“Chi ha paura muore ogni giorno”. Intervista al regista e produttore Gabriele Guidi

Al Teatro Quirino  in scena “Chi ha paura muore ogni giorno”, tratto dall’omonimo libro edito Mondadori scritto da Giuseppe Ayala con la collaborazione di Ennio Speranza

ROMA – Gabriele Guidi è regista e produttore dello spettacolo – in scena al teatro Quirino di Roma il 17 e 18 marzo – “Chi ha paura muore ogni giorno – I miei anni con Falcone e Borsellino” tratto dal libro di Giuseppe Ayala e da lui stesso recitato. Tra le produzioni di Gabriele Guidi,  basti citare “Storie Parallele”, con Catherine Spaak, spettacolo dedicato alla grande cantante francese Edith Piaf. “I Have a Dream” con Maria Laura Baccarini, Gigi Proietti, Arnoldo Foà, Rosario e Beppe Fiorello. Ha prodotto e diretto “Vivien Leigh – L’ultima conferenza stampa” con Catherine Spaak. Spettacolo che, dopo anni di successo negli Stati Uniti ha debuttato come apertura del Festival del Cinema di Roma nel 2008.

Come è nata l’idea di trasporre teatralmente “Chi ha paura muore ogni giorno?”
Avevo conosciuto la moglie di Giuseppe Ayala in un tour teatrale in Sicilia nel 2008. Lei mi parlò del libro “Chi ha paura muore ogni giorno” e mi disse che il marito era interessato ad un’eventuale trasposizione teatrale del testo. Ne parlammo in un paio di circostanze, ma in quel periodo ero impegnato, non potevo. Stabilimmo di comune accordo di aspettare un po’ di tempo e nel 2010 il progetto partì definitivamente; prima l’adattamento del testo, poi le prove, infine il debutto al prestigioso festival estivo “La Versiliana”.

Il teatro civile è anche una investigazione interiore senza tempo, qual è il suo tipo di pubblico?
Non amo la definizione “teatro civile”; credo che il teatro sia un meraviglioso “strumento” di comunicazione in grado di proporre testi classici e contemporanei, così come i musicals e le commedie. Il teatro è teatro. Punto. Ciò che mi piace molto dei testi contemporanei è la capacità che hanno di generare una forma di partecipazione attiva nel pubblico. Nel caso di “Chi ha paura muore ogni giorno” le persone in sala ricordano perfettamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; sentono le vicende narrate con un senso di “appartenenza” per aver vissuto in prima persona gli anni del pool anti-mafia… fino alle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Mettere in scena il recente passato è una scommessa?
Non è una scommessa sul pubblico. Ripeto: la gente è molto interessata al recente passato. Piuttosto è una scommessa con i teatri, con i comuni e gli assessorati alla cultura che stabiliscono i cartelloni teatrali e che hanno molto poco coraggio. Principalmente scelgono i classici o al massimo spettacoli comici per timore di azzardare… ed è un gran peccato. Il pubblico ha voglia di vedere anche cose nuove, diverse.

Lei ha realizzato spettacoli dedicati a icone come Edith Piaf e Vivien Leigh. Nel 2008 il recital “I Have a Dream” sui grandi discorsi della storia. In un momento di crisi di valori la cultura intercetta nuove eticità?
E’ una domanda complicata; in un periodo di crisi di valori, la cultura dovrebbe intercettare e proporre nuove eticità… quanto ci riesca davvero, non so dirlo (e soprattutto non ho la presunzione di realizzare spettacoli che siano “educativi”). Il recital su Edith Piaf è stato un grande successo perché l’artista francese è molto amata anche in Italia; la sua vita è stata straordinaria, caratterizzata da un enorme talento artistico ma anche da vicende personali molto particolari. Vivien Leigh è invece un’attrice-icona negli USA ma poco affine alla cultura europea; noi la ricordiamo essenzialmente per “Via col Vento” ma anche lei ha vissuto un’esistenza tormentata e la sua “storia” meritava di essere proposta in teatro.
“I Have a Dream – I grandi discorsi della storia” è lo spettacolo che più ho amato negli ultimi anni (e sono felice che ancora oggi venga richiesto per le scuole). Molte volte le “parole” hanno contribuito a segnare un’epoca, svelando ideali e aspettative di intere generazioni. Altre volte, un particolare momento storico viene ricordato grazie ad una frase, il frammento di un discorso che ha lasciato un segno indelebile (solo come esempio, si pensi a Kennedy a Berlino “Ich bin ein Berliner”). Portare in scena i discorsi di grandi personaggi come Demostene, Pericle… fino ai giorni nostri con Gandhi, Martin Luther King e Mandela è stato un meraviglioso viaggio nella storia.

Qual è il suo maggiore successo?
In termini di pubblico, è troppo facile rispondere lo spettacolo con Gigi Proietti (“Pierino e il Lupo” con le orchestre sinfoniche più importanti d’Italia); lui è un artista straordinario, in grado di generare un interesse ed una partecipazione unica in Italia. Ma credo che anche lo spettacolo oggi in tour, appunto “Chi ha paura muore ogni giorno” con Giuseppe Ayala, abbia ottenuto un riscontro di pubblico davvero splendido in questi due anni.

“Chi ha paura muore ogni giorno” quale insegnamento fondante ci trasmette?
Lo spettacolo non ha l’obbiettivo di trasmettere un insegnamento; direi che ci permette di capire meglio cosa accadde in Sicilia e in Italia negli anni del pool anti-mafia e ci racconta due uomini straordinari (Falcone e Borsellino) attraverso il racconto di chi ha avuto il privilegio di vivere accanto a loro per molto tempo.

Le difficoltà più grandi che attraversa chi lavora nello spettacolo?
Rischio di essere molto banale: viviamo in un Paese che potrebbe quasi “vivere” di cultura e che invece investe sempre meno in questo patrimonio sconfinato. Quando parlo con amici francesi, tedeschi, inglesi e racconto la nostra situazione, rimangono basiti. Tuttavia, a differenza di molte persone che operano nello spettacolo, non sono un ferreo fautore del sovvenzionamento statale incondizionato. Credo che uno spettacolo teatrale, così come un film, debbano essere concepiti e realizzati per avere un appeal sul pubblico, generare un interesse tale da garantire – almeno in gran parte – una propria autonomia finanziaria. Fare cultura, fare spettacolo non è antitetico ad un concetto di imprenditorialità.

Nel lungo periodo lei è ottimista?
Intende molto lungo.. lunghissimo???
Scherzi a parte, lo sarei molto di più se in Italia si radicasse veramente un principio di “meritocrazia”, attraverso il quale chi ha seminato seriamente, in modo positivo, costruttivo (spesso attraverso sacrifici e un lungo percorso), abbia maggiori possibilità di chi ha l’unico vantaggio di avere buone conoscenze o di essere “ben inserito”.

Teatro Quirino di Roma
Giuseppe Ayala
tratto dall’omonimo libro edito Mondadori scritto da Giuseppe Ayala con la collaborazione di Ennio Speranza
“Chi ha paura muore ogni giorno”
I miei anni con Falcone e Borsellino
con Francesca Ceci
musiche di Roberto Colavalle e Matteo Cremolini
luci Pietro Sperduti
proiezioni Alessia Sambrini
collaborazione al progetto Massimo Natale
aiuto regia Silvia Delfino
suono Mattia Igi
direzione artistica e produzione Gabriele Guidi

  • 17 marzo h 20.45
  • 18 marzo h 16.45

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