Discarica Divino Amore. L’emergenza è finita? VIDEO

ROMA – Sembra proprio che la questione relativa alla discarica al km 15,300 della Via Ardeatina non possa trovare ancora un epilogo definitivo e soprattutto positivo.

Il presidio no discarica Divino Amore, costituitosi in associazione Am.Be.Com, ha infatti nuovamente lanciato un allarme. Sventato nell’estate di due anni  fa, dopo una incessante battaglia portata avanti con costanza e caparbia dai residenti, il pericolo di vedere trasformato questo importante quadrante dell’Agro Romano in una nuova Malagrotta, sembra che i rischi per la salute della cittadinanza non siano di fatto stati superati.

Nel pomeriggio del 30 giugno l’associazione ha indetto un’assemblea nella quale sono state evidenziate una serie di criticità e di pericoli ambientali, generati ancora dalla presenza della discarica della Ecofer Ambiente. Quest’ultima in base alle autorizzazioni regionali rilasciate tra il 2003 ed il 2012 avrebbe dovuto essere esclusivamente un impianto attivato per il fine vita delle auto rottamate, provvedendo appunto allo stoccaggio di quello che viene denominato ‘fluff’ ovvero il materiale non ferroso, residuo della rottamazione. 

In realtà già nel giugno del 2013 la società Ecofer avrebbe richiesto alla Regione un incremento dei cosidetti codici CER, idenfìcaficativi dei vari tipi di rifiuto.  “Si tratterebbe di circa 191 codici – puntualizza il presidio – che permetterebbero lo sversamento in discarica dei più svariati materiali, tra cui fanghi di bonifica di rifiuti pericolosi, a cui sarebbe destinato il terzo invaso della discarica che è tuttora in fase di ultimazione”.  Al momento sembra che l’approvazione non sia data per certa ma sia in fase di valutazione da parte degli enti preposti. “Certo è – ribadisce il presidio – che se l’implementazione dei codici venisse approvata, non ci sarebbe bisogno di nessun decreto o permesso specifico per poter sversare qualsiasi tipo di rifiuto anche molto pericoloso per la salute dei cittadini”.

L’associazione ha sottolineato come già nel 2009/10 l’Arpa abbia rilevato nella falda acquifera sottostante la discarica, a seguito di una serie di campionamenti,  il superamento della concentrazione di metalli pesanti, mentre nel 2014 è stata riscontrata la presenza di sostanze chimiche cancerogene quali Cloroformio e Trielina che, come tiene a  precisare il presidio – “sono riconducibili proprio allo smaltimento delle parti meccaniche delle automobili”. Ma non è tutto. “Un’altra anomalia rilevata – fa sapere l’ingegnere ambientale del presidio –  è quella relativa alla presenza di biogas, la cui origine non risulta spiegabile al momento,  visto che il ‘fluff’, essendo materiale inorganico, non è in grado di generare gas”. “Infine –  continua il presidio –  esisterebbe  un verbale stilato dall’Arpa nel febbraio scorso relativo a violazioni amministrative nella gestione della discarica”.

“Insomma –  conclude il presidio – al di là di tutte le irregolarità riscontrate, di mancati monitoraggi annuali, della superficialità degli studi di valutazione degli impatti ambientali effettuati nel passato, l’anomalia più grande e inspiegabile è  come una discarica di questo genere possa sorgere all’interno di un parco archeologico, di una riserva naturale  in un’area a vocazione prettamente agricola dove vengono prodotte eccellenze enogastroniche, ma soprattuto in prossimità di insediamenti residenziali e di scuole”. 

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