
ROMA – Il direttore artistico delle giornate assisane di studi sul cinema – chiamate “Primo Piano sull’Autore” – è Franco Mariotti, giornalista, membro del direttivo giornalisti cinematografici (SNGCI), addetto stampa di Cinecittà Holding, direttore artistico de “L’altro Cinema” , da sempre impegnato nel campo della cultura, con particolare attenzione ai giovani.
Dazebao gli ha chiesto quale quadro il meeting di Assisi sembra delineare per il nostro cinema.
Da Assisi indicazioni per il prossimo Ministro della Cultura?
F.M. Mi auguro che il prossimo Ministro dei beni culturali ami il cinema e lo conosca, che sappia dare uno sguardo a 360 gradi su tutto quello che potrebbe diventare il futuro. Da noi ci sono grandi talenti, lo so perché frequento i giovani, ho la fortuna di fare più rassegne. Anche Primo Piano sull’Autore si occupa da un lato dello studio di artisti già affermati, dall’altro delle nuove proposte: l’ultima edizione ha avuto lo spazio di “Dove va il cinema italiano”. Qui molti giovani hanno dichiarato quali sarebbero le strade da percorrere. C’è da auspicarsi che il prossimo Ministro dei beni culturali sia una persona illuminata.
Ribadite le carenze del nostro assetto legislativo, si è parlato di cinema europeo, sei d’accordo su una linea comune?
F.M. Certo che si, se non si trovasse una linea comune alla fine c’è il rischio che ci si rimetta tutti. L’Italia, nei confronti del mondo, è come la Repubblica di San Marino. Mi auguro che, prima o poi, si arrivi a prendere in considerazione anche questo.
Il cinema come veicolo di grande comunicazione può contribuire all’unificazione europea?
F.M. Il cinema è l’unico vero mezzo di comunicazione per unire i popoli. Una volta mi capitò di scrivere un articolo su “La febbre del sabato sera” dove analizzavo come questo film avesse affratellato i giovani di tutto il mondo, con l’ausilio del ballo e della musica. Il cinema è una sorta di messaggero tra i popoli.
Sarebbe utile l’insegnamento della cinematografia nelle scuole non specialistiche?
F.M. Certamente, è una cosa per la quale mi batto da anni. Non capisco perché a scuola, luogo dove si studia la letteratura, non si debba studiare il cinema. Il cinema ha straordinarie capacità didattiche e comunicative: ad esempio ti fa rivivere il passato, in maniera non pedante, coinvolgente e diretta.
Possiamo parlare di Primo Piano sull’Autore come fulcro di studio con riverbero nazionale?
F.M. E’ quello che mi auguro. Organizzo queste giornate da trentuno anni sperando di raggiungere un campo di intervento sempre più vasto. Faccio un esempio: il successo determinato da Gina Lollobrigida non è dovuto soltanto al pubblico locale, pur fondamentale ovviamente, sono state moltissime le persone accorse da fuori. Dunque mi auguro che quello di Primo Piano sia un piccolo contributo importante. A differenza dei grandi festival che hanno il momento di gloria nelle star e poi dissolvono, qui c’è una presenza di specialisti abbastanza omogenea. Queste manifestazioni hanno la peculiarità di mettere in contatto gli addetti ai lavori: li fanno stare insieme, scambiare idee, progettare, cosa di cui ha molto bisogno il cinema italiano.