La Puglia che non ti aspetti

ROMA – Nell’immaginario collettivo la Puglia significa mare cristallino, baie incantevoli, spiagge dorate, calette,   scogliere a strapiombo e ancora trulli, masserie e ulivi.

Ma la Puglia non è solo questo perché anche lei, come  ogni regione d’Italia,  ha i suoi tesori nascosti: monumenti, abbazie, ipogei affrescati, santuari come  nell’entroterra garganico  dove si incontra l’anima più vera della Puglia. Un mondo di colli e borghi che si elevano inaspettati al margine di quella piana sconfinata che è il Tavoliere foggiano, fatto di dolci paesaggi che si contrappongono a rigogliose foreste di querce e faggi i cui borghi su di essi adagiati sembrano incantevoli presepi. Romantici paesi dalle case in pietra, dove la bellezza della natura incontaminata si sposa con  la presenza di centri ricchi di storia e con  la quiete delle antiche atmosfere paesane. Una destinazione diversa, lontano dal turismo di massa,  rispetto al resto della Puglia, custode di una straordinaria varietà di colori ed emozioni.

 Un itinerario poco conosciuto ma sorprendente è quello dei  Monti Dauni  che di borgo in borgo vi porta a scoprire le tracce della presenza di un antico popolo i Dauni e poi la presenza di Roma e i segni lasciati dai Bizantini, Normanni e Svevi, da Templari e Crociati, Angioini e Aragonesi, pastori e briganti.  Un percorso storico-culturale  che non può che iniziare dai siti archeologici e dai musei, piccole collezioni di reperti e testimonianze del passato che quasi ogni borgo ha. Ma oltre ai siti e  ai musei tutto il territorio dei Monti Dauni è un museo a cielo aperto con i ponti romani posti lungo le antiche vie di comunicazione, i ruderi di borghi ormai scomparsi che sembrano sculture all’aperto immerse in un paesaggio integro.

Partendo da Foggia la prima cittadina che si incontra è Lucera. Colonia romana sin dalle guerre sannitiche è stata tra le residenze preferite da Federico II. Posta su tre colli da cui domina la piana del Tavoliere è stata scenario di importanti avvenimenti storici. Il territorio che la circonda è ricco di vigneti, uliveti e vaste distese di grano, puntellate da masserie, dove riscoprire il sapori della tradizione e la genuinità dei cibi. La solida cinta muraria, con cinque porte di cui oggi rimane solo Porta Troia, testimonia il suo passato da città guerriera. Il borgo antico, caratterizzato dall’intricato assetto urbanistico saraceno, custodisce tra vicoli e viuzze splendidi monumenti, tra cui la bella basilica cattedrale di Santa Maria Assunta eretta per volere di Carlo II d’Angiò, il Museo di Archeologia Urbana, l’Anfiteatro Romano con  due magnifici portali in pietra e una scenografica scalinata di accesso all’arena,la Fortezza Svevo-Angioina, Piazza del Duomo, il Museo Civico Fiorelli, il Museo Diocesiano ospitato nel settecentesco Palazzo Vescovile, la Chiesa Santuario di San Francesco d’Assise,  la Chiesa di San Domenico, la Chiesa di Sant’Antonio Abate e la Chiesa e Convento del  Carmine. Le strade del centro storico sono ricche di “edicole votive”, nicchie incassate  negli antichi palazzi  gentilizi costruite per ospitare un’immagine sacra.

Splendidi boschi fanno da cornice  a Faeto. Adagiato sul fianco orientale del Monte Perazzoni, dai suoi 866 metri di altezza domina il Tavoliere, offrendo panorami unici che abbracciano il Golfo di Manfredonia e il Promontorio del Gargano. I dintorni del paese sono caratterizzati da sterminate distese di faggi, da cui il nome Faeto. Il paese si raccoglie intorno a stradine e vicoletti tortuosi che si snodano attorno alla Chiesa Madre del SS. Salvatore. Per gli amanti della natura, Faeto offre, per più di 150 ettari, faggi, querce, cerri e latifoglie. Suggestive le sorgenti di acque minerali dalle rinomate proprietà diuretiche e curative. Le più frequentate sono : il “Piscero” , la fonte di San vito, la fontana di Coppi, immersa nel bosco comunale e la fontana di “Sciurtone”. I  numerosi i mulini diffusi sul territorio  sottolineano l’importanza dell’acqua, sia da un punto di vista agricolo ma anche dal punto di vista economico e turistico. Diversi i siti di rilevanza artistico-culturale: la chiesa Madre del Santissimo, costruita nel 1570 utilizzando il materiale dell’antico Castello, il suggestivo Belvedere e  la Casa del Capitano (XV/XVI sec.) dove ha sede il Museo Etnografico per fare un viaggio alla scoperta della società rurale di un tempo attraverso numerose testimonianze storico-culturali. Aria frizzante, un notevole patrimonio gastronomico locale e un prosciutto dal sapore inconfondibile, fanno di Faeto una meta indimenticabile.

Proseguendo l’itinerario lungo l’Appennino dauno settentrionale si incontra Roseto Valfortore.  A guardia della Valle del Fortore ed immerso nel Bosco Vetruscelli, habitat di rose selvatiche ed orchidee, è meta di escursioni verso antichi mulini ad acqua. E’ chiamato anche “Borgo degli Scalpellini” per i bei portali e bassorilievi in pietra locale scolpiti da artisti del luogo. Roseto Valfortore sorge sul pendio che scende nella valle del fiume Fortore, situato ad est del centro urbano. 

Innumerevoli feudatari si sono avvicendati al suo governo. Tra i più importanti, si segnalano i Di Capua che si insediano nel 1294 con Bartolomeo I. Sarà, tuttavia, nel 1497 con Bartolomeo III che il borgo vivrà gli anni del suo massimo splendore. Di notevole interesse, la Chiesa Madre Santa Maria Assunta, la Chiesa ed Oratorio di San Filippo Neri che ha al suo lato l’Arco della Terra, l’ingresso principale al Borgo antico, l’eco-museo O.SE.AP, il Palazzo del Marchese con il suo imponente torrione circolare, le fontane, la Casa dell’Artigiano dove potrete scoprire gli strumenti dell’artigianato ottocentesco e l’Antico Forno a paglia ancora funzionante. Roseto Valfortore  fa parte dei Borghi più belli d’Italia.

Non lontano da Roseto Valfortore c’è Alberona. Antico feudo dei Cavalieri Templari, Alberona si trova alle falde del monte Stillo circondata da una vegetazione rigogliosa, a 732 metri sul livello del mare. E’ detto anche “paese dell’acqua” per la ricchezza di sorgenti e torrenti e le tante fontane tra cui la famosa Fontana Muta. Oltre alle bellezze artistiche, Alberona offre anche bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Sono, infatti, circa 600 gli ettari di superficie boschiva che occupano il territorio. Borgo mediovale  e  custode di un passato mistico intrecciato con la storia dei Templari e dei Cavalieri di Malta, Alberona presenta architetture monumentali incastonate tra viuzze nascoste per poi liberare panorami mozzafiato con il Belvedere Muraglione. Artisticamente è segnata dalla presenza dei Templari,con la Chiesa di San Rocco, la torre del Gran Priore e la Chiesa Madre che custodisce ancora alcune reliquie, le ossa di San Vitale e un’ampollina del suo sangue. Importante anche la chiesa di San Giuseppe per il suo portale in stile gotico e l’altare in pietra. Alberona ha ottenuto due importanti riconoscimenti: la Bandiera Arancione e il diritto di appartenenza ai Borghi più Belli d’Italia.

Tra i centri più ricchi di storia della parte settentrionale  dei Monti Dauni è senza dubbio Pietramontecorvino. Sorge a nord-ovest di Lucera a 456 metri sul livello del mare. Il suo centro storico è denominato Terra Vecchia: vi si accede oltrepassando un bellissimo arco gotico ed è costituito da un agglomerato di case in parte scavate nel tufo e in parte fondate su di esso, su cui emergono il palazzo ducale, edificio a tre piani con stemma angioino, la torre normanno-angioina, alta circa 30 metri, e la chiesa madre dedicata all’Assunta della fine del XII secolo. L’impianto urbanistico e architettonico mediovale ha subito qualche trasformazione. Molte case costruite su originarie grotte, sono le stesse di quel tempo.  La straordinarietà di questo centro storico sta nel fatto che è davvero un tutt’uno, seppure completato in tempi diversi.  Il borgo di forma circolare era racchiuso da mura fortificate (oggi quasi completamente distrutte) con case-torri e tre porte di accesso: Porta Santa Caterina, la Portella e Porta Alta. Quest’ultima è l’unica ancora esistente. Attraversandola si colgono gli aspetti più suggestivi del paese: case che emergono dalla roccia oggi adibite a cantine e depositi, strade tortuose con scalinate scoscese e archi di comunicazione tra le case. Secondo la tradizione, la cittadina sorse dopo la parziale distruzione di Monte Corvino, compiuta nella prima metà del XII secolo da Ruggero il Normanno, quando la sua popolazione si rifugiò nelle grotte della Preta. Merita una visita il ristorante didattico Castel di Pietra che offre la possibilità di scoprire i segreti della gastronomia locale.

Oltre  alle sue opere monumentali Pietramontecorvino possiede numerose bellezze naturalistiche:  aree verdi, regno incontaminato di cinghiali e ricco di vegetazione, con numerosi sentieri, adatti a passeggiate, sport ed escursioni. Anche  Pietramontecorvino fa parte dei  borghi più belli d’Italia ed è stata insignita della prestigiosa Bandiera Arancione, del Touring Club Italiano.

  Anche sul versante meridionale dei Monti Dauni si incontrano centri ricchi di cultura e  di meravigliosi paesaggi. Uno dei più noti è Troia, un’antichissima città le cui origini  risalgono all’eroe greco Diomede. Simbolo di Troia e suo monumento più illustre è la Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta , voluta da Girardo da Piacenza. La facciata della Cattedrale  è uno degli esempi più puri del romanico pugliese  ed è costruita su due piani. Nel piano inferiore c’è la porta centrale in bronzo, scolpita nel 1119 da Oderisio di Benevento con  uno dei più bei rosoni del mondo  suddiviso in 11  undici pannelli su cui sono rappresentati stemmi, alcuni dei quali sostituiti nel Seicento. Di grande interesse il Museo del Tesoro della Cattedrale di Troia,  la Chiesa di San Basilio Magno, il Palazzo D’Avolos  il Palazzo Vescovile e i Palazzi Nobiliari: il Palazzo dei Gesuiti e il Palazzo San Domenico.

 Da Troia si prosegue verso Celle San Vito. Minuscolo gioiello a difesa dei pellegrini che si recavano in Terra Santa, ancora oggi nel borgo vive la tradizione linguistica e culturale  francoprovenzale iniziata da una colonia angioina nel 1269. E’ il più piccolo comune della Puglia e insieme a Faeto,  l’unico dove si parla  il franco-provenzale. E’ un paesino molto suggestivo,  raccolto lungo lo sperone di un colle e circondato da lussureggianti boschi, profumati frutteti e numerosi corsi d’acqua.  Il suo  centro storico  vi sorprenderà con i suoi vicoletti che si inerpicano tra le case in pietra a vista e le scritte delle vie in franco-provenzale su pannelli di ceramica decorata.  Tra i monumenti più importanti: la Chiesa Santa Caterina del XIX sec., la fontana con i lavatoi pubblici dove in passato le donne  venivano a lavare i panni, l’Arco dei Provenzali, antica via di accesso al borgo formato da 2 portali a tutto sesto in pietra. Infine imperdibile una passeggiata al Bosco di Celle San Vito. 

A pochi chilometri da Troia  troviamo Orsara di Puglia adagiato ai piedi di Monte San Marco, a 635 metri d’altezza, circondato da 1200 ettari di boschi. Arroccato attorno all’Abbazia di Sant’Angelo, dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, il cuore del centro storico orsarese fu scelto anche come piattaforma militare d’importanza strategica, circostanza confermata dalle superstiti mura di un antico castello fortificato. Il paese, che conta circa 30 siti di grande interesse storico e architettonico, è stata insignita della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano e premiata da Slow Food con l’ingresso nel novero delle città slow.  Custode della fede cristiana ed esempio del genio dell’architettura sacra, l’Abbazia di Sant’Angelo, oggi detta “dell’Annunziata”, è la prima storica costruzione che appare alla vista di chi raggiunge Orsara. Il complesso, immerso nel verde, comprende la Chiesa di San Pellegrino e la Chiesa dell’Annunziata. L’elemento più importante e suggestivo, tuttavia, è costituito dalla Grotta di San Michele, chiesa scavata nella roccia presumibilmente nel 200 dopo Cristo. Il tempio di pietra sorge all’interno di un anfratto naturale. Si tratta di uno tra i luoghi di culto più importanti e antichi del Mezzogiorno d’Italia.

Tornando verso Foggia  si arriva ad Ascoli Satriano, in assoluto uno dei paesi più interessanti dei Monti Dauni dal punto di vista architettonico e archeologico. Situato su un’altura che si divide in tre colline, dette Pompei, Castello e Serpente, sulla valle del Carapelle dove gli amanti di arte, archeologia e storia possono ammirare un ricco ed antico patrimonio che parte dal Parco Archeologico dei Dauni dove sono visibili i resti di un insediamento della Daunia antica, risalenti ai secoli VI-IV a.C.e in località Faragola i resti di una villa romana, una grandiosa testimonianza di una raffinata residenza di campagna: 500 mq di terme, rivestiti di mosaici e foglie d’edera cuoriformi come motivo ricorrente. Iacuzzi dell’antichità con tubuli in terracotta per il passaggio dell’aria calda. Dieci vani per il cakldarium e frigidarium e almeno 4 vasche per piscine di varie dimensioni per acqua di varia temperatura e una cenatio (sala da pranzo), circondata da un portico e articolata su tre livelli pavimentali. La villa è dotata  anche di un rarissimo stibadium, ossia un divano in muratura per banchetto. Imperdibile una visita al Museo Civico Archeologico Pasquale Rosario dove si può ammirare  una ricca sezione numismatica oltre ad una collezione di oggetti ceramici e metallici. In questo Museo è stata allestita  l’esposizione di uno straordinario gruppo di oggetti provenienti da vecchi scavi clandestini, riapprodati dopo lunghe traversie al luogo d’origine e dove è possibile ammirare uno straordinario ritrovamento archeologico: il “trapezophoros”, in marmi policromi, che rappresenta due grifi che azzannano un cervo e un  “podanipter”, un bacino rituale decorato, entrambi restituiti all’Italia nel 2010. Altri monumenti degni di nota sono la Cattedrale in stile romano-gotico con un interessante affresco sulla “Natività di Maria”di Vito Calò della seconda metà del Settecento; la Chiesa di San Giovanni Battista del XII secolo  che è tra le più antiche, la chiesa dedicata al Santo Patrono Potito Martire del XVII secolo nel cui interno è conservato un magnifico coro ligneo barocco del 1643, il Complesso Monumentale di S.Maria del Popolo e il Palazzo Ducale.  Ancora percorribile è il Ponte Romano del I-II sec. d. C., a tre arcate sul fiume Carapelle. Un acquedotto Romano sotterraneo è stato individuato nelle campagne sottostanti il paese. Interessante. infine,  è l’opera muraria che i Romani realizzarono per la captazione delle acque sorgive. Molto suggestivo  il centro storico dove si alternano case, palazzi nobiliari e botteghe che scendono dal castello, lungo vie e vicoli in un intreccio labirintico.

 

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