Sos Villaggi: “Sono 1 miliardo i bambini che vivono in Paesi segnati da conflitti”

La risposta alle emergenze è inefficace se non li ascoltiamo!

MILANO  – Oggi a Ginevra, al World Humanitarium Summit, Andreas Papp, Direttore della Risposta Globale all’Emergenza di SOS Villaggi dei Bambini, interverrà per parlare di infanzia, nelle emergenze. Quasi un miliardo di bambini, al di sotto dei 18 anni, vivono in paesi segnati da conflitti; la metà delle popolazioni colpite dalle emergenza sono bambini.

C’è ancora molto da fare per rispondere alle esigenze specifiche dei bambini, in termini di protezione e istruzione. Un’efficace risposta umanitaria è possibile solo quando riusciamo ad arrivare sul campo e, per fare questo, occorre che venga sempre aperto l’accesso alle organizzazioni. I conflitti di oggi sono chiamati “atipici” (le norme internazionali di diritto sono ignorate e lo “spazio umanitario” è diminuito) e le circostanze sono sempre più pericolose impedendo spesso di raggiungere chi ha bisogno di aiuto. Sappiamo che la maggior parte delle persone colpite dalle emergenze umanitarie sono bambini e ragazzi. Il bisogno di protezione dei bambini aumenta vertiginosamente in caso di emergenza. Si amplifica il rischio di ulteriori forme di violenza e sfruttamento, soprattutto nel caso in cui i bambini siano separati dalle loro famiglie. Solo ascoltando i bambini e conoscendo le loro esperienze possiamo garantire che la risposta umanitaria sia adatta alle loro esigenze, alla loro cultura e al loro contesto. Un modello predefinito e imposto di intervento, senza una corretta comprensione di ciò che è meglio per i bambini e le loro famiglie, può avere effetti più negativi che positivi” – dice Papp. 

Il Rapporto di Child Protection Working Group, “A Matter of Life and Death”, dimostra che le esperienze negative infantili incidono sulla loro vita e salute nel lungo termine: aumentano comportamenti a rischio tra gli adulti, aumentano la percentuale di morti premature, instabilità, dipendenza, abbandono scolastico e comportamento aggressivo. Tutto ciò contribuisce ad aggravare i conflitti, il ciclo di povertà e a perpetuare e rafforzare l’instabilità dell’intera comunità.

Nel Rapporto, i dati riferiti alla Siria indicano per esempio che i ragazzi tra i 13 e i 17 anni hanno la probabilità di essere feriti o uccisi quattro volte maggiore delle ragazze della stessa età. Una volta feriti, senza cure familiari e senza famiglia, hanno difficoltà ad accedere ai servizi umanitari disponibili e questo causerà maggiori problemi nel lungo termine.

La paralisi politica sta determinando l’aggravarsi degli effetti drammatici dei conflitti armati e ostacola l’accesso a chi ha bisogno di aiuto immediato. Senza un intervento politico, capace di garantire che venga accettato e rispettato lo spazio umanitario da tutte le fazioni in guerra, diminuirà l’impatto umanitario sul campo.

Bisogna avere come priorità la protezione dell’infanzia nelle emergenze. Le persone colpite dalle crisi dovrebbero essere al centro dell’azione umanitaria. Le comunità colpite, le loro organizzazioni e le loro comunità dovrebbero essere riconosciute come gli agenti primari del loro recupero. Visto che la metà delle vittime sono bambini, devono poter essere ascoltati per orientare la risposta umanitaria. L’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo stabilisce che i bambini e gli adolescenti debbano essere ascoltati su tutte le questioni che li riguardano: è quindi un obbligo per gli Stati che hanno ratificato la Convenzione. Questo diritto deve essere rispettato anche in tempi di crisi e di emergenza. Il Rapporto dimostra che la partecipazione dei bambini nella risposta umanitaria garantisce responsabilità ed efficacia. Inoltre, quei bambini che riconoscono gli abusi e la violenza contro se stessi e gli altri, e che hanno la possibilità di partecipare alla risposta umanitaria, contribuiranno allo sviluppo dopo la crisi, costruendo comunità più sicure dove la vulnerabilità e il rischio saranno ridotti” – conclude Papp.

Le azioni che SOS Villaggi dei Bambini considera necessarie sono:

  • Tutti gli attori governativi e non statali devono essere educati e informati sulle norme internazionali del diritto umanitario e ritenuti responsabili in caso di violazioni.
  • Tutte le parti interessate devono dare la priorità alla sicurezza, al benessere e alla protezione dei bambini in caso di emergenza.
  • I governi e i donatori privati devono impegnarsi in finanziamenti adeguati che concretamente garantiscano la protezione dei bambini in situazioni di emergenza.
  • Tutti gli attori umanitari devono impegnarsi in una comunicazione bidirezionale con i bambini per assicurare che i loro bisogni e le opinioni siano presi in considerazione.
  • ]Gli attori umanitari e i donatori devono porre la partecipazione dei bambini al centro delle strategie per rafforzare l’impegno con le popolazioni colpite dalle crisi, nella valutazione delle necessità, e al tempo stesso, promuovere l’accesso dei bambini ai canali di comunicazione.

Elena Cranchi

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