“Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti”, al Lido il documentario di Steve Della Casa e Francesco Frisari
LIDO DI VENEZIA – Lorenza Mazzetti, 89 anni, è una gentile signora, dal fisico minuto, sempre sorridente con una personalità forte che sorprende quanta energia e determinazione le infonde. Con una sorella gemella, Paola, abita in una casa di Trastevere tutta scale e scalette sui tetti. Ha avuto una vita avventurosa, nella quale il dramma si è alternato all’espressione creativa. Cinema, pittura, letteratura, poesia. Ma anche gli orrori della guerra: rimaste orfane le due gemelline furono adottate piccolissime da Robert Einstein, fratello di Albert, lo scienziato premio Nobel per la fisica già riparato negli Stati Uniti. Con Robert, ingegnere, che chiamavano affettuosamente zio, la moglie Cesarina Mazzetti, le cuginette Cicci e Luce, vivevano felici in una grande casa in Toscana, Villa del Focardo, dove il 3 agosto 1944 si presentò una pattuglia di SS. Con il mitra spianato chiesero della signora Einstein Mazzetti e delle figliolette: in giardino sulla porta di casa le fucilarono senza dire una parola. Non potendo colpire lo scienziato si erano accaniti su moglie e figlie, colpevoli solo di portare quel cognome ebreo. Lorenza, diciassettenne, assistette da una finestra alla strage. Robert Einstein l’anno dopo si uccise dal dolore.
Su quell’orrore, Lorenza ha scritto un libro, Il cielo cade, premio Viareggio nel 1961, che ora è parte precipua del cortometraggio Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti, di cui sono autori Stefano Della Casa e Francesco Frisari. Prodotto da Roberto Levi e Carolina Levi per Tangram film e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, il film è presentato alla Mostra di Venezia nella sezione Venezia Classici Documentari ad iniziativa di Roma Lazio Film Commission, presente al Lido con quattro titoli. Lorenza Mazzetti in sala ha ricevuto un commosso applauso.
Ma la notizia è un’altra. Lorenza Mazzetti, che non ha mai dimenticato, dice: “Sono passati tanti anni ma mai abbastanza per smettere di chiedere giustizia. Non c’è rabbia, ma il male non si cancella”. E rivela: ”Sono certa di aver riconosciuto chi ha sterminato gli Einstein, la mia famiglia. E’ il sergente della SS Johannes Robert Riis, detto anche Hans. Il 23 agosto, venti giorni dopo la strage nella villa degli Einstein, partecipò all’assassinio di 175 civili italiani a Padule di Fucecchio, Del massacro, tuttora senza colpevoli, pare siano stati autori uomini del 104mo reggimento Panzergrenadier della Wermacht. E fra quelli Hans Riis, che cinque anni fa è stato condannato all’ergastolo dal tribunale militare di Roma. Ma l’ufficiale nazista, oggi 94enne, non ha fatto un solo giorno di carcere: la Germania, infatti, non ha riconosciuto la sua condanna (”non ci sono abbastanza prove”) e non ha mai concesso l’estradizione in Italia. Oggi Lorenza Mazzetti dice: “E’ lui che ha ucciso mia zia e le mie due cuginette, l’ho riconosciuto in una fotografia, occhi chiari sotto gli occhiali. Sono andata in Germania per denunciarlo. Non mi arrenderò mai”. E c’è da crederle.
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