Pensioni senza più rivalutazione, salari e stipendi fermi fino al 2015. I poveri pagano la crisi

 

Dal prossimo 1° gennaio una vasta area di pensionati non si vedrà più rivalutare il proprio assegno mensile in ragione del tasso di inflazione rilevato. Com’è noto, i pensionati, non producendo più nulla, non hanno aumenti contrattuali legati alla produttività. L’unico strumento accordato fino ad oggi agli anziani per salvaguardare il salario reale era lo scatto automatico delle retribuzioni ogni gennaio dell’anno. In questo modo, il livello delle loro pensioni rimaneva almeno costante rispetto al costo della vita. Ora, non più. Per le pensioni più ricche (oltre 2.300 euro mensili), l’adeguamento non ci sarà proprio, mentre per le altre o non ci sarà o sarà calcolato soltanto in parte (70% o meno). Solamente chi ha una pensione minima vedrà rivalutato il proprio assegno di poco più di 540 euro mensili, che scuramente non sarà sufficiente per sfamarlo tutti i giorni.

A fronte di tutto ciò e del blocco degli stipendi degli impiegati statali (che incassano una media di 1.300 euro mensili, considerati dal precedente governo eccessivi), l’impresentabile destra italiana, che sorregge il governo Monti, è sempre pronta a sfoderare i coltelli qualora qualcuno pensi di presentare una imposta patrimoniale, ancorché straordinaria. Gli incredibili titoli di giornali come “Libero” gridano allo scandalo perché starebbero “mettendo le mani delle tasche degli italiani”, come se quelle di pensionati e impiegati non fossero tasche nazionali. L’impresentabile destra italiana è sempre di più impegnata a tutelare i ricchi proprietari immobiliari, i latifondisti, gli speculatori di borsa, i “rentiers”, i sempiterni feudatari, come se la democrazia economica non fosse mai nata, come se la redistribuzione del reddito e delle ricchezze non avesse caratterizzato il “secolo breve”, cioè il Novecento appena trascorso nella sua aura di progresso. L’impresentabile destra italiana, insieme a quella nord-americana, è rimasta indietro di cinque secoli, agogna un nuovo assolutismo feudale, dove i leghisti lucidino spade e corazze per i loro principati nordici. È per questo che ha difeso per diciassette anni l’impresentabile magnate di Arcore e la sua polvere di stelle che distribuiva a valvassori e valvassini, sempre attenti a servirlo come si deve.

Mentre i pensionati, gli operai e i dipendenti pubblici saranno costretti a vendere lo scalpo, l’estate prossima vedrà i porticcioli turistici sempre più ingombri di yatch: gente felice e abbronzata con i giornali di Belpietro e Sallusti sotto braccio, pronti ad acquistare cassette di aragoste. Per loro l’impresentabile destra italiana è disposta a combattere e, forse, a morire.

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