Ve l’immaginate Berlusconi al Quirinale? Lo “statista” e gli orgasmi dell’Elefantino

 

Credo che non ci sia incubo peggiore per gli italiani, costretti dall’incuria e dalla incapacità del precedente governo a tirare la cinghia, che immaginarsi Silvio Berlusconi salire al soglio quirinalizio nella tarda primavera del 2013. Eppure non solo c’è chi lo auspica ma chi lo prevede come un’ipotesi del tutto naturale. Ovviamente parliamo del re dei trigliceridi, cioè Giuliano Ferrara, il suggeritore, il capo del “brain trust” del Cavaliere, la mente fine osannata anche dalla sinistra come l’intellettuale da rispettare, per la sua prosa elegante e raffinata, il novello Seneca del Re arcoriano. Oggi, l’aruspice direttore de “Il foglio” ne argomenta le ragioni. Dopo la “assoluzione” (in realtà si tratta di una prescrizione) e comunque lo “sminamento” del processo Mills, il Cavaliere-sessuocrate, che ha portato, secondo la sua invereconda opinione, una salutare ventata di libertinismo nella politica, avrebbe tutte le carte in regola per ricoprire il posto di Luigi Einaudi, di Sandro Pertini e di Carlo Azeglio Ciampi.

L’ipotesi non è peregrina e soprattutto non sembra del tutto estranea ai segreti propositi del magnate televisivo, il quale ha già dichiarato di non volersi ripresentare come candidato a Palazzo Chigi nelle prossime elezioni. Non solo. Ha ipotizzato un governo che potrebbe essere presieduto ancora da Mario Monti nella prossima legislatura, con una “grosse-koalition” comprendente il centro, il Pdl e il Pd. Sarebbe uno scenario perfetto per la sua elezione al Colle, in un clima di pacificazione nazionale.

Tutto è cambiato nel corso di poche settimane, a partire dallo scorso novembre. Il Cavaliere deve aver deciso di abbandonare al suo destino Bossi e la Lega per puntare ad una nuova legittimazione, con il consenso del Partito bersaniano, per ora ancora tutta da realizzarsi. In questo modo, non solo sarebbero emarginate per un lungo periodo le ali estreme della politica italiana (a destra e a sinistra), ma lui stesso avrebbe in regalo, con l’ascesa alla massima carica dello Stato, la più forte copertura politico-istituzionale, sia per se stesso, sia per le sue aziende. Figuriamoci quale imprenditore negherebbe un investimento pubblicitario ai network di proprietà della famiglia Berlusconi, cioè del Capo dello Stato.

Che il disegno sia non solo ipotizzabile ma del tutto realizzabile lo si può facilmente immaginare ogni volta che personaggi come Walter Veltroni fanno qualche dichiarazione sugli scenari politici futuri, ovvero quando lo stesso Pierferdinando Casini lancia la candidatura Monti per i governi prossimi venturi. Con un Partito democratico affidato a leader di destra come Veltroni, tutto può succedere. Anche che ad occupare l’antico soglio dei Papi sia un imprenditore televisivo con qualche guaio di troppo con la giustizia.

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