Pensionati e dipendenti sono stati massacrati. Ma quando tocca ai ricchi?

 

Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, afferma: «Le risorse necessarie per finanziare il Welfare potrebbero essere prese dai grandi patrimoni». Non solo ci sembra logico ma anche naturale, soltanto se pensiamo da dove fino a questo momento il governo ha preso risorse per il risanamento del bilancio dello Stato.

A dicembre sono stati spremuti, oltre ogni ragionevole limite, i pensionati. Dopo le  lacrime di Elsa Fornero, ministro del lavoro del governo Monti, si sono risparmiati i pensionati più poveri, ma per tutti gli altri non c’è stato niente da fare. Le loro pensioni non saranno rivalutate per due lunghi anni, dopo si vedrà. Risparmi previsti: oltre dieci miliardi.

Nella primavera scorsa erano stati massacrati i dipendenti pubblici, compresi gli insegnanti. Parliamo di lavoratori che hanno un reddito compreso fra 1200 e 2200 euro al mese. Per loro, il peggiore governo mai esistito nella storia della Repubblica, cioè quello capeggiato da Silvio Berlusconi, non solo ha sospeso qualsiasi rinnovo contrattuale ma ha abrogato del tutto gli scatti automatici degli stipendi, condannando 3,4 milioni di lavoratori ad una stagnazione drammatica, che contribuisce peraltro alla crisi dei consumi e, quindi, della domanda interna.

Naturalmente, l’attuale governo ha premesso che non ci sarà alcuno sgravio fiscale, smentendo chi riteneva che l’aumentato gettito derivante dalla lotta all’evasione avrebbe potuto comportare l’abbassamento della prima aliquota Irpef per i redditi più bassi. Quindi, saranno ancora in massima parte i lavoratori dipendenti ad evitare la crisi fiscale dello Stato, come sempre è stato negli ultimi cinquant’anni.

Bene. E i ricchi? E quelli che sono intestatari di immobili oltre i 200 metri quadri, abitazioni accatastate come di lusso, che detengono patrimoni in banche svizzere o in paradisi fiscali e che sono conosciuti dal sistema per via del condono fiscale tremontiano? Queste persone come saranno colpite per partecipare degnamente ai sacrifici imposti a pensionati e lavoratori dipendenti?

Sarebbe il caso che l’egregio senatore a vita Mario Monti lo spiegasse agli italiani e rispondesse a Susanna Camusso. Magari sottolineando come una bella imposta patrimoniale non dovrebbe essere concepita come un “intento punitivo” – perché così si affannano a ripetere i trombettieri de “Il Giornale” o di “Libero” – almeno fino a quanto non saranno considerati tali i tagli alle pensioni e agli stipendi pubblici.

Già, perché una cosa ci piacerebbe che ci venisse spiegata. Ma perché ogni provvedimento che colpisce i ricchi è considerato punitivo mentre quelle centinaia che colpiscono sempre e pesantemente i dipendenti pubblici sono considerati sacrosanti? Qual è la logica perversa che ammette che un reddito da 1400 euro al mese non debba più crescere mentre un patrimonio di dieci milioni di euro non debba essere minimamente toccato dal fisco?

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