“Nel nome del Rock”: Spiritual Front, Plastic Made Sofa, The Great Fire of Rome

ROMA – Sul palco di Nel Nome Del Rock, il festival di concerti rock – organizzato dall’associazione omonima Nel Nome Del Rock – che ogni anno, nei primi giorni di Luglio si svolge a Palestrina, in provincia di Roma, si sono esibiti, rispettivamente i The Great Fire Of Rome, i Plastic Made Sofa e gli Spiritual Front. Il risultato è stata una serata all’insegna della buona musica e di ottime performance da parte di tutti e tre i gruppi.

The Great Fire of Roma

Con i The Great Fire of Rome, primo gruppo d’il pubblico si è trovato davanti un gruppo molto ispirato ai The Queen of The Stone Ages, e che ha eseguito alla fine una cover di Call me dei Blondie molto interessante.
 

 

Plastic Made Sofa

I Plastic Made Sofa, secondo gruppo spalla, sono invece un gruppo bergamasco, molto bravi, che suonano principalmente pop frizzante, molto orecchiabile.
Nonostante la giovane età hanno già all’attivo un album che hanno appena finito di incidere, e una partecipazione ad un contest per l’Heineken Jammin’ Festival. Dovrebbero essere uno dei gruppi più trasmessi dalle radio (speriamo infatti aprano loro presto le porte, perché meritano davvero, sia per la qualità della loro musica, sia perché hanno una competenza musicale non da poco e sono tutti, cantante incluso, ottimi musicisti che all’occorrenza, sanno suonare anche più strumenti. Segnaliamo a riguardo il tastierista nonché chitarrista, e il cantante, che a seconda dei brani, ha alternato chitarra elettrica, acustica, e ukulele).

Spiritual Front

I catalizzatori però della serata, sono stati indubbiamente gli Spiritual Front, capitanati dal carismatico Simone “Hellvis” Salvatori.
Se pensavate infatti, care signore, che i gentiluomini si fossero estinti come i dinosauri, avete sbagliato, perché in realtà esistono ancora.  Sono  più o meno le 23,30 quando gli Spiritual salgono su il palco,   in completo nero e cravatta bianca e  iniziano, insieme agli addetti, a prepararsi per la loro esibizione. Stanno sistemando gli strumenti e finendo di togliere quel che è rimasto dell’esibizione precedente, lo si vede bene da sotto al palco, appoggiati alle transenne, ma lo fanno con una classe e una delicatezza inaspettati. Sembra che invece di avere a che fare con degli strumenti, abbiano davanti donne che aiutano  a prender posto a sedere, e a cui porgono la sedia nel ristorante dove le hanno portate fuori a cena, con cui si mostrano attenti e solerti, e a cui non staccano gli occhi di dosso neanche per un minuto. Iniziano con il primo pezzo, poi con un altro, e continuano con tutti quelli previsti in scaletta, poi ad un certo punto, dedicano una delle canzoni in scaletta agli organizzatori del concerto, ma in modo sincero, molto lontano dalla carineria che si può avere solo per rispetto e circostanza.  La loro musica, dalle melodie molto suggestive, è un mix di suoni country, neofolk , ispirata moltissimo anche alle colonne sonore di Ennio Morricone, con rimandi  a Johnny Cash, Scott Walker e Nick Cave and the Bad Seeds. Dal 2000 circa, anno a cui risale la fondazione del gruppo, hanno acquisito un grande successo all’estero, tanto da arrivare a suonare in tutta Europa con numerosissimi live, e sul  palco di festival importanti come l’Heineken  Jammin’ Festival per esempio, o quello del Rockpalast.

Non sbagliano di una virgola, il pubblico femminile apprezza moltissimo Simone H. Salvatori,  (ed esprimono questo entusiasmo), ma d’altronde come dargli torto? Come possono non attirare l’attenzione, oltre ad una musica stupenda e coinvolgente, che sa trattare temi diversi e si dimostra sempre all’altezza di ciò che viene affrontato, a cui è di giusto accompagnamento per questi “aedi” e dei loro racconti, un carisma,  una voce languida come la sua, preceduta da un’entrata  in scena alla Cash, e altri gesti simili, sempre sullo stesso stile, che si ripeteranno ad ogni pezzo suonato?  Spiritual Front: quando la classe non è acqua, (e il fascino acqua di colonia).

 

Spiritual Front – Jesus died in Las Vegas

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