuriere che hanno condiviso la propria arte radicale con noi in laguna e, nel farlo, si sono opposte alla propria epoca, hanno oltrepassato i confini, portato avanti le loro preziose visioni e spinto anche noi verso il possibile. Siamo seduti sulle spalle di donne immense, alcune già note, altre che saranno una rivelazione, ma ciascuna col suo contributo al manoscritto dei genî del movimento del mondo”.
L’excursus che copre più di un secolo, dal 1903 al 2020, inizia sulla spiaggia del Lido di Venezia, centro di attrazione per intellettuali e artisti di inizio secolo, con la pioniera Isadora Duncan ela stella dei cabaret parigini Josephine Baker.
Continua con Jia Ruskaja, futura fondatrice dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma, al Festival di Musica di Venezia nel 1934 con Una favola di Andersen; Janine Charrat, coreografa e danzatrice francese, autrice del balletto Jeu de Cartes su musiche di Stravisnkij, presentato a Venezia nel 1947 con i Ballet des Champs Elysées; Agnes de Mille, nipote del celebre regista Cecil B. de Mille, con il neonato American Ballet Theatre, allora American National Ballet Theatre, di New York.
Bronislava Nijinska, coreografa ufficiale dei Ballet Russes, sorella d’arte di Vaslav Nijinskij; Tatiana Gsovsky che firmò i movimenti per L’idiota, il balletto pantomima di Hans Werner Henze per la Biennale Musica del 1952; Ana Ricarda, coreografa e scenografa ispano-americana, che firmò Doña Ines de Castro per il Grand Ballet du Marquis de Cuevas.
Gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso segnano altre grandi rivoluzioni. In mostra Carolyn Brown, partner d’elezione e figura di riferimento della compagnia di Merce Cunningham, da lei co-fondata; Ann Halprin, maestra californiana che formò i grandi della danza postmoderna americana e collaborò in occasione del 16.
Festival Internazionale di Musica Contemporanea con Luciano Berio ed Edoardo Sanguineti per Esposizione; Flora Cushman, co-direttrice della scuola Mudra di Maurice Bejart e docente della London School of Contemporary Dance; Jennifer Muller coreografa americana a Venezia nel 1975, con l’innovativo passo a due Strangers; Anna Sokolow, coreoartista e attivista, scelta per la sezione della mostra dedicata ai film sulla danza, con il documentario Sokolow: Choreographer di Lucille Rhodes e Margaret Murphy; Meredith Monk, artista multidsciplinare che con la sua arte ha saputo unire musica teatro e danza.
Una sezione a a parte della mostra è dedicata a Martha Graham, madre della modern dance americana, e fondatrice quasi un secolo fa della Martha Graham Dance Company, ancora oggi una delle più importanti compagnie di modern dance nel mondo. Furono sette dei suoi lavori a essere presentati a Venezia nel 1975, in occasione degli Incontri Internazionali della Danza promossi dall’UNESCO d’intesa con la Biennale di Venezia e il Teatro La Fenice.
Un’altra sezione è dedicata all’ampia retrospettiva che la Biennale Teatro dedicò a Pina Bausch, la danzatrice di Solingen a capo della rinascita della danza moderna tedesca e del teatro-danza, che fu protagonista con il suo Tanztheater Wuppertal del 33. Festival Internazionale del Teatro.
Si arriva al 1999, anno in cui nasce la Biennale Danza, sotto la direzione della danzatrice e coreografa americana Carolyn Carlson, Leone d’oro alla carriera per la Danza nel 2006. Dopo di lei, prendono la guida del Festival, la punk ballerina statunitense Karole Armitage nel 2004 e Marie Chouinard, danzatrice e coreografa canadese, dal 2017 al 2020. Tutte direttrici che hanno portato tantissime interpreti e autrici dell’arte coreografica.
Con la Biennale Danza, iniziano anche le attribuzioni dei Leoni d’oro e d’argento, cui la mostra dedica due sezioni. Sono premiate con il Leone d’oro alla carriera, dopo la Carlson e Pina Bausch, seguiranno: Sylvie Guillem (2012), Anna Teresa De Keersmaeker (2015), Maguy Marin (2016), Lucinda Childs (2017), Meg Stuart (2018), La Ribot (2020), Germaine Acogny (2021), Simone Forti (2023), e da ultima Cristina Caprioli (2024). Ricevono il Leone d’argento Dana Michel (2017), Marlene Monteiro Freitas (2018), Claudia Castellucci (2020), Oona Doherty (2021), Rocío Molina (2022).
“Pioniere, avventurose, radicali, iconoclaste, professioniste determinate”: Iconoclasts – Donne che infrangono le regole alla Biennale Danza raccoglieper la prima volta nello stesso spazio tutte quelle donne che con la loro arte hanno illuminato Venezia. La mostra sarà aperta fino a fine anno.
FOTO: 1952 – L’IDIOTA, MUSICA DI H. W. HENZE, COREOGRAFIA DI TATIANA GSOVSKY / COURTESY ASAC (ARCHIVIO STORICO DELLA BIENNALE DI VENEZIA) / FOTO SIEGFRIED ENKELMANN