Veltroni contro l’articolo 18. Le sue idee fanno rima con Sacconi

 

Nel 2008 pensò bene di lasciare la poltrona di sindaco di Roma a Francesco Rutelli per candidarsi a Palazzo Chigi e la sinistra perse tutte e due le cariche. Contro Silvio Berlusconi il divario di voti fu incolmabile,  e fu così che il Partito democratico regalò l’Italia a Giulio Tremonti, a Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, che la portarono sull’orlo del precipizio.

Soltanto qualche tempo prima aveva detto di voler abbandonare la politica per trasferirsi in Africa e fare il volontario. Purtroppo non era vero. Oggi, Walter Veltroni è intervistato da “Repubblica”, cioè il quotidiano che tifa per lui, e dalle sue parole si capisce immediatamente che la sinistra in Italia non vincerà mai un’elezione fin quando sarà guidata da personaggi come lui.

Non è stato sufficiente candidare nel Pd gente seria come Massimo Calearo, prontamente passato armi e bagagli nelle file berlusconiane, per mostrare il suo vero profilo, no. Oggi ci vogliono prese di posizione nette, degne di un Piero Ichino o di un Maurizio Belpietro. Sentite l’ex leader dei democratici sull’articolo 18: «Bisogna cambiare un mercato del lavoro che continua a emarginare drammaticamente i giovani, i precari, le donne e il Sud. Ci vogliono più diritti per chi non ne ha nessuno. Questa è oggi una vera battaglia di sinistra». La solfa contrabbandata per “ riformismo” dalla destra, con l’enorme colpa di attribuirle un significato “di sinistra”. Già, perché una persona minimamente intelligente, di fronte ad una sciocchezza del genere, dovrebbe dire: «E che c’azzecca?”. Che c’entra l’articolo 18 con “più diritti per chi non ne ha”?. Quando mai si sono dati dei diritti a chi non li ha togliendoli ad altri, che li avevano? Come fa una persona “di sinistra” a credere che la libertà di licenziamento per i cinquantenni (garantiti) si traduca immediatamente in un aumento dei posti di lavoro per i giovani?

Veltroni e le mistificazioni della destra sembrano oramai un tutt’uno. Sì, perché l’ex leader dei democratici non dice quello che un uomo veramente di sinistra dovrebbe dire: l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori serve solamente a togliere qualsiasi garanzia ai lavoratori più anziani e non ad estendere i diritti a quelli più giovani. Abrogandolo, si eliminerà il dualismo del mercato del lavoro, cioè il vero obiettivo della destra: più precariato e salari più bassi per tutti. Così, finalmente, un cinquantenne potrà essere licenziato senza problemi, come un venticinquenne. Non vorremmo fare una inutile dietrologia, ma con questa intervista Veltroni pone una seria candidatura a Palazzo Chigi per il Pd meno elle. Angelino Alfano ha trovato il suo concorrente più temibile.

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