La salute sessuale dopo una malattia oncologia è ancora un tabù anche nel rapporto medico-paziente.
Lo racconta Amalia Vetromile, presidente dell’Associazione Mamanonmama e ideatrice di un evento artistico dedicato a questo tema, che si è svolto a fine maggio presso la Galleria La Nica di Roma
ROMA – Dal 27 al 29 maggio 2022, la Galleria La Nica di Roma ha ospitato “Sexandthecancer®– Ballata Sensuale”, una mostra ideata e sviluppata attorno ad una problematica reale, concreta, ma sicuramente poco sviscerata, nonostante riguardi il 6% delle donne italiane, ovvero la sessualità dopo il cancro.
Deus ex machina di questa inedita esposizione è la dott.ssa Amalia Vetromile, presidente di Mamanonmama APS e promotrice del progetto Sexandthecancer®, che ha deciso di proporre un insolito racconto per informare e sensibilizzare su un argomento che, ad oggi, risulta ancora essere un tabù.
Quello ospitato nella galleria romana è stato il risultato di un lavoro “polifonico”, corale, interdisciplinare, nato dal confronto tra differenti professionalità, anche se ideato da chi ha vissuto l’esperienza sulla propria pelle, come ci racconta la stessa Amalia, operata di tumore al seno nel 2018, sottoposta a radioterapia e tuttora in terapia ormonale.
“Tutto nasce da un ‘aperitivo confidenziale’ con la mia amica, la dott.ssa Vitaliana De Santis, oncologa radioterapista, che mi ha seguita durante il percorso oncologico e che affettuosamente, propio durante un aperitivo, mi ha chiesto se le terapie alle quali ero sottoposta stessero avendo ripercussioni anche nella mia intimità di coppia. Quella domanda mi ha spalancato un mondo. Nonostante, infatti, io sia un chimico, prestata poi al mondo dell’informatica, ma comunque sempre a contatto con il mondo della sanità e della medicina, non avevo fino ad allora considerato l’ipotesi che dopo il cancro potesse ancora esserci la possibilità di riappropriarsi in pieno della propria vita e della propria sfera sessuale”. “D’altra parte – sottolinea Amalia– la sessualità femminile è sempre stata un tabù, anche se in ambito scientifico internazionale il tema dei disturbi urogenitali della donna, a seguito delle terapie oncologiche, è ampiamente riconosciuto e studiato. Eppure io, dopo l’intervento, non ero stata informata dai medici dei possibili effetti collaterali delle terapie”. “Il punto – continua Amalia – era dunque quello di rompere il silenzio assordante che circonda un fenomeno invece così significativo”. “Devo fare qualcosa! – mi sono detta – non posso stare ferma! Da qui l’idea di creare Sexandthecancer®, progetto sociale nato nel 2020 all’interno di Mamanonmama APS”.
Un approccio inedito per sensibilizzare e informare attraverso il valore simbolico dell’arte
Per “Ballata Sensuale” il linguaggio dell’arte è stato il medium prescelto per affrontare un argomento in qualche modo spinoso e non così semplice da comunicare.
“Il linguaggio dell’arte – spiega Amalia – è sempre stato foriero di nuovi pensieri, è quindi il più appropriato per un argomento scottante e duro, come una malattia che è spesso ancora sinonimo di morte”. Inoltre – puntualizza – “è un linguaggio che in qualche modo mi appartiene. Ho fatto teatro, ho studiato canto, è quindi sempre stato come la mia seconda pelle. Sono figlia di un musicista, cresciuta da una zia musicista e mia madre, che era sordo-muta, dipingeva. Sono cresciuta in un contesto dove l’arte era qualcosa di veramente potente”.
L’idea di Amalia Vetromile ha visto la partecipazione di un team ampio ed eterogeneo. “Tutte le persone coinvolte – sottolinea – sono amici e amiche che hanno competenze specifiche in differenti campi. Innanzi tutto ho coinvolto Rita Scartoni, che è una cara amica, responsabile progetti della Fondazione Alinari per la Fotografia. Inizialmente l’idea era molto abbozzata. Rita ha rilanciato con la proposta di una sorta di collage di immagini che potessero comporre per assonanze le quattro stanze della ballata. Ne ho parlato con il Maestro Beppe Vessicchio che, ricordando anche i quattro tempi della sonata, ha dato suggerimenti per le musiche da utilizzare (interpretate poi da due giovani professionisti: la violoncellista Giulia Libertini e il mandolinista Michele Mucci). Insomma, il quattro è stato da subito un numero ricorrente nel progetto. Successivamente ho coinvolto un’altra amica, la psicoterapeuta antropologa Livia Geloso, la quale ha contestualizzato l’idea nel mito di Kore, la Kore-Ninfa, la Kore-Infera, quindi la rinascita attraverso la morte e la sapienza. La presenza di un’oncologa come Vitaliana De Santis ha permesso di ‘aggiustare il tiro’ rispetto alle quattro fasi della malattia. Infine, la drammaturga Maria Letizia Compatangelo ha suggerito alcuni spunti per la sceneggiatura l’interpretazione delle attrici”:
Il risultato è stato dunque la realizzazione di un video (editato da Marco Maciariello) suddiviso in quattro ideali “stanze” (‘L’assalto– La Bestia’, ‘Dentro al Trauma – ‘L’incubo’, ‘La Diversa Bellezza–La Bellezza del Corpo Offeso’, ‘La Sensualità Gioiosa – La Rivincita di Venere’), in cui arte, musica, poesia, recitazione dialogano tra loro. Dalle immagini alle parole, un unico flusso dà vita a uno spazio totalizzante e immersivo da percorrere lasciandosi guidare dalle vibrazioni sonore e poetiche, da una costellazione di visioni stratificate che ripercorrono, attraverso la mitologia, il vissuto di una donna che scopre di avere il cancro. Un percorso che inizia con lo sprofondare in un abisso, con il confronto con la paura e il senso di solitudine, con la percezione di una corporeità e identità frammentata. Dunque la discesa agli inferi, lo scacco esistenziale, il progressivo disadattamento alla vita, la vulnerabilità. Da qui l’inizio della risalita, la fase di ricostruzione di una diversa identità e corporeità. Dall’atrofia emotiva si riscopre il piacere di essere viva, si cominciano a “riarmonizzare le dissonanze” fino alla rinascita, anche attraverso la sessualità, intesa come “epica della vitalità”.
I testi che accompagnano il video sono delle composizioni realizzate da Amalia Vetromile, ispirate a versi di differenti poetesse (da Emily Dickinson ad Alda Merini) su proposta di Livia Geloso, rielaborati sulla base delle esigenze narrative. “Ho ri-composto, tagliuzzato, sminuzzato dei brani, affinché fossero funzionali alla storia che stavamo raccontando”- specifica Amalia.
Un progetto in divenire
Il risultato è un lavoro egregio, realizzato attraverso una ri-scrittura a volte inquieta e inquietante, ma raffinatamente ed elegantemente “sensuale”. Un regalo coraggioso, provocatorio, bellissimo e struggente.
Un lavoro in divenire e in continuo aggiornamento che vedrà, in seguito, un maggiore coinvolgimento anche dell’architetto Silvana Suppa (membro del Comitato direttivo dell’Associazione Mamanonmana), per un allestimento da realizzare probabilmente in uno spazio più ampio.
“L’idea – afferma Amalia – è anche quella di proporre il progetto in altre città e in diversi ospedali di oncologia, appunto per sensibilizzare medici e infermieri. Ad ottobre faremo un convegno dedicato sempre a questa tematica. Sarà il terzo da noi realizzato. I primi due avevano un taglio estremamente rigoroso e davano crediti formativi per medici, infermieri, psicologi, anche se era sempre presente un accenno all’arte. Anche il prossimo avrà un taglio scientifico perché è necessario riuscire a far prendere atto che quella della sessualità è una problematica clinica, che non può e non deve essere sottaciuta, al pari della perdita di capelli a seguito della chemioterapia o di una mastectomia. Tutti effetti che compromettono la qualità della vita, peraltro di donne sempre più giovani. Una volta riconosciuta questa problematica è quindi possibile aprirsi ad altre contaminazioni con il sociale, coinvolgendo associazioni che in maniera diversa affrontano il tema della prevenzione e della cura del cancro” – conclude.