“Suite Francese”. Una confessione intima sullo spartito dell’amore. Recensione. Trailer

ROMA – Tra grida straniere di rudi ufficiali e assordanti bombe nemiche, risuona sempre più forte una musica dolce seppur sconosciuta: “Suite Française”, racconto in note di un amore nato dall’odio.

Il regista Saul Dibb, apprezzato dalla critica per “Bullet Boy” e amato per “La Duchessa”, candidato a due Oscar, porta sul grande schermo il romanzo di Irène Némirovsky. La scrittrice ucraina di origini ebraiche visse a Parigi con il marito e le due figlie, prima che l’invasione tedesca li costringesse a rifugiarsi in un villaggio della Borgogna. Poi, la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz le sottrasse la gioia di vedere la sua Francia finalmente libera. Irène Némirovsky morì di tifo ad Auschwitz. Era il 1942. E con lei si perse la sua storia.  Abbandonata per 62 anni tra la polvere dei suoi diari, fu solo negli anni ’90 che la figlia Denise Epstein decise di andare a rileggere la calligrafia minuscola della madre. Oggi “Tempesta in giugno” e “Dolce”, le due novelle di un romanzo strutturato in cinque parti hanno ispirato la commovente pellicola del regista britannico e il bestseller internazionale.  La Storia ha brutalmente interrotto le storie,  ma “Suite française dimostra che i nazisti non sono veramente riusciti a uccidere mia madre”- spiega la figlia- “non è vendetta la mia, ma un vittoria”.

In una fittizia Bussy, Lucile Angellier vive con la suocera (Kristin Scott Thomas), aristocratica dispotica e meschina, nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra. Un’esistenza soffocante e monotona interrotta prima dall’arrivo dei parigini in fuga, e poi dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente Lucille ignora la presenza di Bruno Von Falk, un raffinato ufficiale tedesco che è stato assegnato alla loro abitazione. Poi, gradualmente la passione accenderà anche il viso dell’eterea Lucille, interpretata da Michelle Williams, per tre volte candidata all’Oscar, che si lascia travolgere dal soldato tedesco, Matthias Schoenaerts, l’attore fiammingo noto a livello internazionale per “Un sapore di ruggine e d’ossa”. I bombardamenti e l’occupazione per quanto devastanti rimangono sullo sfondo di una guerra intima raccontata dal punto di vista di una donna. Una guerra interiore combattuta tra segreti tradimenti e malcelate passioni, in cui il nemico non è sempre quello dello schieramento opposto. 

Più che un amore proibito, è la storia della “radicalizzazione di una giovane donna”- spiega il regista- All’inizio Lucile è come un topo e alla fine della storia è diventata un topo che ruggisce. Mostra come il processo di occupazione possa spingere le persone a posizioni estreme. La storia d’amore è lo stimolo che la porta ad essere libera”. Parallelamente al risveglio dei sentimenti, i toni si fanno più intensi, i colori più accesi. La fotografia dello spagnolo Eduard Grau dà voce al romanticismo e al lirismo muti nelle parole dei due amanti. E il costumista Michael O’Connor riveste di bellezza ed eleganza gli attori pur rimanendo autentico e realistico. Una narrazione dall’impianto classico che lascia parlare gli sguardi, i sospiri, i silenzi. Incorniciati da un jazz tedesco degli anni ’30 e dalla colonna sonora per pianoforte e orchestra d’archi di Rael Jones, leit motiv della storia d’amore. È il pianoforte a scandire i momenti chiave della storia, a far innamorare lei di lui, a celare nelle sue segrete note le dolci parole. Una confessione intima sullo spartito dell’amore. 

Titolo originale: Suite Française

Regia: Saul Dibb

Produttori: Romain Bremond, Andrea Cornwell, Michael Kuhn, Xavier Marchand

Sceneggiatura: Saul Dibb, Matt Charman

Basato su: Suite Française, Irène Némirovsky

Attori: Michelle Williams, Kristin Scott Thomas, Matthias Schoenaerts

Musica: Rael Jones

Fotografia: Rael Jones

Distribuzione: Videa (Italia)

Paese: Regno Unito, Francia, Belgio

Lingua: Inglese, tedesco

Genere: drammatico

Durata: 107 minuti

Suite Française   – Trailer

 

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