Palazzo Braschi. “I vestiti dei sogni”, fino al 22 marzo

ROMA – “Il vestito dà senso al corpo e quindi lo fa esistere, lo valorizza dandolo a vedere. Il vestito non nasconde né mostra ma allude e valorizza: non esibisce ma semantizza”. Roland Barthes (Il senso della moda).

La moda nel cinema, oltre a identificare le coordinate spazio-temporali, ha un ruolo primario nella connotazione del personaggio che parla e comunica allo spettatore anche solo attraverso gli abiti indossati. A trasformare i personaggi in icone e miti impressi nell’immaginario collettivo, è frutto  proprio degli artisti che hanno contribuito a forgiarne il look.

Per valorizzare la funzione che ricopre il settore dei costumi nel cinema italiano, la Fondazione Cineteca di Bologna – a cura del direttore Gian Luca Farinelli – realizza la mostra I vestiti dei sogni. A Roma, a Palazzo Braschi dal 17 gennaio al 22 marzo, sono esposti 103 capi unici e rappresentativi, che vanno dallo scialle indossato in Assunta Spina (1915) ai costumi dell’ultimo film di Matteo Garrone, Racconto dei racconti, non ancora uscito nelle sale, passando per quelli di Giulietta degli spiriti (con la presenza Sandra Milo nel ruolo di madrina), Il marchese del grillo, Uccellacci e uccellini, Habemus papam, La grande bellezza e Il giovane favoloso. Ben 12 le statuette vinte in Italia dal 1948, anno in cui viene istituito il premio Oscar per i migliori costumi. Tra gli altri spiccano il caposcuola Piero Tosi (Oscar alla carriera), Danilo Donati (Oscar per i costumi di Romeo e Giulietta e Il Casanova ), Milena Canonero (Oscar per i costumi Barry Lyndon, Momenti di gloria, Marie Antoniette e quest’anno candidata per Grand Budapest hotel), Gabriella Pescucci (Oscar per i costumi L’età dell’innocenza).

Un’esposizione che intende superare lo stereotipo di “galleria” per far emergere il senso di “scuola”, come dimostra la storica sartoria Tirelli (1964),fucina creativa in cui i nostri premi Oscar hanno avuto l’onore di formarsi. Oggi, oltre a vantare più di 15.000 capi, la sartoria rappresenta una delle più rinomate collezioni private del mondo nel campo dell’abbigliamento. “La denominazione di scuola – dice il curatore Farinelli – che si è voluta attribuire alla tradizione italiana non è affatto arbitraria, ma affonda in un’autentica idea di trasmissione del sapere. Negli anni la sartoria è diventata il luogo privilegiato dove i sogni del cinema hanno preso forma”. Una categoria, quella dei costumi cinematografici, con una forte vocazione artigianale che ha lanciato la moda “made in Italy” e ne ha fatto un’eccellenza.

Una madrina d’eccezione, Sandra Milo (in mostra il suo abito de Nella sala dedicata ai 50 anni della scuola e a Piero Tosi, dominano i vestiti portati da Claudia Cardinale e Burt Lancaster nella scena del ballo de Il gattopardo, proiettata alla parete.  Per il compito di illuminare l’iter espositivo, ci si è avvalsi di uno dei più stimati direttori della fotografia contemporanei, Luca Bigazzi. “Immaginare per i costumi esposti – prosegue Farinelli – un percorso di luci magiche, velate naturalmente, che restituiscono alle stoffe, ai colori che abbiamo visto sullo schermo, una vita presente nella quale abbiamo il privilegio di trovarci anche noi, spettatori che avevano già conosciuto gli stessi costumi nel sogno della proiezione cinematografica”.

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