Economia. Arriva anche in Italia il Bitcoin, con molti dubbi e le sicurezze dei lobbisti

ROMA – Se l’economia reale è in difficoltà, basterà una moneta virtuale a risollevarla? È questa una delle sfide di Bitcoin, il conio virtuale che lentamente sta arrivando nelle vite reali in un numero crescente di persone. Tanto che anche un barbiere storico di Cavalese, paese delle Dolomiti in provincia di Trento, accetta da circa un mese i pagamenti in Bitcoin.

L’esercizio commerciale esiste dal 1870 ed evidentemente uno dei segreti di un così lungo successo è stato quello di essere al passo con i tempi, tanto che adesso per pagare basterà prendere il proprio smartphone ed avvicinarlo ad un apposito QR Code all’interno del negozio.

Si tratta ovviamente di una moneta alternativa e da sola di certo non può risolvere i problemi dell’economia reale. Ma può aiutare sicuramente le aziende, riducendo i costi delle transazioni finanziarie. Ecco perché il Bitcoin, come è naturale, ha avuto la sua prima diffusione proprio nel web, in questi siti in cui le transazioni finanziarie avvengono continuamente. Ed in effetti i primi siti ad adottare in maniera decisa questa moneta sono stati i siti di slot machine virtuali e di poker online, non operanti tuttavia sul mercato italiano.

Vista la sicurezza delle transazioni, i risparmi assicurati per i gestori dei siti web ed il fatto che l’adozione della moneta cresceva, sono arrivati poi ad accettare i pagamenti in valuta virtuale anche siti di giochi di ruolo online (Bigpoint, ma in seguito anche Zynga) ed i maggiori siti di e-commerce: eBay (al momento nel solo Regno Unito ed esclusivamente nella sezione “annunci”) e Amazon (anche qui con diverse limitazioni).

Crescono quindi gli utenti, i negozi virtuali, il valore della moneta e di conseguenza si è arrivati presto anche ai negozi reali: adesso anche in Italia sono circa un centinaio gli esercizi commerciali in cui è possibile pagare in Bitcoin, ma c’è da scommettere che nel corso del 2014 il loro numero aumenterà in maniera esponenziale. Anche se non si arriverà forse agli eccessi in cui si è giunti in Canada, dove già esiste un bancomat di Bitcoin, situato a Vancouver.

Molto dipenderà poi dall’azione delle lobby e di come riusciranno quindi a far accettare dal punto di vista legale il Bitcoin in quello che al momento è il maggior mercato potenziale, ossia quello degli Stati Uniti. A Washington infatti la strada per fornire al Bitcoin un riconoscimento ufficiale è ancora lunga, tuttavia spera di portare entro quest’anno un risultato a casa Patrick Murck, lobbista ufficiale della Fondazione Bitcoin.

L’obiettivo di Murck e della fondazione che rappresenta è infatti quello di convincere il Congresso a creare una infrastruttura che renda il Bitcoin una valuta facilmente utilizzabile, sicura e vantaggiosa per i cittadini americani. Qualora dovesse riuscirci, la strada del Bitcoin sarà tutta in discesa, così come per le altre valute virtuali che stanno nascendo.

 

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