ROMA – Mentre l’arrivo del maltempo invernale porta le prime pennellate di bianco sulla penisola, Piazza Affari apre la settimana all’insegna di un rosso senza antagonisti in Europa, dove tutti i principali indici sono all’insegna del segno meno: giù Parigi (-0,80%), Francoforte (-0,42%), Madrid (-0,19%) e soprattutto Milano, che vede il Ftse Mib arretrare dell’1,61%.
Difficile il ripetersi di un recupero a fine seduta – come successo lo scorso venerdì a seguito della diffusione di positivi dati sull’economia americana – causa la chiusura straordinaria di Wall Street per l’annunciato arrivo dell’uragano Sandy: «A seguito di consultazioni con le altre Borse e gli operatori del mercato, NYSE Euronext chiuderà i mercati il 29 ottobre e con riserva di conferma martedì 30 ottobre» recita un comunicato emesso dalla stessa Borsa di New York.
Sulla scia delle deludenti performances delle Borse asiatiche (l’indice Nikkei 225 di Tokyo ha registrato un minimo rialzo dello 0,04% a causa del profit warning lanciato da Honda Motors), a Milano c’era timore per l’asta Bot a sei mesi, risoltasi invece positivamente per il Tesoro con un collocamento degli 8 miliardi disponibili a tassi ancora in discesa (da 1,503% del mese scorso all’attuale 1,347%) e domanda sostenuta (superiore ai 12 miliardi). Nonostante questo buon risultato si è registrato un aumento dell’andamento dello spread tra Btp e Bund con scadenza a dieci anni, progressivamente cresciuto sino a quota 351 punti base dai 337 dello scorso venerdì, con rendimenti risaliti intorno al 5%.
La negatività della seduta di Piazza Affari e l’andamento dello spread sono attribuite dagli addetti ai lavori alle dichiarazioni del week-end di Silvio Berlusconi e del presidente della BCE (Banca Centrale Europea) Mario Draghi: l’ex premier avrebbe ipotizzato di togliere il sostegno al governo Monti, mentre il banchiere sarebbe favorevole all’introduzione di un super commissario dell’UE ai bilanci degli Stati membri.
Tempesta sui mercati finanziari europei anche a causa dell’acuirsi dei timori sulla Grecia dopo che la Troika (Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea) ha respinto le richieste relative a maggiori concessioni sulla riforma del lavoro imposta dai creditori internazionali. Preoccupazioni inoltre attorno all’incontro di oggi a Madrid tra il premier iberico Mariano Rajoy ed il nostro Presidente del Consiglio Mario Monti: qualora dovesse concretizzarsi una richiesta di aiuti economici da parte della Spagna, anche il nostro paese sarebbe immediatamente al centro di nuovi timori e speculazioni.
Dopo i dati del primo pomeriggio che hanno evidenziato a settembre un rialzo dello 0,8% negli Stati Uniti delle spese per consumi ed un incremento dello 0,4% dei redditi personali (dati del Dipartimento del Commercio americano che indicano un miglioramento rispetto alle attese degli analisti) ed una crescita del 2% su base annua dell’indice dei prezzi al consumo della Germania nel mese di ottobre, i riflettori sono ora puntati sulle trimestrali in programma questa settimana a Piazza Affari, in particolare su Eni e Fiat (30 ottobre) e Fiat Industrial (31 ottobre). A questo proposito il numero uno del gruppo automobilistico del Lingotto, Sergio Marchionne, ha anticipato che, nonostante il ribasso odierno del titolo, i risultati del terzo trimestre 2012 sono in linea con gli obiettivi del Gruppo.
Prevalgono le vendite anche sui bancari, con forti ribassi di Unicredit ed Intesa SanPaolo a portare l’indice di settore al -2,88%; negativa anche Mediobanca, che pur aveva registrato un buon avvio di seduta.
L’istituto di Piazzetta Cuccia ha diffuso buoni dati trimestrali, con un utile del primo trimestre in significativa ripresa sia rispetto all’equivalente periodo dello scorso anno, tanto da portare gli analisti di Cheuvreux a migliorare il target price da 4 euro a 4,3 euro, pur confermando il giudizio “Underperform” (farà peggio del mercato).
Nonostante il generale miglioramento della patrimonializzazione delle società quotate, le trimestrali e le questioni macro continuano a tenere in apprensione i mercati. La svolta annunciata dalla BCE ha ridotto i rischi di evoluzioni “estreme” della crisi del debito, ma anche negli scenari più favorevoli ci vorrà del tempo prima che il miglioramento delle condizioni finanziarie possa trasmettersi all’economia reale: una ripresa vera e propria si vedrà soltanto a 2013 inoltrato, a partire dalla primavera secondo le stime di Intesa SanPaolo.
Prometeia ritiene vi siano buoni motivi per considerare questi mesi autunnali come il fondo della Grande Recessione, fatto confermato da tutti gli indicatori congiunturali, e nel 2013 l’economia italiana dovrebbe uscire dalla fase recessiva vera e propria seppur con una ripresa stentata, ben lontana dai livelli pre-crisi e dal recupero che Francia e Germania stanno invece già preparandosi a mettere in atto.
Non ci resta che aspettare.