ROMA – Oggi l`Unicef lancia il rapporto «Hidden in Plain Sight», la più ampia raccolta di dati di 190 paesi mai realizzata sulla violenza sui bambini, che sottolinea uno sconcertante aumento di casi di abusi fisici, sessuali e psicologici – e rivela comportamenti che perpetuano e giustificano la violenza, tenendola «nascosta sotto gli occhi di tutti», ovunque nel mondo. Il rapporto Unicef documenta le violenze nei luoghi in cui i bambini dovrebbero essere al sicuro: le loro comunità, le scuole, la casa.
Ecco i principali dati: del rapporto
– Violenza sessuale: nel mondo circa 120 milioni di ragazze sotto i 20 anni (circa 1 su 10)
– sono state costrette a subire abusi sessuali; 1 ragazza su 3 – con una relazione stabile – tra i 15 e i 19 anni (84 milioni) è stata vittima di violenza psicologica, fisica o sessuale da parte del marito o del partner. La prevalenza di violenza da parte del partner è del 70% o più nella Repubblica Democratica del Congo e in Guinea Equatoriale, e si avvicina o supera il 50% in Uganda, nella Repubblica Unita della Tanzania e in Zimbabwe. In Svizzera, secondo una ricerca nazionale sulle ragazze e i ragazzi tra i 15 e i 17 anni, rispettivamente, il 22% e l`8% ha subito almeno una volta una violenza sessuale con contatto fisico. La forma di abuso sessuale più comune per entrambi i sessi viene perpetrata attraverso la rete internet.
– Omicidi: un quinto delle vittime per omicidio a livello globale sono bambini o giovani sotto i 20 anni, con 95.000 morti nel 2012. L`omicidio è la principale causa di morte tra i maschi tra i 10 e i 19 anni a Panama, Venezuela, El Salvador, Trinidad e Tobago, Brasile, Guatemala e Colombia. La Nigeria riporta il più alto numero di omicidi di bambini, 13.000. Nei paesi dell`Europa occidentale e del Nord America, gli Stati Uniti registrano il più alto tasso di omicidi.
Bullismo: nel mondo più di 1 studente su 3 tra i 13 e i 15 anni è sistematicamente vittima di bullismo a scuola; a Samoa, la proporzione è di 3 su 4. Circa un terzo degli studenti tra gli 11 e i 15 anni in Europa e in Nord America ha dichiarato di aver esercitato atti di bullismo – in Lettonia e Romania, sono circa 6 ragazzi su 10.
– Punizioni violente: circa il 17% dei bambini in 58 paesi sono soggetti a forme severe di punizioni fisiche (percosse – anche dure e ripetute – alla testa, alle orecchie o in faccia). In Ciad, Egitto e Yemen oltre il 40% dei bambini tra i 2 e i 14 anni ha subito severe punizioni fisiche. A livello globale, 3 adulti su 10 ritengono che le punizioni fisiche siano necessarie per crescere bene un bambino. In Swaziland l`82% ha dichiarato che le punizioni fisiche sono necessarie.
– Atteggiamento nei riguardi della violenza: Quasi la metà delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni (circa 126 milioni) giustifica il marito che picchia la moglie in alcune circostanze. La percentuale arriva all`80% o più in Afghanistan, Guinea, Giordania, Mali e Timor Est. In 28 paesi su 60 con dati disponibili per entrambi i sessi, una maggiore percentuale di donne rispetto agli uomini ritiene che picchiare la moglie qualche volta è giustificabile.
In Cambogia, Mongolia, Pakistan, Ruanda e Senegal, il doppio delle ragazze rispetto ai ragazzi ritiene giustificabile che a volte il marito possa picchiare la propria moglie. I dati di 30 paesi indicano che circa 7 su 10 donne tra i 15 e i 19 anni vittime di violenza fisica o abuso sessuale non hanno mai chiesto aiuto: molte hanno detto che non credevano fosse un abuso o che non lo ritenevano un problema.
L`UNICEF punta su alcune strategie per far sì che la società nel suo complesso – dalle famiglie ai governi – prevenga e riduca la violenza sui bambini. Le strategie comprendono: sostegno ai genitori; dare ai bambini le competenze comportamentali; cambiare l`atteggiamento; rafforzare sistemi giudiziari penali e servizi sociali; far conoscere la violenza e i costi umani e socioeconomici per cambiare gli atteggiamenti e le normative.
Il rapporto UNICEF «Hidden in Plain Sight» esamina i lunghi, spesso intergenerazionali, effetti della violenza, rilevando che i bambini maltrattati hanno più probabilità di non trovare lavoro, vivere in povertà e diventare, a loro volta, violenti.
«Ci sono fatti gravi, che nessun governo, nessun genitore vuole vedere», ha detto Anthony Lake Direttore generale UNICEF. «Ma se non affrontiamo la realtà che ogni terribile statistica rappresenta – cioè la vita di un bambino il cui diritto a un`infanzia sicura e protetta è stato violato – non cambieremo mai la mentalità che considera la violenza contro i bambini normale e accettabile. E questo non deve più accadere. Le violenze sui bambini avvengono ogni giorno, ovunque; e mentre colpiscono i bambini, danneggiano anche il tessuto sociale, compromettendo la stabilità e il progresso. Ma la violenza sui bambini non è inevitabile. È prevenibile, se rifiutiamo di lasciare che la violenza resti nell`ombra», ha detto Lake. «I dati del rapporto ci costringono ad agire per il bene di ogni singolo bambino e per il futuro delle società nel mondo».
La campagna ENDviolence: L`UNICEF ha lanciato nel luglio 2013 la campagna #ENDviolence per mettere fine alla violenza sui bambini con un`azione collettiva, sottolineando che la violenza è ovunque, ma spesso si consuma all`ombra o viene tollerata a causa di norme sociali o culturali. Con lo slogan «Rendi visibile quello che è invisibile», la campagna ha l`obiettivo di aumentare la consapevolezza come primo passo per cambiare atteggiamenti, comportamenti e politiche. Circa 70 paesi di tutto il mondo hanno aderito alla campagna #ENDviolence. Per maggiori informazioni visitare il sito: www.unicef.org/endviolence/