ROMA – Non ha sorpreso veramente nessuno il fatto che l’Italia abbia fatto segnare per due trimestri consecutivi una decrescita del Pil, con la conseguente certificazione ufficiale della recessione. A togliere ogni dubbio a chi ancora ne avesse avuti ci ha pensato stamane l’Istat.
A voler cercare la notizia si potrebbe affermare che l’entità della frenata sia molto consistente, il Belpaese ha fatto segnare infatti un secco meno 0,7 % nel periodo da ottobre a dicembre del 2011 rispetto al trimestre precedente e meno 0,5 % rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
A gettare altra benzina sul fuoco ci si mettono due dati, uno relativo alla crescita, o meglio alla decrescita, acquisita per il 2012, ovvero l’andamento del Pil che si avrebbe se tutti i trimestri di quest’anno registrassero una variazione pari a zero, la variazione acquisita per il 2012 e’ infatti negativa e pari a ben il meno 0,6%.
Un altro dato emerge invece dai numeri di Eurostat, numeri che raccontano di una Europa dove il Pil del quarto trimestre 2011 è si in discesa rispetto al trimestre precedente, ma solo dello 0,3%, ma parlano anche di un Pil su base annua in decisa controtendenza rispetto al magro risultato italiano, in aumento dello 0,7% rispetto al quarto trimestre 2010.
Ma la notizia forse più preoccupante della giornata è il commento del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, l’esponente dell’esecutivo dichiara “Quanto registra l’Istat sull’Italia in recessione tecnica e’ una situazione che gia’ conoscevamo. Siamo al punto piu’ basso della curva ed e’ un dato che ci aspettavamo. Speriamo pero’ di risalire gia’ nel prossimo trimestre”.
E la dichiarazione del ministro Catania è preoccupante in quanto la contrazione del Pil che ha colpito il nostro paese nel quarto trimestre non riflette ancora appieno gli effetti depressivi delle manovre e manovrine degli ultimi mesi. Manovre che hanno colpito in misura principale e prioritaria le fasce meno abbienti della popolazione; i pensionati, gli stipendiati, fasce che a causa dei loro bassi redditi godono di una propensione al consumo molto più elevata, e sarà proprio a causa di ciò che le politiche rigoriste del governo si riverbereranno nei prossimi mesi in una sostanziale strozzatura della crescita.
Strozzatura che sarebbe stata nettamente inferiore se a pagare il conto del rigore fossero stati innanzitutto le famiglie più benestanti.
Insomma cari tecnici tassate i ricchi che non si ferma la crescita e ci guadagniamo tutti.