Chiostro del Bramante. “Love and life”: l’energia di Marc Chagall

ROMA – Sebbene il poeta Apollinaire definisca la sua opera “surreale”, Marc Chagall (Vitebsk 1887 – Saint Paul de Vence 1985) accoglie in sé le diverse culture che incontra ma le reinterpreta attraverso i propri sentimenti, non uniformandosi a nessuna tendenza. 

Fino al 26 luglio 2015 il Chiostro del Bramante concede al pubblico un’ampia panoramica sull’attività di illustratore editoriale dell’artista russo naturalizzato francese. Circa 140 opere ci guidano all’interno di un pianeta non governato dalla leggi di gravità e popolato da figure bizzarre. Sposi, rabbini, violinisti, carretti, asini, galli, capre, tutti trasposti in uno spazio “altro” su cui egli stesso ama volare.

I lavori, donati da Chagall e da sua figlia Ida all’Israel Museum di Gerusalemme, danno vita alla retrospettiva romana inedita, “Chagall. Love and life”, focalizzata in primo luogo sulle tecniche di disegno, acqueforti, gouache e litografie. Sospesa in una dimensione magica, la sua produzione abbraccia un’idea della natura non oggettiva ma stravolta da quel “sacro fuoco” che va a scompaginare le forme rigide del classicismo. Popolare anche durante la sua lunga vita che attraversa tutto il XX secolo, Chagall è testimone della Rivoluzione d’Ottobre e delle Guerre Mondiali senza per questo perdere mai l’innato ottimismo. 

Lo slancio vitale si propaga nelle otto sale del Chiostro in cui risaltano le prodigiose tecniche incisorie e coloristiche dell’autore.  Sperimentando la litografia a Berlino nel 1922 con metodi di incisione lineari – quali acquaforte e puntasecca –, l’artista la riprende negli ultimi anni della sua vita e dimostra come uno studio trasferito su lastra di pietra o zinco non perda il carattere originario. In Chagall si riflette il radicato romanticismo russo, l’ardente malinconia per la patria e la tragica migrazione del popolo ebraico, elementi che ispireranno le sue forme fiabesche. 

Serenità ed entusiasmo vengono infuse all’osservatore soprattutto con le evocazioni liriche dell’infanzia, riprodotte attraverso il suo sguardo di bambino.  La sala dedicata a “Ma vie” – autobiografia scritta a 35 anni e pubblicata nel 1932 nella traduzione francese della moglie Bella Rosenfeld – è un’esplorazione delle sue radici russo-giudaiche nella sua amata città natale Vitebsk e degli incontri artistici parigini agli inizi del Novecento, tradotti nel tipico stile realistico-naif.  Le raffigurazioni della Bibbia, presenti in  mostra – attinte anche dalle stampe popolari russe, lubki – testimoniano come la sua profonda spiritualità lo porti a considerare l’artista un messaggero di Dio e insieme divino creatore delle sue opere. Nonostante la sua religione ebraica, riesce a empatizzare con in Vecchio Testamento mediante illustrazioni considerate “umaniste”, poiché pongono al centro l’essere umano. 

La serie di Chagall su “Le anime morte” di Nikolaj Gogol’ e le favole di La Fontaine, non riportano pedissequamente le storie quanto piuttosto ne sono il complemento pittorico. Con garbata ironia, a differenza degli scrittori, fa trapelare il proprio amore e la  propria comprensione per umanità.

La Provenza, in cui si ritira  dopo la perdita dall’amata Bella – morta nel 1944 per un’influenza virale – colpisce Chagall per la diversità dei paesaggi e per le infinite variazioni luce che contribuiscono alla creazione di figure oniriche, leggere e ondeggianti. La serie dei dipinti dedicati a Bella è caratterizzata da un’atmosfera fantastica che accoglie innamorati capovolti e immersi in colori vividi. L’artista predilige il motivo degli amanti che passeggiano in volo, associando il volo a un Amore di proporzioni universali. Coniugando la luce di Matisse con la forma plastica di Picasso, Chagall si distingue anche in questa esposizione per la sua estetica insieme vigorosa e delicata, realistica e fantastica.

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