ROMA – E’ appena aumentata l’IVA al 22% (con ricadute di +207 Euro annui a famiglia) e già il Governo studia come rimodulare le aliquote agevolate, determinando ulteriori aumenti a carico dei cittadini. In particolare, secondo le prime indiscrezioni, si ipotizza un aumento dal 4 al 10% dell’aliquota sui giornali e sulla stampa, nonché sulle case di cura per anziani e sulle strutture per i disabili private.
Inoltre si discute anche dell’applicazione dell’aliquota del 10% sui servizi funebri (oggi esenti da IVA). Ma, cosa più grave, circolano voci circa un passaggio dell’aliquota dal 4% al 7%: operazione demenziale che avrebbe ricadute di +70,80 Euro annui sui consumi alimentari di una famiglia di 3 persone. Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, inoltre, il costo medio per i servizi funebri potrebbe aumentare di +340 Euro, per giornali e riviste di +46 Euro annui, per le rette delle case di cura e residenze per disabili provate di +960 Euro.
L’elemento più allarmante è che questa inaccettabile manovra colpirebbe consumi fondamentali (come il settore alimentare), o servizi indispensabili (l’esempio del funerale vale su tutti). Questo non farebbe altro che accentuare l’effetto fortemente depressivo che l’incremento dell’IVA ha sulla domanda di mercato, tendenza dimostrata evidentemente dai dati sulla diminuzione del gettito IVA da quando è avvenuto il precedente incremento al 21%. È evidente, quindi, che se veramente si vuole rilanciare la domanda di mercato ed incrementare gli introiti per lo Stato, è necessario riportare l’IVA al 21, o ancora meglio al 20%.
Di seguito le ricadute più rilevanti delle ipotesi di ritocco delle aliquote agevolate.