Prevenzione cardiovascolare 3.0. La ricerca italiana ridisegna il rischio

La prevenzione cardiovascolare entra in una nuova fase evolutiva grazie a due progetti di ricerca italiani destinati a cambiare il modo in cui si identifica e si gestisce il rischio: CV Prevital e CVrisk-IT, sviluppati dalla Rete Cardiologica degli IRCCS con il contributo della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Una prevenzione sempre più personalizzata

Genomica, imaging avanzato e strumenti digitali stanno ridefinendo la capacità di intercettare precocemente il rischio cardiovascolare. Le malattie cardiache restano la prima causa di mortalità nei Paesi occidentali, e comprendere il rischio prima che si trasformi in patologia è oggi una necessità clinica e sociale.

Durante l’Annual Meeting della Rete Cardiologica, ospitato quest’anno al campus romano dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli, i ricercatori hanno presentato gli avanzamenti di due studi che promettono di aggiornare profondamente le carte del rischio cardiovascolare degli italiani.

CV Prevital: fotografare il rischio nella popolazione moderna

Il progetto CV Prevital, recentemente concluso, ha coinvolto 28.000 soggetti in tutta Italia, offrendo una fotografia aggiornata del rischio cardiovascolare nella popolazione contemporanea.
Gli attuali strumenti statistici – le “carte del rischio” – non rispecchiano l’evoluzione delle tecnologie diagnostiche. Prevital nasce proprio per colmare questo divario e fornire basi scientifiche per un aggiornamento nazionale.

Un elemento innovativo è rappresentato dall’impiego di una app di digital health, progettata per mantenere un contatto diretto con il paziente, inviando suggerimenti mirati per il miglioramento dello stile di vita sulla base del profilo di rischio individuale.
I risultati preliminari mostrano un’elevata accettazione da parte dei pazienti e un impatto positivo sui comportamenti preventivi. Il follow-up annuale è completato, mentre quello a cinque anni è in corso.

CVrisk-IT: genomica e imaging per ridefinire le classi di rischio

Il progetto CVrisk-IT, attualmente in fase attiva, coinvolge 20 istituti IRCCS su mandato del Ministero della Salute. L’obiettivo è ambizioso: integrare rischio poligenico, imaging avanzato e valutazione clinica per ottenere una classificazione del rischio veramente su misura.

I pazienti arruolati sono assegnati a quattro differenti strategie:

  • trattamento usuale basato sulle linee guida,
  • calcolo del rischio poligenico,
  • imaging carotideo o calcolo del coronary calcium score,
  • combinazione di genetica e imaging.

L’integrazione di queste informazioni può modificare radicalmente la classe di rischio assegnata, portando a strategie preventive più aggressive o mirate: dalla prescrizione di terapie ipolipemizzanti più intense, a indicazioni stringenti sullo stile di vita.

Secondo i cardiologi del Gemelli, il risultato atteso sarà una ristratificazione del rischio cardiovascolare in chiave 3.0, capace di includere elementi finora assenti nelle valutazioni routinarie.

Il valore della rete di ricerca

Il professor Francesco Burzotta sottolinea come il lavoro di rete permetta di intercettare i bisogni sanitari nella fase più precoce possibile, generando dati rappresentativi dell’intero territorio nazionale.
Inoltre, grazie alla capillarità degli IRCCS cardiologici, CVrisk-IT consente una raccolta dati impossibile da ottenere nei singoli centri.

Il professor Antonio Gasbarrini evidenzia il ruolo della ricerca collaborativa: progetti come CVrisk-IT incarnano la missione degli IRCCS, traducendo rapidamente le evidenze scientifiche in applicazioni cliniche concrete.
L’obiettivo finale è aggiornare le carte del rischio cardiovascolare e stabilire nuovi standard di prevenzione personalizzata.

Verso una prevenzione cardiovascolare di nuova generazione

CV Prevital e CVrisk-IT rappresentano un passo decisivo verso una prevenzione cardiovascolare più precisa, dinamica e predittiva.
Grazie alla combinazione di genomica, imaging avanzato e digital health, l’Italia si posiziona come uno dei Paesi guida nella costruzione della prevenzione 3.0, con un impatto potenziale enorme sulla salute pubblica e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari.

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