ANCONA – Grazie a un’amica di Pesaro, ieri abbiamo procurato qualche bene di prima necessità a Nita Ciuraru detto “Toma”, detenuto senza alcuna colpa nel durissimo carcere di Ancona: estrema iniquità ricevuta da un’uomo che ha già subito in Italia innumerevoli abusi e atti di discriminazione.
E pensare che Toma è giunto in Italia tanti anni fa, rifugiato a Torino in quanto perseguitato in Romania durante il regime di Ceausescu. Da quel giorno si sono susseguite solo azioni di repressione, persecuzione poliziesca, sgomberi, nei confronti suoi e della sua famiglia. Nonostante un simile calvario, l’uomo ha allevato tre figli, mantenendo unito un nucleo familiare colpitaoda una sorte sempre avversa. Il segretario del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha scritto che la domanda di grazia di Toma galleggia ancora nel mare fangoso della burocrazia. E se Toma è malato di cuore e soffre di innumerevoli patologie da precarietà, se sua moglie – malata di cancro – si trova senza alcun sostegno, scacciata da un posto all’altro attraverso una Pesaro senza cuore, se sua figlia ha appena subito uno stupro, se il carcere ha interrotto il progetto di sostegno alla famiglia Ciuraru cui il Gruppo EveryOne lavora da cinque anni e a cui ha dedicato importanti risorse anche economiche, che cosa importa ai burocrati, ai politici, alle istituzioni senza giustizia?