Wall Street 2: il denaro, la crisi e le umane debolezze

Gordon Gekko è tornato, lo squalo finanziario più efferato degli anni ’80 si è rimaterializzato agli albori della crisi finanziaria più profonda dalla Grande Depressione del ’29.

Il primo Wall Street è uscito nel 1987 ed ha fotografato mirabilmente il clima dell’epoca, furoreggiava l’era reaganiana (1981 – 1989) intrisa di arrivismo, liberismo sfrenato e sprezzo per le regole. Gordon Gekko, con le sue bretelle, la sua brillantina, i suoi abiti firmati e, soprattutto, il suo cinismo declinato a regola di vita, era debordato, in quell’epoca, dagli schermi cinematografici, per pervadere i giovani operatori della finanza di tutto il mondo, gli yuppies, come si diceva all’epoca, ed assurgere a modello.

Splendidamente interpretato da Michael Douglas, premio Oscar come miglior attore nel 1987, il cinico Gekko lasciò il segno per il suo look, il suo cinismo e le sue perle di saggezza: “è tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”, “serve gente povera, furba e affamata, senza sentimenti. A volte vinci, a volte perdi, ma continui a combattere”, “se vuoi un amico, fatti un cane” e “il denaro non dorme mai” che è diventato il sottotitolo di Wall Street 2 uscito ieri nelle sale.

Gekko è uscito di prigione nel 2001 e nessuno era lì fuori ad aspettarlo; poi la narrazione passa al giugno 2008 e lo ritroviamo in un’aula universitaria a promuovere il suo libro “Greed is good?” (l’avidità è buona?). Dopo 8 anni di reclusione per i fatti accaduti nel primo film, cioè per la condanna per insider trading e frode fiscale, Gordon Gekko è cambiato o, perlomeno, lo sembra. Restituito al mondo libero il vecchio squalo della finanza, apparentemente ravvedutosi, si prodiga per  avvisare il mondo finanziario dell’imminente crack che si abbatterà di lì a breve (settembre 2008) nella già indebolita economia americana e mondiale, ma i suoi allarmi cadono nel vuoto a causa della sua cattiva reputazione che ancora lo perseguita. Gekko allora ripiega su se stesso e prova a recuperare il difficile rapporto con la figlia Winnie con cui ha rotto i contatti da anni perché lei lo detesta addebitandogli la colpa per il suicidio del fratello Rudy. Per riconquistare la fiducia della figlia il vecchio yuppie incanutito si adopera per dare una mano al ragazzo della figlia Winnie, un giovane broker di nome Jacob, ma le cose non sono come sembrano e le bolle, come i colpi di scena, sono sempre in agguato, compreso uno scontato e surreale lieto fine.

Il regista Oliver Stone sente molto  il tema finanziario e deve avere a cuore le sorti del personaggio così mirabilmente caratterizzato da Michael Douglas. Suo padre era un broker, quel mondo lo ha sempre conosciuto e Gordon Gekko ha incarnato il sentiment dell’epoca che ammantava il denaro e l’avidità con un’alea sexy che lo rendeva una simpatica canaglia. Un po’ per intuito, un po’ per casualità i temi trattati da Stone si sono fatti trovare sempre puntuali con le contraddizioni del tempo: dal rampantismo dell’era Reagan  alle illusioni della sbornia di internet, dalla bolla immobiliare alle promesse messianiche della green economy, annunciata bolla prossima ventura, sulla quale, fra dieci anni, Oliver Stone, probabilmente incentrerà il suo prossimo film: Wall Street 3, l’energia c’ha bollito tutti, con un corrucciato Gordon Gekko ottuagenario che si muoverà in carrozzella eco-sostenibile.

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