ROMA – La Giuria del FrancoFilm, presieduta da Romano Milani Segretario generale del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani e composta dalla produttrice e distributrice Lydia Genchi e da Vanessa Strizzi, direttore artistico dell’Umbria Film Festival ha assegnato il proprio riconoscimento a “La régate che – si legge nella motivazione – con vitalità e forza emotiva, delinea il profondo conflitto nel rapporto di odio-amore tra padre e figlio, in un susseguirsi di situazioni a volte estremamente violente, a volte tenere, descritte con un stile asciutto e diretto che colpisce dritto al cuore”.
Il toccante film belga La régate di Bernard Bellefroid al debutto nel lungometraggio, è dunque Prix du jury a conclusione della terza edizione del Francofilm – Festival del Film Francofono – che ha presentato all’Institut Français Centre Saint-Louis di Roma diretto da Nicolas Bauquet – 8 lungometraggi in concorso, 3 fuori concorso e 5 documentari – in gran parte inediti in Italia – provenienti di Belgio, Ungheria, Marocco, Lussemburgo, Canada Quebec, Romania, Svizzera, Senegal, Libano, Haiti, Ciad e Slovacchia oltre la Francia, aderenti con un’altra sessantina di Paesi, all’Organizzazione Internazionale della Francofonia. La selezione è stata realizzata dal direttore artistico Hassen Assam.
A conquistare la Menzione speciale della Giuria è stato il film marocchino La mosquée di Daoud Aoulad-Syad “per le magnifiche ambientazioni e paesaggi, costumi e tradizioni del deserto, per l’originalita’ del tema di fondo ”del cinema nel cinema” e per l’esplicita presa di distanza del protagonista – scrivono i giurati – nei confronti della religione musulmana per la difesa dei propri legittimi diritti”. Lo svizzero La petite chambre (designato dalla Svizzera come candidato all’Oscar per il film straniero) diretto a quattro mani da Stgephanie Chuat e Veronique Reymond, si è aggiudicato il Premio del Pubblico che poteva esprimere il propri voto al termine di ogni proiezione.
A contendersi i premi sono stati – oltre i vincitori, naturalmente – il rumeno Europolis, diretto da Cornel Gheorghita; Apricot Island di Peter Bebjak (Slovacchia); il lussemburghese Réfractaire di Nicolas Steil; Kalandorok di Béla Paczolay (Ungheria e Le vendeur di Sébastien Pilote del Canada-Québec. Di particolare interesse anche i cinque documentari presentati fuori concorso: lo svizzero Vol spécial, diretto da Fernand Melgar, che racconta come ogni anno, in Svizzera, migliaia di uomini e donne vengano incarcerate senza processo né condanna per la sola ragione di risiedere illegalmente sul territorio; i francesi Les Arrivants di Claudine Bories e Patrice Chagnard e Rosans, miel amer di Rémi Nelson Borel sul dramma di migliaia di harkis (gli algerini musulmani che hanno combattuto al fianco dell’esercito francese) i quali nel 1962, a seguito dell’indipendenza algerina, minacciati di morte, fuggirono in Francia, dove vennero rinchiusi nei campi e ancora Dieu a-t-il quitté l’Afrique? del regista senegalese Musa Dieng Kala e Territoire perdu di Pierre-Yves Vanderweerd (Belgio).
Due eventi musicali hanno inaugurato e concluso la settimana del FrancoFilm: in apertura il concerto di chitarra e banjo del cantante algerino Akli D, uno dei maestri della canzone cabila che mescola motivi melodici e ritmi berberi, il blues del sud, in chiusura Awa Ly, cantante franco-senegalese dal sound nomade che attinge alle radici del blues, alla canzone francese, al jazz, al soul e al rock, accompagnata dal trombettista Aldo Bassi come ospite d’onore. A seguire la proiezione del film vincitore. Ha presentato l’attrice del Mali Balkissa Maïga.
Il FrancoFilm Festival è sostenuto da TV5 Monde e realizzato con la partecipazione delle ambasciate e rappresentanze a Roma di Paesi membri e osservatori dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia: Belgio, Canada – Delegazione del Quebec, Lussemburgo, Marocco, Romania, Ungheria, Slovacchia e Svizzera.