Alitalia. Aggiotaggio per Baldassarre. Per Berlusconi nessuna interferenza

ROMA – Non vi è nessuna ipotesi  di aggiotaggio e di insider trading da parte di Silvio Berlusconi dietro le sue dichiarazioni, nel 2008, quando era un deputato dell’opposizione durante il governo Prodi, in cui chiese che fosse una cordata italiana a salvare l’Alitalia.

Lo ha stabilito la procura di Roma che ha sollecitato il gip ad archiviare del procedimento aperto nei confronti dell’attuale presidente del consiglio.  Il fascicolo processuale era stato aperto a Lecce, e poi inviato a Roma per competenza territoriale, sulla base di una denuncia presentata da un azionista Alitalia, Francesco Toto, il quale lamentava un’interferenza dell’allora leader dell’opposizione, ai danni degli azionisti, che aveva determinato il ritiro di Air France dalla trattativa di acquisizione della compagnia di bandiera. A sollecitare l’archiviazione, con provvedimento firmato il 19 gennaio scorso, sono stati il procuratore aggiunto Nello Rossi ed il sostituto Andrea Mosca. Nel valutare se le dichiarazioni di Berlusconi a favore di una soluzione italiana si siano tradotte in interferenze e turbative del regolare svolgimento del mercato azionario, gli inquirenti della capitale hanno ritenuto, circa l’ipotesi di aggiotaggio, che Berlusconi «nell’esporre pubblicamente i suoi convincimenti e l’orientamento della sua parte politica sulla situazione dell’Alitalia – è detto nel provvedimento di cinque pagine – non ha diffuso notizie false nè posto in essere artifici, ma ha esercitato le sue legittime prerogative di politico e di parlamentare». In particolare, si è pronunciato su una «questione di interesse generale e ragionare diversamente significherebbe limitare arbitrariamente la libertà degli esponenti politici di qualunque parte politica di dibattere pubblicamente». Quanto all’ipotesi di insider trading, i magistrati di piazzale Clodio affermano che «è da escludere che Berlusconi disponesse ‘direttamentè di informazioni qualificabili come ‘privilegiatè, cioè di informazioni non ancora rese pubbliche e da lui detenute in virtù di una sua peculiare funzione o ufficio o relazione con gli organi di gestione della società».

Diversa la sorte per il presidente emerito della Consulta, Antonio Baldassarre, il quale è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aggiotaggio in relazione all’inchiesta sulla scalata all’ Alitalia. Il processo inizierà il prossimo 10 maggio di fronte alla sesta sezione collegiale del Tribunale di Roma.
Il rinvio a giudizio è avvenuto nel pomeriggio dopo che Baldassarre era stato messo a confronto con Giancarlo Elia Valori. ll procedimento è cominciato, come si è detto, nel 2007 quando Baldassarre si presentò come portavoce di una cordata di imprenditori che mostrava interesse all’acquisizione delle quote dell’Alitalia detenute dal ministero dell’Economia. Secondo l’accusa la cordata, entrata in competizione con Air France, che poi si ritirò produsse a garanzia della serietà della proposta sue documenti che l’accusa ha poi ritenuto falsi. A svolgere l’inchiesta è stato il procuratore aggiunto Nello Rossi insieme con il pm Francesca Loi che oggi è stata in udienza e con il pm Stefano Pesci e Gustavo De Marinis. Oggi Baldassarre si è presentato all’udienza assistito dagli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Alessandro Diddi. Particolarmente rilevante secondo quanto si è appreso (l’udienza si è tenuta a porte chiuse essendo davanti al gup), il confronto avvenuto tra Baldassarre e Valori, sul quale proseguono le indagini, che non si sono risparmiati reciproche accuse. La richiesta per il rinvio a giudizio è per il solo Baldassarre il quale secondo quanto sostenuto «poneva in essere artifici e generava e diffondeva notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione dei valori del titolo Alitalia Spa quotato sui mercati finanziari».

Secondo quanto sostiene l’accusa, l’ex presidente della Consulta, che è difeso dagli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Alessandro Diddi, avrebbe violato l’articolo 185 del decreto legislativo 58/98. Per i pm, Baldassarre, «creando, mediante varie convergenti operazioni, la falsa apparenza dell’esistenza di un gruppo di soggetti investitori effettivamente interessati all’ acquisto delle azioni di Alitalia Spa in mano al ministero dell’economia ed in grado (per disponibilità finanziarie e competenze gestionali) di portare a termine tale operazione, poneva in essere artifici e generava e diffondeva notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione dei valori del titolo Alitalia spa quotato sui mercati finanziari». Baldassarre presentò un’offerta di acquisto evidenziando la disponibilità di fondo di 500 milioni di euro. L’offerta della cordata Baldassarre condizionò, in particolare, le trattative per la cessione di Alitalia ad Air France e determinò, per gli inquirenti, una turbativa del mercato. Il processo avrà inizio il 10 maggio.

Chi è Antonio Baldassarre
71 anni, di Foligno, si laurea a 23 anni in Giurisprudenza, a 29 è professore e insegna Diritto costituzionale presso le università di Camerino e Perugia. Nel 1986 è nominato giudice costituzionale e a 55 anni, nel 1995, è eletto presidente della Corte Costituzionale, fra i più giovani ad aver ricoperto questa carica, che lascia, però, dopo sette mesi. Nel 1996 è presidente del Giurì della pubblicità e poi della filiale italiana della banca inglese Greenwich National Westminster, del Comitato di autocontrollo della Borsa, della Sisal e nel 2002 diventa presidente del Cda della Rai. Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Baldassarre nel 2007 è stato advisor legale di un gruppo di imprese in corsa per l’acquisto di Alitalia e sanzionato dalla Consob per 400.000 euro, con la perdita per 4 mesi dei requisiti di onorabilità. Affacciatosi in politica negli anni ’80, per pochi mesi, è stato consigliere comunale a Terni per il Pci e alle elezioni amministrative del 2009, è stato candidato a sindaco di Terni, con una lista civica e Pdl; è a capo della formazione civica ‘lista Baldassarre Sindacò sino al 2014.

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