Berlino, 9 novembre 1989. 25 anni fa la caduta del muro

“Se dovete sparare, fate in modo che la persona 

in questione non vada via ma rimanga con noi”

(Erich Mielke, ministro della Sicurezza della Ddr, 1989)

“Io, io posso ricordare (mi ricordo) 

In piedi accanto al Muro (accanto al Muro) 

E i fucili spararono sopra le nostre teste 

(sopra le nostre teste) 

E ci baciammo, 

come se niente potesse accadere 

(niente potesse accadere) 

E la vergogna era dall’altra parte 

Oh possiamo batterli, ancora e per sempre 

Allora potremmo essere Eroi, 

anche solo per un giorno”

(dalla canzone “Heroes” di David Bowie)

Il muro della vergogna

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La linea fortificata in cemento armato, tristemente conosciuta come il Muro di Berlino, era lunga 155 chilometri, alta mediamente circa 3,6 metri ed aveva 302 torri di guardia con cecchini armati di fucili di precisione, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga 177 chilometri. La barriera fu eretta a partire dal 13 agosto del 1961 e migliorata e rafforzata nel corso degli anni successivi. Il 9 novembre del 1989, inaspettatamente, fu iniziata la clamorosa demolizione che si concluse con la riunificazione della Germania il 3 ottobre del 1990. Durante i 28 anni di vita del muro vi furono circa 5mila tentativi di fuga coronati da successo verso Berlino Ovest. Nello stesso periodo varie fonti indicano in un numero compreso tra 192 e 239 i cittadini della Germania Est uccisi dalle guardie mentre tentavano di raggiungere l’ovest e molti altri feriti.  La barriera eretta per bloccare la fuga in massa dei cittadini della Germania Est verso la libertà nella parte Occidentale, è stata per quasi un trentennio il tragico simbolo della tirannia dei regimi comunisti filosovietici dell’Europa Orientale che divideva e opprimeva i popoli durante la ‘Guerra Fredda’, ovvero l’aspro e duro confronto ideologico e politico tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Finché il muro non fu completamente edificato e fortificato, i tentativi di fuga furono messi in atto da principio con tecniche casalinghe, come passare con una macchina sportiva molto bassa sotto le barricate o gettandosi dalla finestra di un appartamento prospiciente il confine sperando di ‘atterrare’ dalla parte giusta. Con il tempo le tecniche di fuga migliorarono fino a costruire lunghe gallerie, scivolare lungo i cavi elettrici tra pilone e pilone o utilizzando aerei ultraleggeri. La prima persona a pagare con la vita il suo tentativo di fuggire fu Ida Siekmann, che il 22 agosto del 1961 aveva tentato di salvarsi, saltando dal suo appartamento nella Bernauer Straße. L’ultimo morto fu Winfried Freudenberg, morto l’8 marzo del 1989; aveva intrapreso una fuga spettacolare con una mongolfiera da lui stesso costruita caduta poi sopra il territorio di Berlino Ovest. Tristemente famoso è il “Check point Charlie”, presidiato dai militari statunitensi dal 1961 al 1990, uno dei punti i cui americani e russi si ‘fronteggiarono’ a brevissima distanza. Dopo la caduta del muro è stato allestito un museo che narra tutte le vicende di questo noto passaggio (celebre anche per lo scambio di spie).

La Caduta del Muro

La barriera fortificata cominciò a ‘scricchiolare’ quando in Urss divenne presidente Michail Gorbaciov nel 1985. Il nuovo premier iniziò una lenta e progressiva ‘apertura’ del mondo comunista all’Ovest con rapporti più intensi con Reagan per il disarmo nucleare e con il miglioramento della qualità vita della società russa che fu definita “perestroika” e “Glasnost”. Nel marzo del 1988 Berlino Est e il Senato di Berlino Ovest si accordarono su uno scambio di terreni in seguito al quale il triangolo di Lenné sarebbe diventato territorio di Berlino Ovest. Finché però l’accordo non entrò in vigore questa area rimase extraterritoriale e venne quindi sfruttata da giovani ‘autonomi’ di Kreuzberg (curiosamente tollerati da Berlino Est) che costruirono un villaggio di baracche, battezzandolo con il nome di “Kubat-Dreieck”, in occasione del 1º anniversario della morte del manifestante Norbert Kubat, suicidatosi in cella dopo essere arrestato, per protestare contro alcune misure edilizie del Senato di Berlino Ovest. Con crescente ilarità, i berlinesi assistettero nelle settimane successive al gioco del gatto col topo” tra poliziotti e occupanti delle baracche che, dopo ogni scontro, si rifugiavano regolarmente nel triangolo di Lenné, dove la polizia occidentale non aveva accesso. La mattina del 1º luglio 1988 le guardie di frontiera dell’area della Potsdamer Platz si trovarono di fronte a una “sfida” molto speciale, una “fuga di massa” nell’Est. Più di duecento punk berlinesi dell’Ovest, abitanti della baraccopoli del cosiddetto triangolo Lenné, scapparono in direzione di Berlino Est per sfuggire ad una carica dei poliziotti occidentali. Puntuali, all’entrata in vigore dell’accordo sullo scambio dei territori, circa 900 poliziotti occidentali si diressero al triangolo Lenné caricando con gas lacrimogeni. Gli occupanti si sottrassero all’arresto saltando il muro in direzione Est. Per le truppe di frontiera della Ddr non fu un evento inatteso e accolsero tranquillamente i “violatori di frontiera”. I punk vennero trasportati in luogo di ristoro e dopo una colazione e il controllo dei documenti vennero rimandati a Ovest attraverso diversi passaggi di frontiera. Lo spettacolo, uno dei più divertenti legati alla divisione della città, si ripeté per diversi mesi. Ora la storia accelerava decisamente i propri tempi.

Il 23 agosto 1989, l’Ungheria rimosse le sue restrizioni al confine con l’Austria e a partire dall’11 settembre 1989 più di 13.000 tedeschi dell’Est scapparono verso l’Ungheria; all’annuncio che non sarebbe stato consentito di attraversare la Cortina di ferro ai cittadini non ungheresi, i profughi inondarono le ambasciate tedesco-occidentali a Budapest e Praga. Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa convocata per le 18, gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. Nei giorni e settimane successive molte persone accorsero al muro per abbatterlo e staccarne dei souvenir: queste persone furono chiamate Mauerspechte (in tedesco significa letteralmente “picchi del muro”). Il 18 marzo 1990 furono tenute le prime e uniche libere elezioni della storia della Repubblica Democratica Tedesca; esse produssero un governo il cui principale mandato era quello di negoziare la fine stessa dello Stato che rappresentavano. La Germania fu ufficialmente riunificata il 3 ottobre 1990 (questa è la data designata per il “Giorno della riunificazione”), quando i cinque Laender già esistenti nel territorio della Repubblica democratica tedesca ma aboliti e trasformati in province (Brandeburgo, Meclemburgo-Pomerania Occidentale, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia), si ricostituirono e aderirono formalmente alla Repubblica federale tedesca (Germania ovest).

Attualmente il Muro di Berlino esiste solo per qualche centinaia di metri, dove è stato allestito una sorta di ‘museo a cielo aperto’, a testimonianza delle vittime che tentarono di fuggire verso le libertà.

 

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