Giada Curti. Collezione primavera estate ispirata a Elisabeth Vigée Lebrun

ROMA – Rose e donne eteree per la collezione sofisticata della nota stilista romana ambientata in un immaginario giardino fiorito tra petali e versi poetici. Sfilano su un viale di petali dieci abiti da sera dal sapore neoclassico, voluminosi e trasparenti. Una couture romantica, una linea all’insegna dell’eleganza e della femminilità.

Organze di seta stampate, satin e chiffon impreziositi da sovrapposizioni di pizzi rebrodés e chantilly su macramè costruiscono armonici volumi e sensuali trasparenze. Decorazioni di perle piovono sul décolleté illuminando il viso, mentre le braccia sono avvolte da maniche a guanto in alternanza a tulle e pizzo. Delicati fiocchi evidenziano il punto vita, leggere e ampie gonne a ruota rendono elegante il portamento. I capelli sono adorni di bouquets brodés di rose. I colori: cipria, verde acqua, celeste polvere e rosa antico per le dieci splendide toilettes soirée. E tante, tante rose tra i capelli e sui vestiti.

“Donne come steli su cui poggiare petali” spiega Giada Curti – “Donne uscite da un dipinto di Elisabeth  Vigèe-Le Brun, nobili e semplici, apparentemente fragili, ironiche e civettuole che scelgono colori delicati e fresche fantasie di cespugli di rose su sfondi bianco e avorio. Per rendere ancora più romantici gli abiti, i tessuti sono imbevuti di essenza di rose. La sposa chiude il defilé indossando un delicato taffetà rosa antico. Tulle e pizzi chantilly creano trasparenze in un trionfo di romanticismo. E l’abito diventa poesia.

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