“Sound of freedom”, il 19 e 20 febbraio arriva il film evento sulla pedofilia

E’ pronto a sbarcare, come film evento il 19 e 20 febbraio, Sound of Freedom – Il Canto della Libertà, film diretto dal messicano Alejandro Monteverde che vede il ritorno al cinema di Jim Caviezel, attore famoso per aver interpretato Gesù ne “La passione di Cristo”, film del 2004 diretto da Mel Gibson

“Sound of freedom” parla di un argomento finora poco trattato dall’industria cinematografica, ovvero il mondo oscuro della pedofilia.

L’eroe protagonista che riporta a casa i bambini rapiti da bande criminali per lo sfruttamento della prostituzione – molto liberamente ispirato al realmente esistente Tim Ballard ex agente della Cia e del dipartimento di sicurezza degli Stati Uniti impegnato nella caccia ai pedofili – è interpretato da Jim Caviezel, attore cattolicissimo per educazione, noto per alternare agli impegni cinematografici conferenze, incontri, dibattiti a sfondo teologico e religioso da posizioni spesso radicali.

Caviezel è noto inoltre per essersi espresso con dichiarazioni vicine a QAnon, gruppo politico di estrema destra in USA i cui membri sostengono una teoria secondo la quale esisterebbe un’ipotetica trama segreta organizzata da poteri occulti – collusi con reti di pedofili a livello globale, pratiche ebraiche oscure, cabale – che avrebbero complottato contro Donald Trump al fine di scardinare il nuovo ordine con l’obiettivo di ottenere il dominio mondiale. 

Nessuna delle accuse che sono state diffuse da QAnon si è dimostrata fondata. 

In una intervista a Variety il regista Alejandro Monteverde ha difeso la sua opera definendo “semplicemente ridicoli” gli accostamenti a QAnan, sottolineando come la lavorazione sia iniziata nel 2015, ben due anni prima dell’esplosione della popolarità di tale gruppo politico.

Inoltre, anche se Sound of freedom, è tra i film più venduti negli USA, il regista non trarrà particolari benefici economici da questo incredibile successo, esso va soprattutto nelle tasche dei finanziatori. Lo racconta lo stesso Monteverde in una lunga intervista pubblicata dal Los Angeles Times

Tornando alla pellicola, il film di Alejandro Monteverde coinvolge emotivamente, perché tocca il nostro subliminale con un messaggio diretto e infantile: gli angeli esistono e ci salvano. Il cucciolo non è per antonomasia il nostro futuro e il fragile seme da proteggere sino all’ultimo respiro? Le scene, pur senza alcuna inutile violenza, sono molto toccanti. La rappresentazione ci conduce in luoghi e traffici ai più sconosciuti. 

Il film ha avuto grande successo economico e di pubblico negli USA grazie alla capacità degli Angel Studios, che distribuiscono spettacoli e documentari supportati dagli spettatori, progettati per ispirare, edificare e unire attraverso narrazioni significative. 

Gli Angel Studios garantiscono abbonamenti gratuiti ai propri servizi, sostenendosi solo con le donazioni e gli investimenti del pubblico, attraverso un sistema bottom-up, dal basso verso l’altro, dove è la base della piramide a scegliere cosa arriverà al vertice. I modi per partecipare economicamente al progetto sono diversi, dagli investimenti produttivi veri e propri all’acquisto di gadget e merchandise.

Nel nostro paese Sound Of Freedom arriva grazie a Federica Picchi Roncali che ha fondato Dominus Production Group per promuovere proposte basate su storie vere che trattano temi socialmente rilevanti; vanta una fitta rete di associazioni culturali sostenitrici, presente in ogni provincia italiana, che collabora alla diffusione delle pellicole nelle sale di tutto il territorio nazionale. 

Mediante questo sistema di relazioni reali, non virtuali, Dominus raggiunge e coinvolge grandi gruppi di persone che contribuiscono a diffondere i valori comunicati nei suoi film.

A Roma, in due anteprime di Sound of Freedom, nella più grande sala dell’importante cinema Adriano, c’è stato il sold out. Almeno mille persone. Evento rimarcabile in tempi difficili per il cinema. Ma basterà questo per dire che una nostra Capitol Hill potrebbe essere più vicina? 

Se è vero che a canzoni non si fan rivoluzioni, lo stesso credo valga per un film. Tra l’altro le molte illazioni fatte su “Sound of freedom” non tengono conto di una cosa fondamentale: il film coinvolge soprattutto perché è raccontato con intelligenza narrativa popolare e trasmette valori inappuntabili sia da destra che da sinistra. Le scelte politiche più profonde riguardano tutt’altra, più complessa e variegata, sfera.

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