Il settore del software in Italia ha registrato un fatturato di 62,8 miliardi di euro nel 2023, segnando una crescita del +17,4% rispetto all’anno precedente.
Con oltre 26.000 aziende attive e più di 300.000 dipendenti, rappresenta uno dei comparti chiave per l’economia nazionale. Tuttavia, il contributo al PIL resta inferiore rispetto ad altri Paesi europei: in Italia è al 3%, contro il 7% della Francia.
Questi dati emergono dalla prima edizione della ricerca dell’Osservatorio Software & Digital Native Innovation del Politecnico di Milano, in collaborazione con AssoSoftware.
La ricerca evidenzia il potenziale del software come motore di digitalizzazione per le PMI e di innovazione per i settori tradizionali, pur rilevando un tessuto imprenditoriale frammentato, con l’83% delle aziende classificabile come microimpresa.
Innovazione e opportunità
Nonostante la frammentazione, l’Italia si distingue per la spinta all’innovazione: il 15% delle aziende è classificato come startup innovativa, e il settore è tra i primi sei per investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&D), con una quota superiore al 6% del fatturato.
L’arrivo di grandi investimenti internazionali, come l’apertura di nuovi data center di AWS, Google e Microsoft, e i 12,7 miliardi di euro del PNRR per il Piano Industria 5.0 rappresentano segnali positivi per il futuro.
L’Impatto dei software gestionali
I software gestionali dominano l’offerta italiana, utilizzati dal 79% delle aziende censite. Questo segmento è particolarmente rilevante per la digitalizzazione delle PMI, che nel 2024 hanno raggiunto un indice di maturità di 51,08 su 100, segnando un progresso significativo rispetto al passato.
Sfide e prospettive
Il settore deve affrontare diverse sfide, tra cui i costi elevati della digitalizzazione, la carenza di personale IT e la necessità di maggiori incentivi statali. Secondo Piermassimo Colombo, Vicepresidente di AssoSoftware, occorre una svolta culturale e politica per trasformare l’Italia in un hub europeo del software, con il potenziale di generare fino a 2 punti di PIL e 500.000 nuovi posti di lavoro entro cinque anni.
Con investimenti adeguati e una spinta all’innovazione, il comparto può diventare una delle principali leve per la competitività e lo sviluppo economico del Paese.