Jacko, il naso di Cirano – racconto decimo

“Off the wall” aveva venduto venti milioni di copie nel mondo: traguardo mai raggiunto coi fratelli,  Michael Jackson da solo rendeva molto di più.  Il sodalizio con Quincy Jones funzionava: produttore esperto, comprensivo, affettuoso, che gli dava massima fiducia. Tutto l’opposto di suo padre, diverso anche da Berry Gordy, che preferiva le persone servili, Quincy sceglieva invece canzoni proposte dallo stesso Michael .

Il cantante si stava avviando a una ascesa planetaria. Il 27 febbraio 1980 Jacko vinse, in occasione degli Image Awards, il Grammy come miglior interprete maschile di R&B con “Dont’t stop ‘til you get enough”,  canzone di “Off the wall”;  il mese prima era stato premiato come miglior  artista maschile, miglior album e miglior singolo Soul and R&B. Il video esprime l’immagine più naturale del re del pop,  più vera e per questo forse più cara a molti, al massimo di sensualità e avvenenza.

Michael Jackson – Don’t stop ‘til you get enough

Eppure Michael non si trovava affascinante quando si vedeva in foto o nelle clip.
Com’è andata agli Image Awards? – gli chiese la Toya incontrandolo dopo la premiazione
Nulla di speciale…
Sua sorella lo guardò interrogativa.
–     Dopo tutto ho vinto un solo awards   – disse Michael
–     Hai venduto venti milioni di copie…
–     La prossima volta andrà meglio… –  Jacko scrollò le spalle, lasciando La Toya di stucco.

***

Quincy Jones scese dall’automobile e imboccò il cancello sorvegliato di Hayvenhurst,  dove aveva un appuntamento con Michael, superando le solite ragazzine assiepate fuori della villa nella speranza di vederlo. La Rolls Royce nera del cantante, parcheggiata sul retro, gli fece capire che Jacko era in casa. Mentre si dirigeva all’entrata vide uscire Joe Jackson,  lo salutò ma l’uomo non rispose: “Che maniere!” – pensò il produttore e suonò per annunciarsi. Affacciandosi alla finestra il
re del pop lo chiamò e  di colpo, scorgendolo,  le adolescenti scoppiarono in un boato corale:
–  Michael ti amooo!!!
Una volta all’interno, nelle stanze di Michael, chiare, calde  e piene di peluches,   Quincy sedette sulla poltrona di fronte al ragazzo. Chiese un bicchier d’acqua, bevve e con la coda dell’occhio scorse il serpente boa  muoversi nella teca, fece una smorfia di disgusto.
Che impressione!
Chi? Muscolo? – Jacko si alzò, andò dal rettile, lo sollevò e se lo avvolse intorno al collo, guardando l’altro con aria di sfida.
Quincy alzò le braccia:
Non fare cavolate… per l’amor di Dio!
–     Muscolo è un boa addomesticato… – rise Michael
Lascialo stare… vieni qui  – l’uomo si asciugò il sudore con un sospiro  –  piuttosto… ho visto tuo padre uscire, sembrava furente… non mi ha salutato… cosa gli prende?
Il re del pop tornò a sedersi.
–    Abbiamo appena litigato.
Quincy  lo fissò interrogativo.
L’ho licenziato –  comunicò Michael – gli ho detto che affiderò la gestione dei miei affari a un legale… John Branca.
Attimi di esitazione e silenzio
Sei sicuro? – sussurrò mister Jones
Sono grande, ha finito di fare il bello e il cattivo tempo…con mio padre non c’è mai stato rapporto – spiegò il ragazzo accoratamente –  ho appena saputo che ha avuto una figlia da una donna che ha quasi vent’anni meno di lui…
Succede…
Succede a mio padre!
Michael  era addolorato. Quincy pensò che non diceva mai parolacce, che si nascondeva come una suora di clausura,  mentre uno stuolo di ragazzine lo aspettava fuori lui non aveva una fidanzata:  brutta delusione, ora, scoprire la sorellastra!   Gli sembrò molto più giovane della sua età, puerile, troppo fragile. Lo guardò incerto, preferendo cambiare discorso:
Allora… la canzone per Diana?
Vieni,  ti faccio sentire… –   Jacko gli  fece cenno di seguirlo – perché non la chiamiamo “muscoli” come il boa?
Sei proprio fissato!
Scendendo nella sala degli strumenti musicali,  sentirono Katherine Jackson rincorrerli affannata :
Mister Jones!
Quincy sorpreso:
Dica signora Jackson…
Volevo parlarle… sono così preoccupata!
Si può sapere che vuoi?!  – gridò Michael alterato
Sono preoccupata – insistette sua madre – signor Jones mio figlio si sottopone a turni massacranti… la danza, gli esercizi fisici, le questioni economiche, le coreografie, scrive canzoni:  lo sforzo per controllare la sua carriera è enorme!
Stia tranquilla – rispose il produttore – Michael sa quello che fa:  sono ammirato di come conosce i meccanismi dell’industria.
Ma è troppo! – sottolineò la donna agitando le mani
Michael la spinse fuori della porta:
Mamma vattene in camera tua!

***

In quel periodo Michael Jackson, impegnato nel tour “Off the wall”, stava studiando un passo di danza , che non riusciva a mettere a punto, ispirato alla breack dance. Sul palcoscenico, dopo aver scaldato i muscoli, lo provò e lo riprovò fino  a stancarsi. Continuò imperterrito, senza mangiare, senza sentire i morsi della fame, sebbene a  digiuno, dopo ore di ginnastica,  la testa gli girasse. Non importava: era necessario raggiungere il risultato sperato.
Michael, non esagerare – lo redarguì Quincy pensando che fosse veramente troppo
Non preoccuparti… –  il re del pop si deterse il sudore dalla fronte
Ma Michael!
Jacko  si voltò, pose un dito sulle labbra per dirgli di star zitto. In quello stesso momento  mise un piede in fallo, scivolò e cadde in avanti. Picchiò il naso. Rimase inerte. Mugolò dal dolore. Lo sollevarono. Continuava  a lamentarsi. Non si riebbe nemmeno con del ghiaccio sulla fronte. Allora chiamarono un’ambulanza che lo portò all’ospedale. La diagnosi fu incrinatura del setto nasale. Non lo videro sul lavoro per un po’ di tempo.

***

La canzone scritta da Michael per Diana Ross “Muscles”,  si era rivelata un successo che aveva riportato la cantante nella top ten americana. Per festeggiare Diana diede a casa sua un party al quale, naturalmente,  invitò Jacko e Quincy Jones. La festa era affollata di gente dello spettacolo. Alle ventidue, sentendo suonare alla porta e credendo che fossero arrivati entrambi, la Ross si precipitò ad aprire di persona. Ma si lasciò andare a una esclamazione delusa quando vide solo Quincy :
E Michael? E’ ancora in ospedale?
Il produttore scosse la testa:
–  Michael non è voluto venire, ha ancora il viso fasciato.
Diana allargò gli occhi:
Come mai?
Quincy Jones la trasse in disparte e abbassò la voce:
Si è fatto una rinoplastica…  da tempo voleva assottigliarsi il naso,  approfittando del fatto che se lo è rotto… mi raccomando non farti sentire dai giornalisti, Michael si arrabbierebbe…
La Ross gli servì da bere:
Speriamo gli venga bene,  con i chirurghi plastici non si è mai sicuri… mi spiace che non sia qui, ci tenevo a ringraziarlo…  “Muscles” sta facendo furore…
E’ una canzone  sensuale – spiegò Quincy Jones
Sensualissima – convenne  Diana –  quando dice quanto si goda nel sentire i muscoli di un uomo sul corpo, non so se Michael stia parlando delle mie fantasie o delle sue…
–    Le male lingue insinuano che si faccia ritoccare per assomigliare a te o a sua sorella –  e ridendo Quincy alzò il calice dello champagne.    

Diana Ross  – Muscles

***           

Nell’agosto del 1982 il ventiquattrenne Michael Jackson, ormai nell’olimpo delle star, entrò nello studio A del Westlake audio a Los Angeles, fissò Quincy Jones che lo aspettava e  disse:
Qiù… questo disco non deve essere come Off the wall, ma tre volte migliore… ci metteremo il tempo che serve, lavorerò fino allo stremo…
Quincy scosse la testa:
E’ sufficiente bissare Off the wall..
Qiù sarebbe una delusione…
Quincy Jones fece un passo indietro:
Mike mi spaventi, niente ti va bene… se fa flop ti suicidi?
Non essere catastrofico…
Anche il tuo naso non era come quello di Cirano…
Chi?
Cirano di Bergerac, un personaggio drammatico… un uomo così insicuro del suo aspetto da scrivere versi  alla fanciulla di cui era pazzo facendosi passare per un altro!
Jacko restò sovrappensiero.
Io non mi faccio passare per un altro…  il viso ci ha guadagnato, no?
Jones accennò di sì senza entusiasmo.
Bene, anche il disco deve conquistare il  mondo! – esclamò Michael

Parlavano di “Thriller”, album che uscì alla fine del 1982 e segnò lo spartiacque nel quale  i video divennero il mezzo promozionale per la musica pop e MTV il canale più importante. Vincitore di ben 8 Grammy Awards, ne furono vendute 100 milioni di copie e, primato mondiale insuperato, continua a vendere ancora. Per girare il videoclip Jacko aveva chiamato John Landis,  affascinato dal suo “Un lupo mannaro americano a Londra”. Il regista aveva chiesto ben cinquecentomila dollari, cosa che fece perdere le staffe al produttore,  ma,  piuttosto che rinunciare, Michael preferì pagare di tasca sua: voleva che per “Thriller” Landis ripetesse qualcosa di analogo e strabiliante come il  film. Michael ballò come mai:  per lui era quella la felicità.  Era tutto ormai pronto per il lancio quando accadde un fatto imprevisto.  Preoccupatissimo  il re del pop si precipitò da John Branca, il suo avvocato.
John una catastrofe! Dobbiamo bloccare la clip: i testimoni di Geova hanno saputo che in Thriller c’è una danza di zombie e mi hanno accusato di promuovere pratiche occulte!  Non bastava che mia madre si incavolasse perché la ragazza è una playmate!|
Stai calmo – disse John Branca – aggiungeremo una dichiarazione in sovraimpressione…  diremo che non si intende promuovere nessuna pratica…
Dio volle che  il video fosse pubblicato e fu subito best seller. Vi compare il Michael Jackson dei tempi migliori, ma già con naso assottigliato.

Michael Jackson – Thriller

***

L’aspetto fisico di Michael Jackson si stava trasformando sotto gli occhi di tutti, andava limandosi, addolcendosi, plasmandosi come una scultura d’argilla. Era bellissimo e non lo sapeva. Stava crescendo, aveva abbandonato il padre,  musicista adulto, era sua ogni responsabilità e ogni errore. L’autonomia lo stava conducendo ad essere il cantante più acclamato del pianeta. I fans che andavano alle sue esibizioni cadevano in deliquio come di fronte ai santi. Ma nel suo viso nero, pensava lui, c’era qualcosa di sbagliato:  al ritmo di “Thriller”, da solo davanti allo specchio, danzava guardandosi.  Si trovava mostruoso come lo zombie della canzone. Si faceva le boccacce in segno di disprezzo. Rideva al pensiero dei sostenitori: perché lo trovavano straordinario? Il suo naso non lo convinceva anche se era rifatto, lo odiava come Cirano de Bergerac aveva odiato il suo. Jacko  ballava, ballava, ballava per scaricare la tensione, finché non stramazzava esausto. Allora si lasciava andare a un pianto disperato: gli mancava un affetto, qualcosa, una spalla, due braccia forti, anche qualcuno che gli tenesse la fronte. Per meglio capire, balziamo in avanti nel tempo e osserviamo una intervista del 1993 a Oprah  Winfrey, nella quale Michael Jackson, dopo aver raccontato la sua infanzia,  chiarisce come il bambino prodigio  fosse ostia  per lo show,  come vivesse quale “perdita” il ciclo naturale della vita, come fosse pessimo il rapporto con il suo corpo.

Michael Jackson intervistato da Oprah Winfrey 1993

Michael Jackson talks to Oprah (1993) [2/7] [Sottotitoli in italiano] from mjjforum.it on Vimeo.

(continua)

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