Statali con il doppio lavoro. La scoperta dell’acqua calda del “Corriere”

 

In uno scoop come non se ne vedevano da anni, il “Corriere della sera” ha raccontato che, nell’amministrazione pubblica, vi sono frotte di dipendenti che svolgono anche un altro lavoro senza la dovuta autorizzazione. Non solo. Alcuni di questi lavori svelano palesi conflitti di interesse da parte di chi li svolge. Ad esempio: il dirigente che fornisce una consulenza per un privato su una pratica che lui stesso dovrà legittimare come responsabile di un servizio pubblico.

Ma dove vivono i redattori del quotidiano milanese? Si sono persi le puntate del reality che racconta le gesta di un presidente del consiglio dei ministri che si approva un finanziamento per i decoder con i quali i telespettatori potranno vedere i programmi delle sue televisioni? Che si approva leggi che depenalizzano i reati di cui è accusato? O norme che gli consentono un risparmio fiscale per le sue aziende?

Sinceramente, non comprendiamo perché in un Paese del genere, il dirigente statale si dovrebbe fare scrupolo a svolgere mansioni professionali in conflitto di interesse e dunque illegittime. E poi, se è per questo, contribuiamo ad un risveglio ancora più vivace per i giornalisti del “Corriere” svelando loro che c’è un tale disinteresse in Italia per i conflitti di interesse che conosciamo personalmente assessori ai lavori pubblici di Comuni con 40 mila abitanti titolari di studi professionali in qualità di geometri. Questi ultimi presentano al Comune progetti edilizi che la Commissione, comandata ovviamente dall’assessore, dovrà approvare. E secondo voi li approverà? Questi stessi geometri-assessori, interessati alla vita politica della loro comunità, ci confessavano, in epoche passate, che “certo la maggior parte delle richieste di condono edilizio sono transitate per il mio studio perché la gente sa che verranno approvate”. Capito, che furbacchioni? Nel Paese dei Silvio Berlusconi, ora si scopre che molte persone giocano sporco, sulla pelle dei propri concittadini. E che questo Paese, contrariamente a quanto scritto nei ridicoli editoriali delle principali testate italiane il giorno di Natale, è marcio dalle fondamenta.

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