Economia. Dopo la crisi ancora semplificazione?

ROMA – Dopo la recente crisi finanziaria per sposare ancora la tesi dell’eccesso di regole e della spinta propulsiva della deregulation bisogna avere una certa dose di coraggio.

Dote che non sembra essere mancata a Raffaele Jerusalmi, a.d. di Borsa Italiana, che adito dalla Commissione Finanze della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine sui mercati finanziari, ha affermato al riguardo della della ristrettezza del listino italiano, ovvero del ridotto numero di aziende che percorre la strada che conduce a Piazza Borsa per crescere,: “Non e’ la segmentazione il motivo per cui le aziende non si quotano. Nemmeno i costi di quotazione sono il problema in assoluto, perche’ se in Francia, Inghilterra e Germania si quotano pagando gli stessi soldi, vuol dire che quello non e’ il problema determinante. Il problema determinante sta molto nell’impresa e nella sua cultura, questo sicuramente, pero’ sta anche nel fatto che alcune norme come complessita’ procedurali sono effettivamente un vincolo”.
Nella Commissione presieduta da Gianfranco Conte Jerusalmi ha inoltre avvertito come sia certamente possibile molte concause per questo stato di cose se ne possono indicare molte, “trite e ritrite, ma la verita’ e’ che la fotografia, la soluzione, la ricetta e’ facile trovarla per fare i bucatini all’amatriciana; per portare le aziende in quotazione e’ un pochino piu’ difficile perche’ e’ un aspetto complesso che richiede la compartecipazione di tanti elementi diversi”.

Secondo l’a.d. di Borsa italiana il problema è che le aziende italiane non sono vocate alla crescita e questo sarebbe  “uno dei motivi principali per cui le aziende italiane non si quotano” questo dipenderebbe innanzitutto da “un aspetto culturale che e’ una caratteristica un po’ del nostro mercato, perche’ l’imprenditore italiano evidentemente non e’ particolarmente orientato ad allearsi e anche alla crescita in generale. Spesso e volentieri si accontenta del risultato raggiunto e questo e’ un aspetto che, giusto o sbagliato, e’ un dato oggettivo”.
Coraggiosa la conclusione cui arriva Jerusalmi quando invita a focalizzare gli interventi sulle semplificazioni, punto su cui “dobbiamo lavorare di piu’, perche’ mettere un incentivo se poi una volta che una societa’ si quota si trova a dover assolvere a degli oneri di reporting che diventano eccessivi o vive nell’angoscia perche’ da un giorno all’altro puo’ arrivare un’ispezione e’ ovvio che questo non funziona. In questo momento la normativa ha questo tipo di problemi; ci sono nove livelli di controllo che sono veramente tanti per un’azienda”.

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