Il suicidio politico di Pannella

ROMA – Sembra che Marco Pannella voglia essere risucchiato nel gorgo maleodorante dove stanno per finire Berlusconi e i collaborazionisti di questo ‘stato della cose’ italiano.

Usiamo il termine collaborazionisti mutuandolo dalla storia francese del dopoguerra, dove con questo nome infamante venivano chiamati coloro che collaboravano con il governo fantoccio di Vichy che riceveva ordini esclusivamente dagli occupanti nazisti.
Può sembrare strano che Pannella vecchia volpe della politica, voglia legare i suoi ultimi anni, e la sua immagine pubblica, a questo governo che non ha ragione di essere. Ci si chiede perché lo faccia, perché, nonostante lettere accorate e messaggi su face book che lo richiamano alla realtà umana, si ostini, in nome di una real-politik, a dire che lui vuole salvare ciò che facciamo fatica a chiamare Governo: “ … sono fermamente convinto che sia metodologicamente necessario, democratico, dovere civile aiutare anche le istituzioni disastrate, tutte; e far durare la legislatura più in là che possibile, se possibile fino alla fine.” Con queste parole paradossali Marco Pannella  esprime, sulla sua pagina di face book,  la sua volontà politica.
E noi continuiamo a chiederci i perché di questa catastrofe, nel senso etimologico di ‘rivolgimento’. Ha detto “bisogna vedere ciò che Berlusconi offre” ma ha così bisogno di visibilità che pur di ottenerla è disposto a vendersi per trenta danari come le famose escort che bazzicano la Brianza? È impazzito improvvisamente entrando in paranoia credendosi un deus ex machina capace di salvar le sorti della nazione affiliandosi a questi personaggi che oggi stanno abbarbicati alla nave berlusconiana che fa acqua da tutte le parti? Vuole con un colpo di mano imporre la sua declinante leadership politica come un qualsiasi Mubarak da quattro soldi? Non si capisce proprio cosa gli è preso.
Certamente il suo oscuro cappello e indecifrabile cappello, apparso sulla sua dichiarazione di intenti, apparsa su face book, non ci lascia tranquilli sulla sua integrità mentale:

“Premessa e qualche risposta, informazione e chiarificazione pubblicata da Marco Pannella  il giorno venerdì 4 febbraio 2011 alle ore 20.13
Utili anche per tanti nostri cari, poveri, mostriciattoli, ululanti dal fango partitocratico. Che manifestamente ne abbisognano 🙂 M.P.
“Omnia immunda immundis. Tutto immondo a occhi immondi; e se non riesce loro di mostrare solo immondizie, sgomenti impazziscono.  Così, sperando di legittimare probabilmente la propria condizione sul presupposto che tutto il mondo, non solo loro, sia immondo, hanno urgenza assoluta di affermare che, dietro l’apparenza rara del “pulito”, non ci sia altro che l’inganno dello sporco. Così s’illudono di legittimarsi, di ripulire potenzialmente anche se stessi 🙂 Stop.”
Che significa? A chi è indirizzata? Non si capisce, proprio non si capisce.
Per fortuna che Emma Bonino, ‘la ribelle’, non ha perso per niente la bussola, né il semplice buon senso: “no, di Berlusconi non mi fido”. E il suo no è un no al suo padre padrone che le ha sempre tenuto la briglia corta, mandandola anche in ‘esilio’ da europarlamentare, pur di non farsi scavalcare da questa donna con forte identità umana e buona vista politica. Qualcuno ricorderà l’incomprensibile assenza di Pannella durante la campagna elettorale per la Presidenza della Regione Lazio, che vide la Bonino quasi vincente nonostante avesse combattuto a mani nude contro i carri armati del Pdl, che appoggiavano Renata Polverini.
Che stiano lì le ragioni del suo impazzimento? Non lo sapremo mai, però possiamo interpretarlo deducendolo dai comportamenti di un padre-padrone che viole che la realizzazione dei suoi figli-schiavi non oltrepassi mai la propria visibilità politica. Piuttosto riduce il Partito Radicale a quell’immagine squallida che potrebbe benissimo assomigliare all’ex radicale Capezzone.

Però ora è il caso di uscire dal politichese stretto, e dalla ‘ragionevoli ragioni di stato’, ed andare sulle strade dove pulsa il cuore del popolo che sente la politica con le viscere per capire meglio il suicidio politico ed umano a cui aspira Marco Pannella.
Sulle pagine di face book, insieme a messaggi talebani che credono al dio Pannella come questo: “Ma sono fermamente convinto che sia metodologicamente necessario, democratico, dovere civile aiutare anche le istituzioni disastrate, tutte; e far durare la legislatura più in là che possibile, se possibile fino alla fine.”
Ce ne sono molti altri  che sarebbero poi coloro che Pannella definisce i “cari, poveri, mostriciattoli, ululanti dal fango partitocratico” che esprimono con la pancia tutto il loro raccapriccio per questa ‘cosa’ di Pannella. Leggiamoli insieme: “… nessuna giustificazione! Marco, fraternamente, riposati e prova a credere di più in quello che spesso predichi… fatti da parte, lascia spazio ad altre voci!!!

“Pannella: non è rimbecillimento senile è la megolamania narcisistisca che ormai non ha più freni grazie alla corte di ventriloqui che Marco si è messo intorno come tutti i satrapi. Aveva scritto – davvero – “Se potessi parlare con Obama”, ed ora sullo stessa delirante lunghezza d’onda dice “se Berlusconi fa quel che dico io”.
“per nessun motivo si può dialogare con Berlusconi …bisogna tenersi lontani dalla sporcizia … “

“Se tratti con Berlusconi, non puoi invocare il principio autoassolutorio, di stampo leninista, che il Fine giustifica i mezzi. Perché in quel Fine c’è l’effetto collaterale dell’abilitazione di uno psicopatico, quale Berlusconi è e non da ieri, a interlocutore politico; significa dare altro ossigeno a chi sta facendo rotolare l’Italia a pezzi. E’ come parlare di iniziative a favore della cucina biologica con un adulteratore di cibi professionista … (…) Anche se so per certo che ti muovi per un (contro)ideale del tutto disinteressato, riflettici, te ne prego con tutto il cuore.”

“Dopo quasi 20 anni di porcate berlusconiane è rimasto solo lui (Pannella n.d.r.) a credere ancora che la rivoluzione liberale passi da Arcore … finché il partito radicale (che ho votato e che stimo) continuerà ad essere in balia del suo padre-padrone che elemosina a destra, a sinistra, al centro un piatto di lenticchie ed un po’ di visibilità, sarà destinato ad oscillare tra lo zero virgola ed il due meno qualche cosa …”

E, ieri, su La stampa, è apparsa di una bellissima lettera di un Radicale, Paolo Izzo, che vogliamo proporvi quasi per intero  

Pannella. L’obbligo di fare il pazzo.
“È assolutamente innegabile che, affinché i Radicali e le loro idee esistano e resistano, Marco Pannella deve fare il pazzo: sfiorare il suicidio con ripetuti e anacronistici scioperi della fame e della sete; ululare nello scarso minuto che la tv pubblica gli concede annualmente; minacciare ogni paio di mesi il suo schieramento di appartenenza di andarsene da Berlusconi.
E’ assolutamente innegabile che i Radicali siano tremendamente scomodi e antipatici perché laici, libertari, nonviolenti, onesti, sinceri: umani, cioè, fino al parossismo. Umanità che in politica, generalmente, non esiste proprio. Eppure, per una sensazione inconscia, per una stonatura che ha a che vedere proprio con l’umano più che con la politica (…) ritengo doveroso minacciarlo anch’io: se continua quel «dialogo», non mi vedrà al prossimo, imminente Congresso di Chianciano. Per quanto possa valere la mia assenza: che è rifiuto individuale, ma radicale.”

Ecco, come dice Paolo Izzo, per fermare un qualsiasi Pannella di turno, che è disposto a perdere la sua immagine e trascinare con sé che gli è stato accanto nelle lotte politiche per la giustizia sociale, è necessario dire un ‘no’ chiaro, come ha fatto la Bonino, e separarsi, senza negare la storia e i vissuti affettivi trascorsi. Potrà sembrare poco razionale e troppo ‘politicamente scorretto’, troppo sanguigno, troppo passionale, troppo ‘di pancia’, magari anche troppo irrazionale .. ma è ora di far entrare in politica tutto questo irrazionale sano che in sintesi significa far entrare in politica il concetto di umano che finora è stato lasciato in cucina come una Cenerentola.
Se non vogliamo una desolazione politica e sociale dobbiamo far entrare a palazzo quelle ‘sensazioni inconsce’ di cui parla Palo Izzo nella sua lettera.

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