Il Papa in Africa ponga i diritti umani e la giustizia come priorità

ROMA – Secondo Amnesty International, la Repubblica Centrafricana deve cogliere la storica opportunità della visita di due giorni di papa Francesco per porre i diritti umani e la giustizia al centro degli sforzi in atto per favorire la riconciliazione nazionale.

Almeno 75 persone, molte delle quali civili, sono state uccise in una nuova ondata di violenza settaria nella capitale Bangui a partire dal 26 settembre 2015. “Il papa ha l’opportunità concreta di chiedere la protezione dei civili di ogni fede e di usare la sua grande autorità morale per contribuire a ridurre la tensione che recentemente ha provocato episodi di violenza mortale” – ha dichiarato Ilaria Allegrozzi, ricercatrice di Amnesty International sulla Repubblica Centrafricana.

“La visita del papa costituisce una rara occasione per chiedere la fine dell’impunità di cui beneficiano troppi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. L’impunità è un fattore chiave del conflitto e tutti coloro che siano ragionevolmente sospettati di aver commesso crimini di diritto internazionale dovranno essere portati di fronte alla giustizia e sottoposti a processi equi” – ha continuato Allegrozzi.

In oltre due anni di violenza, migliaia di persone sono state uccise e almeno 900.000 sono sfollate. La popolazione civile continua a essere a rischio di violenza e di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi, aggressioni sessuali e saccheggi. Le vittime della nuova ondata di violenza iniziata a settembre, tra cui donne incinte e bambini, sono state uccise, accoltellate a morte, pugnalate, bruciate vite o uccise in omicidi mirati. La recente violenza ha provocato la fuga di altre 40.000 persone dalla sola Bangui. Molti sono finiti in campi sovraffollati o sono ospitati da familiari in condizioni di vulnerabilità economica e psicologica e con poco sostegno a disposizione dall’esterno.

Nel corso di questa ondata di violenza, Amnesty International ha documentato un aumento delle aggressioni verbali e fisiche contro la minoranza musulmana della città di Carnot e almeno un omicidio mirato.

Questi nuovi episodi di violenza evidenziano quanto sia improbabile che una forza di peaceekeeping scarsamente dotata di personale ed equipaggiamento possa essere in grado di proteggere i civili da attacchi organizzati. Ben altro dovrebbe essere fatto per anticipare, prevenire o reagire alla violenza da parte dei gruppi armati e delle milizie che attaccano i civili.

L’istituzione di un tribunale penale speciale da parte della Repubblica Centrafricana col compito di indagare sulle violazioni dei diritti umani a partire dal 2003 è stata una decisione positiva ma è necessario che questo organo di giustizia sia finanziato in modo adeguato, sicuro nel tempo e senza condizioni. Ad oggi, tuttavia, pochi paesi donatori si sono impegnati in questo senso.

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