Russia. Delocalizzazione, rischio per il made in Italy

ROMA – Lo stop alle importazioni ha già provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi, con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan.

  E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare il rischio di favorire la diffusione di tarocchi insito nell’invito, del vicepremier russo Arkadi Dvorkovich, alle imprese del settore agroalimentare italiano, a localizzare e investire in Russia con gli incentivi per l’import substitution, il piano federale che prevede stanziamenti per 265 miliardi di rubli (3,5 mIliardi di euro) per sostituire i prodotti importati dall’estero.

L’embargo sui prodotti alimentari da parte della Russia, scattato all’inizio di agosto del 2014 e recentemente prorogato di un altro anno, costa all’Italia oltre 20 milioni di euro al mese solo nell’agroalimentare e i prodotti colpiti sono quelli già presenti nella lista nera come carne di manzo, carne suina e avicola, ma soprattutto, per il nostro Paese, frutta e verdura, latte e formaggi.

Nei supermercati russi pero’ si possono ora trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata pero’ solo l’industria russa ma – continua la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin.  In Russia – precisa la Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina.

Il rischio – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre, in altri, sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza pero’ che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.

L’invito a realizzare gli impianti di trasformazione alimentare in Russia non risolverebbe certo il problema ma – conclude la Coldiretti – rischia di alimentarlo perché si favorirebbe la produzione di Made in Italy taroccato senza alcun legame con i prodotti agricoli nazionali le cui caratteristiche dipendono proprio dal luogo di produzione.

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