Ultravox, i neoromantici

Nel 1980 esce “Vienna” il loro album più celebre

“Epici e decadenti, eleganti e malinconici, gli Ultravox hanno colorato la new wave delle tinte astratte dell’elettronica, aprendo la strada alla stagione del synth-pop e ai movimenti “new romantic” dei quali sono rimasti sempre all’avanguardia. Con due distinte stagioni – l’era-Foxx e l’era-Ure – entrambe, per motivi diversi, fondamentali”

(Claudio Fabretti, critico musicale)

La nuova avanguardia del pop inglese

Il fenomeno del punk che aveva dato un forte scossone alla musica e al costume britannico nella seconda metà degli anni ’70 si esaurisce ben presto per dar posto alla new wave e al cosiddetto neo romanticismo di gruppi e cantanti che sviluppano un grande interesse per i nuovi sintetizzatori polifonici, drum machine e altre apparecchiature elettroniche. In principio gli ispiratori di tale movimento furono Brian Eno, Kraftwerk, Roxy Music e David Bowie. Verso la fine degli anni ’70 vi fu la generazione di artisti come Gary Newman, Depeche Mode, Orchestral Manoeuvres in the dark, Soft Cell, Human league, Simple Minds, Spandaul Ballet e Duran Duran. Tra questi i più eclettici ed originali furono gli Ultravox, che si erano formati a Londra a metà degli anni ’70.

All’inizio il leader della formazione composta da Steve Shears alla chitarra, Billy Currie al violino, Chris Cross al basso, Warren Cann alla batteria, era il poliedrico cantante John Foxx che indirizzò il gruppo verso un sound aggressivo ed elettronico grazie all’uso di una nuova generazione di sintetizzatori. Il gruppo s’interessa molto alle nuove frontiere della musica elettronica e ai progressi realizzati dalle case produttrici di strumenti. La Island Records offre un contratto al gruppo, che registra così il primo album con la supervisione di Brian Eno. Anticipato dal singolo “Dangerous Rhythm”, viene pubblicato nel 1976 l’album d’esordio “Ultravox!” (1976). L’anno successivo esce “Ha! Ha! Ha!”, disco che presenta un ampio utilizzo di sintetizzatori e tastiere, strumenti abbastanza atipici per un gruppo punk. Dall’album viene estratto il singolo che contiene la celebre “Hiroshima Mon Amour”.

Il disco seguente, “Systems of Romance”, pubblicato come Ultravox (quindi senza l’esclamativo finale), è un disco molto più sperimentale, dove l’uso dei sintetizzatori prevale sugli altri strumenti e dove la ritmica precorre il techno rock del decennio a venire. Il disco segna l’uscita di scena del chitarrista Stevie Shears, rimpiazzato da Robin Simon che rimarrà in formazione solo per quell’anno. Nel 1979 avviene un cambiamento decisivo nella carriera del gruppo: il leader e cantante John Foxx lascia improvvisamente la band per intraprendere la carriera solista. Dopo alcuni mesi di sbandamento, in cui i tre membri superstiti pensano anche di chiudere l’attività, subentra Midge Ure (classe 1953), un cantante e chitarrista scozzese già impegnato parallelamente in altre produzioni del neonato genere New Wave e New Romantic), il quale prende decisamente in mano le redini della band, e farà compiere al gruppo una radicale svolta verso territori più  pop e melodici.

“Vienna”, il neoromanticismo elettronico

L’arrivo di Midge Ure, che diventa subito il nuovo leader e cantante del gruppo, segna un decisivo cambio di direzione, suoni e linguaggi musicali. Con il chitarrista scozzese gli Ultravox si recano in studio a Londra e a Colonia nel mese di febbraio del 1980. Il gruppo si affida alle esperte mani del produttore tedesco Konrad Plank che aveva già collaborato con i Kraftwerk, Brian Eno e Clannad, quindi un profondo conoscitore delle tastiere elettroniche e programmatore di sintetizzatori. Tutti i quattro musicisti della band suonano nel disco vari tipi di synth e sofisticati sequencer che contribuiscono a dare all’album un suono estremamente moderno, drammatico e dinamico. Non sono messi da parte strumenti acustici come il pianoforte e il violino che bilanciano l’aspetto avanguardistico delle composizioni. L’uso massiccio e intelligente delle nuove drum machine caratterizza la sezione ritmica ipnotica di “Vienna”. Le atmosfere dei nove brani dell’album sembrano riportare alle cupe situazioni di “Blade Runner” e di “Metropolis”. Su tutti i brani spicca “Vienna”, una composizione sinfonica, dalle suggestioni retrò nonostante l’uso di sintetizzatori e batterie elettroniche. E’ un brano di ampio respiro con atmosfere musicali decadenti che ricordano la capitale austriaca. L’album viene pubblicato l’11 luglio del 1980 ed è il primo grande successo internazionale della band. Il disco arriva al terzo posto in Gran Bretagna, al secondo posto in Olanda e Nuova Zelanda, al quarto in Austria, al sesto in Svezia, al 18 in Norvegia e al 22° in Germania. In Inghilterra ottiene il primo disco di platino. Con “Vienna” Gli Ultravox diventano senza ombra di dubbio i più originali ed eclettici esponenti di un felice connubio tra il pop elegante e l’elettronica sofisticata.

Testo del brano “Vienna”

“Abbiamo camminato in aria fredda.

Respiro di congelamento sul vetro di una finestra,

Mentire e di attesa.

L’uomo nel buio in una cornice,

Così mistico e pieno di sentimento.

Una voce raggiungendo fuori in un grido lacerante,

Si rimane con voi fino a quando

 

La sensazione è andato solo io e te

Non significa niente per me.

Questo non significa niente per me.

Oh, Vienna.

 

La musica sta tessendo

Note Haunting, archi pizzicati,

Il ritmo sta chiamando.

Da solo nella notte, come la luce del giorno porta,

Un silenzio vuoto fresco.

Il calore della tua mano e un freddo cielo grigio,

Passa a un distanza.

 

L’immagine è andato solo io e te

Non significa niente per me.

Questo non significa niente per me.

Oh, Vienna.

 

Questo non significa niente per me.

Questo non significa niente per me.

Oh, Vienna

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