La crisi morde ma Piazza Affari rimbalza ancora; spread costante

TRIESTE – Prosegue la fase di incertezza dei mercati all’insegna di quella volatilità che, per gli operatori, è anche sinonimo di preoccupazione: per le scelte di investimento così come per il clima politico.

A quasi un anno di distanza dallo storico discorso di Londra in cui Mario Draghi, presidente della BCE (Banca Centrale Europea), promise di fare «tutto il necessario» per salvare l’euro dopo che i rendimenti dei titoli di Stato spagnoli e italiani avevano raggiunto livelli insostenibili, ritorna la paura legata alla crisi dei debiti sovrani, riaccesa proprio da quei Paesi che per primi ne erano stati travolti, come Grecia e Portogallo, ed ai quali si sono aggiunti nuovi focolai, come Slovenia e Cipro.

Ad Atene si sta facendo l’impossibile per risanare l’economia e ridurre l’indebitamento, ma l’impressione è che la strategia imposta dalla Troika (Commissione UE, BCE, Fondo Monetario Internazionale) faccia fare alla Grecia due passi in avanti e un passo indietro; a Lisbona, allieva modello assieme all’Irlanda tra i malati d’Europa impegnati a “meritarsi” gli aiuti attraverso rigorose politiche di austerity, l’applicazione attenta delle misure concordate per il risanamento dei conti si è rivelata così ardua ed impopolare da trasformarsi nel rischio di una crisi politica; a Cipro il meccanismo di risoluzione del tracollo del settore bancario si sta traducendo in un significativo ridimensionamento delle attività degli istituti di credito nazionali che impatta negativamente sul risultato economico dell’isola, tanto che l’agenzia Moody’s ritiene che il rischio di un altro default del Paese con conseguente uscita dall’Area Euro sia elevato.
Oltre all’incognita di una rottura del sistema finanziario derivante da massicci ritiri di liquidità da Paesi i cui Governi mostrano deficit molto ampi, il Vecchio Continente deve ancora affrontare il problema costituito da un’economia molto fiacca ed ancora fragile che, abbinata all’austerità fiscale, penalizza la fiducia delle famiglie e delle imprese, creando grosse sacche di disoccupazione: la prova ultima per una Banca Centrale è la capacità di contribuire al benessere della società offrendo una crescita economica sostenibile e prezzi stabili, aspettative che si stanno scontrando con la debolezza della crescita europea.
Le economie dell’Eurozona sono indietro rispetto a quella statunitense in termini di ripresa del PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese), ed il modesto miglioramento dei dati  non è assolutamente sufficiente a cambiare la visione dei  mercati sullo scenario di sviluppo, tanto che in un documento elaborato dal Fondo Monetario Internazionale per l’odierna riunione dei G20 non si esclude il possibile aggravamento dell’attuale fase di turbolenza dei mercati finanziari qualora la crescita economica nella Zona Euro risultasse inferiore alle attese.
Nel frattempo l’Eurostat ha comunicato che a maggio la bilancia commerciale europea ha registrato un surplus di 15,2 miliardi di euro rispetto ai 6,6 miliardi registrati nello stesso mese del 2012, mentre a giugno i prezzi al consumo (dato finale) sono aumentati dello 0,1% su base mensile e dell’1,6% su base annuale.
Contemporaneamente in Germania l’indice ZEW, che misura le aspettative sullo sviluppo dell’economia nell’arco dei successivi sei mesi, è sceso a 36,3 punti dai 38,5 di giugno, in controtendenza alle attese degli analisti che ne ipotizzavano un miglioramento; impietoso anche il bollettino economico trimestrale della Banca d’Italia, secondo il quale nel 2013 il PIL italiano dovrebbe registrare una contrazione dell’1,9%, revisione al ribasso di quel -1% precedentemente stimato a gennaio.

Se l’Europa è sul punto di piangere, i listini asiatici non hanno di che ridere: la Borsa di Tokyo, dopo i massimi degli ultimi due mesi toccati in apertura grazie ai nuovi record di Wall Street, ha ceduto l’1,48% tanto per un frazionale rafforzamento dello yen su dollaro ed euro quanto per le prese di profitto scattate in prossimità delle elezioni di domenica per la Camera alta del parlamento giapponese, che potrebbero consegnare una maggioranza più ampia all’attuale premier Shinzo Abe. Da segnalare le forti difficoltà del comparto tecnologico che ha pagato i cattivi risultati trimestrali di Advantest, anche se potrebbe esserci spazio per un robusto rimbalzo già da lunedì prossimo. In calo anche i listini cinesi che hanno risentito della cattiva intonazione del comparto delle utility con Hong Kong in ribasso dello 0,1% e Shanghai che ha ceduto l’1,4%.
Chiusura in ribasso per le principali Borse europee nell’ultima seduta di ottava dopo il rally di ieri: la mancanza di dati macroeconomici di rilievo, le perdite riportate sui mercati asiatici e le forti vendite sui tecnologici hanno consigliato prudenza agli operatori europei, facendo così prevalere le vendite: Londra e Parigi in frazionale ribasso (per entrambe -0,06%), Francoforte sulla parità (-0,07%), più debole Madrid (-0,18%).
Piazza Affari (FTSE Mib +0,44%,  FTSE Italia All Share +0,44&) ha tenuto meglio delle altre aggiudicandosi nuovamente la maglia rosa continentale grazie alla buona intonazione dei bancari, che hanno beneficiato dell’ammorbidimento della regolamentazione sui collaterali per i prestiti interbancari: Unicredit è salita del 2,23% grazie alla conferma nella “conviction buy list” della banca d’affari Goldman Sachs, così come Intesa Sanpaolo ha guadagnato il 2,05% sulla riproposizione del giudizio “neutrale”; chiusura in rosso invece per Monte dei Paschi di Siena, sceso dell’1,45% per il calo delle attese sull’utile per azione e del rating, passato da “neutral” a “sell” (vendere).
Segno negativo, invece, per gli industriali Finmeccanica (-1,64%) ed Ansaldo (-1,83%) su rumors di cessione di parte delle quote detenute dal Tesoro, mentre Fiat ha perso lo 0,17% dopo la comunicazione di aver completato la sindacazione della propria linea di credito revolving triennale.
Sul fronte del debito sovrano stabile lo spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni: dopo aver oscillato nel corso della giornata tra i 285 e i 291 Bp (Basis point, punti base) ha chiuso a quota 288 Bp, con un rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) fermo al 4,41%; in leggero calo anche lo spread tra titoli con scadenza a due anni, sceso a 181 Bp ed equivalente ad un rendimento sotto l’1.9%.

Condividi sui social

Articoli correlati