Leonardo da Vinci. L’autoritratto per la prima volta a Roma

Enigmatico, affascinante, bellissimo per la prima volta esposto eccezionalmente a Roma ai Musei Capitolini  il famosissimo disegno dell’artista toscano

ROMA –Dal 23 giugno al 3 agosto 2015, l’Autoritratto di Leonardo da Vinci, forse il disegno più conosciuto al mondo, sarà ai Musei Capitolini, protagonista assoluto di un’esposizione che porta per la prima volta nella Capitale il capolavoro della maturità dell’artista.

Nelle sale di Palazzo Caffarelli l’Autoritratto, che fa parte, insieme ad altri 12 disegni autografi di Leonardo da Vinci, della ricca collezione grafica italiana e straniera dei secoli XV-XIX della Biblioteca Reale di Torino acquistata da re Carlo Alberto nel 1839 dall’antiquario Giovanni Volpato, verrà esposto accompagnato da apparati didattici, dopo una nuova campagna diagnostica e un intervento “non invasivo” realizzato dai tecnici restauratori dell’ICRCPAL, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma, diretto da Maria Cristina Misiti. 

In tre sezioni espositive i visitatori, prima di ritrovarsi a tu per tu con lo storico ritratto, attratti inesorabilmente dallo sguardo ipnotico e senza tempo di Leonardo, potranno rileggere come in un romanzo gli avvenimenti più importanti della vita dell’artista da Vinci, le vicende controverse e affascinanti che accompagnarono l’opera nei secoli e le caratteristiche della tecnica a sanguigna utilizzata da Leonardo. Grazie alla presenza di supporti multimediali, l’Autoritratto verrà raccontato anche da tre preziosi documenti audiovisivi messi a disposizione da Rai Teche e dall’Istituto Luce. 

L’esposizione, che vede per la prima volta l’Autoritratto esposto a Roma, ha l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Turismo – Sovrintendenza Capitolina, Mibact, Fondazione Enzo Hruby, Fondazione Guglielmo Giordano, Comune di Vinci. 

La produzione e l’organizzazione sono dell’Associazione Culturale MetaMorfosi con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. 

La mostra dedicherà la dovuta attenzione all’approfondita campagna diagnostica eseguita per la prima volta nel 2012 con l’ausilio di tecniche e strumenti non invasivi. Sarà inoltre occasione, alla luce dei risultati emersi nel corso della campagna diagnostica appena conclusa, per valutare con precisione l’attuale stato di conservazione dell’opera. 

Per arrivare a Roma ed essere esposto ai Musei Capitolini, il capolavoro del più straordinario genio italiano ha viaggiato su un “Frecciarossa” di Trenitalia, treno ad alta velocità delle Ferrovie dello Stato. 

Dalla Reale Biblioteca di Torino dove è custodito, infatti, fino alla sede dell’ICRCPAL, dove è stato sottoposto agli interventi diagnostici previsti, il trasporto eccezionale, realizzato con il supporto della ditta specializzata Montenovi, si è svolto in condizioni di sicurezza eccezionali, garantite dalla collaborazione e della presenza dell’Arma dei Carabinieri che ha avuto cura che dal momento dell’uscita dalla Biblioteca di Torino fino all’arrivo all’Istituto di restauro del libro, l’opera fosse costantemente sorvegliata.

L’unico autoritratto riconosciuto dell’artista mostra, con tratto preciso e cura del particolare, un volto di una straordinaria intensità. Sul margine inferiore, in scrittura non leonardesca, compare la scritta: «Leonardus Vincius Ritratto di se stesso assai vechio». Il disegno manifesta il viso di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo alla sommità della testa. Lo sguardo corrucciato è rivolto a destra, con un’espressione seria e leggermente severa. I dettagli molto curati del volto lasciano il posto a poche linee nella parte alta della fronte, creando l’effetto di un cranio calvo. I segni del tempo sono manifesti nel viso, che presenta rughe profonde sulla fronte, attorno agli occhi, sulla bocca, lungo le guance.

Per quanto siano state avanzate nel tempo ipotesi alternative, che individuano nel ritratto l’immagine di antichi filosofi, da Pitagora a Demostene, o il viso del padre di Leonardo, Piero da Vinci, il volto dell’Autoritratto identifica Leonardo in ogni parte del mondo. 

Leonardo, morto nel 1519, lasciò i suoi manoscritti e il suo corpus di disegni e appunti al fedele collaboratore Francesco Melzi. Gli eredi del Melzi dispersero in seguito la collezione vinciana e di questo foglio non si seppe più nulla. La prima notizia dell’Autoritratto si ebbe solo agli inizi del XIX secolo a Milano, quando venne riprodotto da una copia a stampa come antiporta al volume di Giuseppe Bossi sul Cenacolo. Ricomparve nuovamente nel 1839, quando Giovanni Volpato – collezionista originario di Riva di Chieri che, viaggiando per l’Europa, aveva messo insieme un’interessante collezione di disegni – lo vendette a re Carlo Alberto, assieme ad altri disegni di maestri italiani e stranieri come Raffaello, Michelangelo, Rembrandt, Poussin. In particolare la collezione Volpato, oggi patrimonio della Biblioteca Reale, è composta da circa 700 disegni italiani e da più di 400 fogli di maestri stranieri.

Nel 2012 le immagini dell’Autoritratto e  del Codice sul volo degli uccelli sono giunte, a bordo del rover Curiosity, sul pianeta rosso, Marte, affrontando un viaggio sicuramente non immaginato dal loro creatore, considerato universalmente, per i suoi molteplici interessi nel campo della fisica, delle scienze naturali, della meccanica, dell’ottica, dell’urbanistica, il precursore della scienza moderna.

Oggi, quindi, l’Autoritratto arriva a Roma riportando all’attenzione del grande pubblico la “tenace fragilità” di un capolavoro, restituendo all’ammirazione di ciascuno il rosso bruno caratteristico della tecnica con pietra rossa naturale con la quale Leonardo lo realizzò.

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