ROMA – Al Teatro Manzoni è in scena una commedia molto interessante, scritta da un autore statunitense, A.R.Gurney, dal titolo Lilly la vagabonda. L’elemento focale, infatti, è costituito dalla peculiarità che il ruolo della cagnetta Lilly debba essere interpretato da un’attrice.
Quindi non una semplice “comparsata”, ma un vero e proprio personaggio, che dialoga, agisce e reagisce, esprime pensieri ed emozioni; insomma, una “cagnetta” resa persona, pur camminando a quattro zampe e portata al guinzaglio dal suo amico a… due zampe! Sicuramente questa presenza surreale dà un tocco di originalità a tutto il lavoro, che, grazie anche allo spessore del cast e alla puntuale regia, risulta particolarmente pregevole e divertente.
Giorgio in un parco trova una cagnetta randagia, probabilmente abbandonata: fra i due è amore a prima vista, ma una volta arrivati a casa, Lilly trova grande avversione da parte di Carla, la moglie. Giorgio dimostra troppo affetto nei confronti di Lilly, al punto di trascurare la moglie e il lavoro. Insomma, il rapporto di coppia, già in crisi, rischia così di degenerare. A questo punto entrano in campo altri personaggi: Tom, il proprietario di Casanova (bell’esemplare canino con cui Lilly si concederà un momento di… follia); il quale Tom ne consiglia la sterilizzazione; Beatrice, una vecchia amica di famiglia, che non ama particolarmente gli animali; Andrea, uno psicoterapeuta che consiglia a Carla addirittura di divorziare. Insomma, i rapporti tra marito e moglie peggiorano sensibilmente: infatti, Carla vede Lilly quasi come una rivale in amore: una strana forma di gelosia affettiva diventa una barriera difficile da superare. La soluzione arriverà purtroppo con la morte di Lilly: e solo allora Carla capirà tante cose, in particolare comprenderà che un cane, Lilly in questo caso, può essere fonte di amore anche verso il prossimo. Insomma, una metafora ed un messaggio positivo arrivano con la conclusione.
Come si diceva, il testo è sicuramente molto acuto ed intelligente, pur nella sua prevedibilità: pieno di ironia, di umorismo diffuso, di iperboli della logica che si materializzano nei dialoghi tra Lilly e Giorgio. Il cast è altretanto valido: Pietro Longhi è molto bravo nel dare vita al personaggio di Giorgio, elegante e sensibile; Rita Forte ci regala un’originalissima interpretazione di Lilly: cammina a quattro zampe, salta, corre, scodinzola; anche con la mimica facciale imita gli atteggiamenti canini. Veramente meritevole di plauso! Anche Milena Miconi non è da meno nel ruolo di Carla, moglie decisa a tutto (anche a trasferirsi in Australia!!!). E infine, une speciale menzione va a Riccardo Castagnari il quale interpreta ben tre ruoli (Tom, Beatrice e Andrea), rivelando notevoli capacità di trasformismo attoriale. Da evidenziare anche un bel duetto canoro di Rita Forte e Pietro Longhi, che emozionano la platea cantando Unforgettable (un classico di Nat King Cole).
Elegante e puntuale la regia di Maria Cristina Gionta, che ha saputo imprimere a tutto il lavoro i ritmi giusti, curando la costruzione dei personaggi. Belle le scenografie di Lollozolloart, che grazie all’uso di pannelli mobiloi consentono di passare da un ambiente chiuso ai giardini pubblici dove scorrazzano i cani. Nel complesso, uno spettacolo gradevole, che emoziona e fa riflettere. Vale la pena di vederlo.