“I want to be a soldier”: un caso di lavaggio del cervello da parte della TV spazzatura. Recensione. Trailer

ROMA – Alex (Fergus  Riordan) è un ragazzino di otto anni che da grande vuole fare l’astronauta e ha un amico immaginario, il Capitano Harry (Ben Temple), astronauta anche lui.

L’arrivo in casa dei due neonati fratelli  gemelli, che necessitano delle cure e dell’attenzione continua da parte dei genitori, fanno sentire il ragazzino messo da parte.
Alex, vredendosi quindi non più al centro dell’attenzione, e non  sopportando i continui pianti dei fratelli, che non gli permettono tra l’altro, né di dormire né di vedere la televisione, chiede di poter avere una tv in camera sua, così da poterla guardare  lì  in tranquillità.
In televisione Alex inizia a vedere programmi, documentari e qualunque altra trasmissione in cui ricorrano scene di guerra, massacri, e episodi di violenza in generale.
Affascinato, decide che invece dell’astronauta, da grande sarà un soldato.
Questa convinzione si fa sempre più forte e a rammentargli continuamente di non scordare questo obiettivo, contribuisce un altro amico immaginario, il sergente Cluster (Ben Temple).
Nel giro di poco tempo, da ragazzino tranquillo qual era, diventa un bullo, più volte ripreso e sull’orlo dell’espulsione dalla scuola che frequenta. Ma poco è importante per lui non andare a scuola, anzi, forse è meglio, perché come dice lui stesso ad una delle maestre (Valeria Marini), saltando le lezioni potrà stare tutto il giorno davanti il televisore.
I genitori, non riescono più di tanto a fargli fare un passo indietro  e cambiare atteggiamento, non riescono a comunicare con lui (e non riescono a farlo neanche tra di loro).

I want to be  a soldier è  un film che vuole riflettere sull’impatto negativo della televisione sulle menti dei giovanissimi telespettatori per la violenza propinata loro, ma non nel modo giusto, perché è vero che in televisione si vede molta violenza ma non tutti i ragazzini che vedono immagini cruente,  diventano dei bulletti o vogliono diventare dei soldati senza cuore il cui unico scopo  è “uccidere quanti più nemici possibili” per il gusto di farlo. Si diventa bulli  per altri fattori sociali o legati eventualmente al contesto familiare. Poi c’è sempre l’eccezione.
Tutti  i ragazzini inoltre, individui di sesso maschile, in buona parte  della stessa età del protagonista, sono affascinati dalla violenza, dall’esercito, dalla guerra, per un discorso legato alla virilità, e possono avere fantasie come quelle di Alex nei loro giochi, ma non attuarle nella realtà. Può succedere anche, ma l’importante è non generalizzare.
E’ questo probabilmente è il punto su cui si sarebbe dovuto articolare meglio il discorso, perché il rischio che altrimenti si corre è quello di dare l’impressione che ciò che il tubo catodico propone, eserciti un potere ipnotico e assoluto sui piccoli telespettatori, come se questi, tutti e indistintamente vi debbano cedere per forza e non siano capaci di distinguere la finzione dalla realtà, quindi di distacco tra le due dimensioni. Si precisa che si è ben consci della maggiore esposizione alla ricezione di modelli sbagliati da parte dei più piccoli, ma questa non dovrebbe essere una giustificazione  per il ritenere che tutto il marciume che c’è nella società sia da attribuire ai cattivi esempi che dà la televisione.
Quanto ai dati inerenti la parte tecnica che concerne le performance degli attori, la fotografia, il montaggio, la sceneggiatura, è una produzione che ha un cast non male, su tutti maggiormente spiccano Danny Clover, nei panni del preside, Robert Englund in quelli dello psicologo (da cui Alex e genitori andranno per trovare inizialmente una soluzione) Ben Temple in quelli del capitano Harry/Sergente John Cluster, Jo Kelly nel ruolo della madre di Alex, con una buona fotografia e montaggio, sceneggiatura che per bocca del ragazzino avrebbe dovuto magari evitare, in quanto inusuali per un ragazzino di quell’età, frasi del tipo, “voglio arruolarmi per gli Stati Uniti, lo Stato con più armi, che spende di più in difesa, anzi per l’offesa”.

Premio Marc’Aurelio Alice nella Città, Festival Internazionale del Film di Roma 2010

Un film di Christian Molina
Con:  Fergus Riordan (Alex), Ben Temple (Capitano Harry/Sergente Cluster), Danny Glover (Preside), Robert Englund (psicologo), Valeria Marini (professoressa), Cassandra Gava (professoressa), Andrew Tabet (padre di Alex), Jo Kelly (madre di Alex)
Produttore: Ferran Monje
Produttore esecutivo: Marvì Da Villanueva per Canónigo Films (Spagna)
Co-produttori: Mamén Boué e Jorge Daura per Black flag Cinema (Spagna);
Valeria Marini per Stars Pictures Italia;
Maurizio Santarelli per Trees Pictures Italia
Produttori associati: Carlos Garì, Loris Curci
Produttore delegato Usa: Cassandra Gava
Direzione della fotografia: Juan Carlos Luasìn
Montaggio: Alberto De Toro
Musiche: Federico Jusid
Distribuzione: IRIS FILM
Uscita: 14 Ottobre 2011
Durata: 88’

I want to be a soldier – Trailer

Valentina Marchetti

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